Il solstizio, il momento in cui il buio sembra vincere la luce.
Ma il sole nuovo riparte in un nuovo ciclo ascendente, le tenebre si ritirano..
Al periodo di introspezione e riflessione si sostituisce una più decisa azione verso il mondo moderno in rovina.
APZ
“La strada da percorrere conduce al di là del PUNTO ZERO, conduce oltre la linea, oltre il muro del tempo e, attraverso di esso” Ernst Junger
venerdì 21 dicembre 2012
Il Natale è ormai alle porte, quest'anno pensaci su..economia legionaria!
Aiutiamo in questo Natale, con un po' di economia legionaria, chi nel nostro territorio, si da' da fare nel suo piccolo e va avanti con le proprie forze, evitando di dare per l'ennesima volta i soldi alla solita multinazionale di turno..
Proponiamoci di comprare e consumare (non solo i regali di Natale) da piccoli imprenditori meglio ancora se locali, dal vicino che vende dal catalogo, oppure da quello che fa piccoli oggetti, dall'amica che vende su internet, oppure anche prodotti alimentari possibilmente a chilometri zero, del comprensorio, della nostra regione al massimo delle altre regioni d’Italia. Sosteniamo le iniziative no-profit, possibilmente informate da una economia sociale. Frequentiamo le strutture militanti che sono la linfa della nostra comunità, umana e ideale. Riscopriamo il baratto se necessario, facciamo in modo che i nostri beni, i nostri servizi e i nostri soldi arrivino a gente comune che ne ha bisogno e non alle multinazionali, possibilmente non passando da bancomat e carte di credito. La nostra attenzione ai consumi quotidiani, sia la risposta a concreta ed efficace agli squali della finanza, grande o piccola che sia. Questa è politica, reale e concreta, sarà il caso di mettercelo in testa.
APZ
Proponiamoci di comprare e consumare (non solo i regali di Natale) da piccoli imprenditori meglio ancora se locali, dal vicino che vende dal catalogo, oppure da quello che fa piccoli oggetti, dall'amica che vende su internet, oppure anche prodotti alimentari possibilmente a chilometri zero, del comprensorio, della nostra regione al massimo delle altre regioni d’Italia. Sosteniamo le iniziative no-profit, possibilmente informate da una economia sociale. Frequentiamo le strutture militanti che sono la linfa della nostra comunità, umana e ideale. Riscopriamo il baratto se necessario, facciamo in modo che i nostri beni, i nostri servizi e i nostri soldi arrivino a gente comune che ne ha bisogno e non alle multinazionali, possibilmente non passando da bancomat e carte di credito. La nostra attenzione ai consumi quotidiani, sia la risposta a concreta ed efficace agli squali della finanza, grande o piccola che sia. Questa è politica, reale e concreta, sarà il caso di mettercelo in testa.
APZ
giovedì 20 dicembre 2012
Ci siamo, -3!
il sole riomincia a crescere, la natura comincia a rifiorire..
22 Dicembre 2012
Festa del Solstizio. Gioia, birra e canti per salutare il Sole Nuovo!
22 Dicembre 2012
Festa del Solstizio. Gioia, birra e canti per salutare il Sole Nuovo!
lunedì 17 dicembre 2012
lacrime da palcoscenico
Ennesimo dramma per un paese totalmente fuori controllo, in cui le armi vengono considerate giocattoli da poter tranquillamente tenere in casa per poi poterle sfoderarle al momento opportuno, generando la strage di turno. Obama piange lacrime (quanto amare?) in televisione senza nemmeno provare ad evitare che simili armi pericolose (89 ogni cento abitanti!!) finiscano nelle mani sbagliate, e continua, fresco di rielezione, la sua patetica farsa da pupazzo..
Di problemi l’Italia ne ha abbastanza, potrebbe quindi evitare di affacciarsi a giudicare quelli degli altri. Ma quando scorre il sangue, e quel sangue è di bambini, un brivido corre lungo la schiena e la testa si alza, si deve alzare. Per fermarsi. Per riflettere. Per comprendere. Il primo impeto è quello di chiamare altro sangue. Ma ha senso, per Newtown? No. Se la pena di morte può o meno essere considerata una soluzione giudiziaria, la questione da sollevare è (sarebbe) invece, una volta per tutte, quella di come evitare di dover, ciclicamente, parlare di stragi in asili, scuole, college statunitensi.
Civiltà Usa e getta
Di problemi l’Italia ne ha abbastanza, potrebbe quindi evitare di affacciarsi a giudicare quelli degli altri. Ma quando scorre il sangue, e quel sangue è di bambini, un brivido corre lungo la schiena e la testa si alza, si deve alzare. Per fermarsi. Per riflettere. Per comprendere. Il primo impeto è quello di chiamare altro sangue. Ma ha senso, per Newtown? No. Se la pena di morte può o meno essere considerata una soluzione giudiziaria, la questione da sollevare è (sarebbe) invece, una volta per tutte, quella di come evitare di dover, ciclicamente, parlare di stragi in asili, scuole, college statunitensi.
Barack Obama non ha trattenuto le lacrime mentre parlava alla stampa della mattanza avvenuta in Connecticut. Impossibile pensare che potessero non essere sincere. Però deve ricordarsi che guida il Paese che si vanta di essere la maggiore potenza mondiale, e che lo fa forte di una fresca rielezione. Che in una tasca della giacca ha il Premio Nobel per la Pace, e nell’altra una Costituzione che ha l’ambizione di sancire il diritto alla felicità. Difficilen che, in una terza tasca o in qualche cassetto, non abbia anche quei dati incredibili sulle armi negli Usa. Ce l’ha, eccome. Anche ieri ha voluto annunciare una riforma della legge che consente che negli States ci siano 89 armi in circolazione ogni cento abitanti.
Un fucile, prima o poi, spara. E dall’altra parte dell’oceano i fucili, le pistole, i mitragliatori d’assalto sparano in continuazione. Basti pensare che soltanto qualche giorno fa New York “festeggiava”: dopo 52 anni, per la prima volta in 24 ore non si era verificato “neanche” un omicidio. Ci ha pensato
Adam Lanza a rialzare la media, nel vicino Connecticut… Certamente Obama dovrà piegare molte resistenze. Soltanto ieri Larry Pratt, portavoce di un’associazione di detentori di armi, è riuscito a
sostenere che l’errore è stato rendere le scuole aree interdette alle armi: così gli insegnanti non hanno potuto difendersi.
Barack dimostri di non essere il Presidente di “Oltre il giardino”: se non batte gente come questo Larry, l’America non potrà che continuare ad essere il Paese dello sterminio dei Pellerossa e di
Hiroshima e Nagasaki.
di Robert Vignola
Fonte: Il Giornale d'Italia
martedì 11 dicembre 2012
lunedì 10 dicembre 2012
La Vecchia Sezione non si ferma mai!
Avviliti per il triste destino che ci hanno predetto?
In baffo alla fine del mondo, in baffo alla modernità..a Nemecsek arriva LVS!!
domenica 9 dicembre 2012
sabato 8 dicembre 2012
A Handbook of Traditional Living
or engage in foolish and random acts of violence, which are but signs of human meanness and cowardice. Similar deviances are the most evident manifestations of a world in ruins and of a type of human being that gives up on life, as he is incapable of self-control." (Estratto dalla traduzione in inglese del 2° Quaderno di Formazione del Militante della Tradizione - Comunità Militante Raido ) - A Handbook of Traditional Living
giovedì 6 dicembre 2012
la banalità (e tristezza) al tempo dei social network..
Madri che per sfizio o mancanza di tempo accettano suggerimenti sul nome da dare al proprio figlio. Scelta intima e solitamente fondamentale nella vita di coppia, ridotta a gioco da sottoporre ai propri spettatori virtuali. Qualcosa non torna...
http://www.azionetradizionale.com/2012/12/03/la-banalita-al-tempo-dei-social-network/
http://www.azionetradizionale.com/2012/12/03/la-banalita-al-tempo-dei-social-network/
martedì 4 dicembre 2012
La democrazia ha fallito. Parola di democrazia.
Aggiungere una "scelta a caso", una quota di rappresentanti "cittadini x" per migliorare un sistema democratico non democratico. La democrazia che condanna la democrazia, ponendo il casuale come rimedio rende abbastanza l'idea della crisi di un sistema palesemente alla deriva.
Uno studio di cinque docenti dell’Università di Catania – due economisti, due fisici e un sociologo – “propone” una alternativa al sistema parlamentare che paradossalmente potrebbe renderlo più efficiente: sorteggiare una quota di rappresentanti tra i cittadini stessi. Se la “democrazia a caso” risulta migliore di quella scientifica, allora la considerazione è una sola: la democrazia ha fallito.
(Il Fatto quotidiano) – Rendere più efficiente il Parlamento affidando al caso la scelta dei legislatori. Per migliorare la qualità delle leggi proposte e del sistema politico in generale, «malato alla radice», che oggi crea sempre più «distacco tra elettorato ed eletti». Non è la trama di un romanzo di fantascienza, ma il risultato di un esperimento scientifico interdisciplinare – accreditato da riviste nazionali ed internazionali – condotto da un team di docenti dell’università di Catania. E pubblicato anche in un libro fresco di stampa,Democrazia a sorte, scritto a ben dieci mani da due economisti, due fisici e un sociologo. La teoria che ci sta dietro è semplicissima: «Affidare l’istituzione parlamentare del nostro Paese a chi non sta dentro la grande macchina della politica e creare una democrazia contaminata da un’estrazione a sorte dei suoi protagonisti». Mescolando una serie di esperienze giurisdizionali del passato, un’analisi della situazione attuale, uno studio socio-politico e un modello matematico di socio-fisica.
Una proposta che potrebbe non piacere alla classe politica attuale ma che, a detta degli autori – gli economisti Maurizio Caserta e Salvatore Spagano, i fisici Andrea Rapisarda ed Alessandro Pluchino e il sociologo Cesare Garofalo - contribuirebbe a cambiare radicalmente l’approccio alla legislazione. Introducendo all’interno del Parlamento un dato numero di normali cittadini, scelti rigorosamente tramite sorteggio, che possa servire da reale rappresentanza dei bisogni di tutti. Massimizzando così l’efficienza delle leggi proposte. A calcolare il numero ottimale di questi deputati indipendenti dai partiti un sistema di simulazione virtuale al computer.
Un elemento, quello della casualità, non nuovo alla squadra di studiosi catanesi che nel 2010 si è aggiudicata l’Ignobel, premio alle ricerche più improbabili, dimostrando come un’azienda può migliorare la sua produttività se i suoi dirigenti sono scelti a caso da un sistema di «promozione random». Intuizione applicata qualche mese dopo – e con le dovute modifiche – anche alla politica. Così è nato Politici per caso, lo studio su cui si basa Democrazia a sorte. Che si sviluppa su un percorso interdisciplinare a tappe, partendo da una domanda: «A cosa serve la democrazia?».
«La disaffezione politica dipende soprattutto dalla diminuzione della rilevanza democratica», spiega Salvo Spagano, autore del primo capitolo del volume. Che non dipende solo dalle colpe di chi siede in Parlamento. «Una parte importante delle democrazia viene fornita dai cittadini vigilando sulla rappresentanza», sottolinea il giovane economista. Al ruolo delle persone comuni, che possono e devono agire in prima persona, va sommato poi quello «benefico del caso». Ne è convinto il fisicoAndrea Rapisarda, che ne spiega le motivazioni nel secondo capitolo. «Un pizzico di casualità – sottolinea il docente – è sempre salutare per il sistema. E può avere un ruolo fondamentale anche a livello parlamentare».
Come questi due elementi possono apportare migliorie all’istituzione parlamentare lo spiega Maurizio Caserta, docente di Economia politica e neocandidato alla poltrona di sindaco di Catania alle prossime amministrative con un progetto politico basato proprio sulla collaborazione con i cittadini. «Il Parlamento serve a generare benessere e a fare delle cose utili, anche se ultimamente il nostro giudizio sulla sua utilità è diminuito», sottolinea l’econimista. Per raggiungere questo scopo al meglio, al suo interno devono essere «rappresentate tutte le sensibilità dell’elettorato, con un universo il più variegato possibile di persone». Una logica, invece, che oggi «il sistema dei partiti sacrifica».
Eppure il sistema elettorale a sorteggio vanta antenati illustri. Veniva utilizzato – con successo – già nella Serenissima repubblica di Venezia e ancor prima nell’antica Grecia, dove già «si sapeva che le elezioni favoriscono un’élite di pochi», sottolinea il sociologo Cesare Garofalo. Con interessi distinti da quelli dell’elettorato. «I partiti sono per natura corruttori e i loro meccanismi interni portano a delle distorsioni disastrose, che oggi tocchiamo con mano».
Ma quanti devono essere gli elementi casuali da portare in Parlamento per farlo funzionare meglio? Il compito di calcolarli è affidato alla fisica, o meglio alla socio-fisica, materia che applica gli studi fisici alle strutture sociali. In cui, «i comportamenti degli esseri umani, analizzati in grandi gruppi, possono essere studiati come quelli delle particelle», spiega il fisico Alessandro Pluchino. E’ lui, nelle conclusioni del volume, ad introdurre il valore aggiunto di Democrazia a sorte: «Un modello matematico sviluppato ad hoc per simulare al computer gli agenti virtuali», spiega il docente. Con cui calcolare quella che gli autori definiscono «la regola d’oro dell’efficienza», ovvero il numero dei «politici per caso» con cui risollevare le sorti della democrazia. Un dato che dipende da diverse variabili ma che, in generale, in un sistema perfettamente bipolare è in relazione allo scarto di voti tra maggioranza e opposizione: minore è la differenza, minori saranno i politici per caso. E viceversa. Su 500 parlamentari e una maggioranza al 60 per cento, per esempio, gli indipendenti saranno 140.
da Azionetradizionale
lunedì 3 dicembre 2012
Le idee a posto ... [4]
Piccola dissertazione sulla distinzione tra militanti, borghesi e gente di destra
Ci siamo espressi più di una
volta, sul fatto che il pericolo più grande è rappresentato da “quelli di
destra”, “dai fascisti a chiacchiere”, “da quelli che tunonsaiquellochehofattoio",
da quelli che parlano senza produrre uno straccio di partecipazione attiva. Non
sostengono le iniziative militanti – qualunque esse siano; sono estremisti ma
al massimo, tengono le chiappe al caldo nei partiti istituzionali; non versano
un contributo – a qualsiasi organizzazione; non acquistano i prodotti delle
rivendite legionarie – qualunque esse siano; non condividono informazioni di
eventi, iniziative, incontri delle unità militanti, non partecipano mai, non
alzano mai il culo, ma non solo. Sono quelli che amano il Duce ma stanno con il
Sindaco, quelli dei tempi belli, quelli del 28 Ottobre, quelli che vanno a cena
e si fanno le foto con i politici famosi, quelli che gli parli di Codreanu e ti
dicono “ancora co sti cazzo de rumeni”, quelli che “se scoppia la rivoluzione
sono il primo a partì”. Vogliamo sottolinearlo in special modo, per quel che ci
riguarda direttamente a Santa Marinella in questo periodo ed a Civitavecchia lo scorso anno. Il discorso è
per quelli ai quali dopo trent’anni di deserto sul loro territorio, gli si
presenta il lavoro di una iniziativa militante che ha edificato una sede e
posto sulla linea di combattimento uomini disposti a battersi per una visione
della vita e del mondo, per un progetto che guarda al futuro e non alle
prossime elezioni. Non si agitano per un partito o un programma politico, perchè quest’ultimi sono sempre disponibili ad un compromesso, no. Militano per una
weltanschaung, che per sua natura non si baratta, non se ne fa commercio. Per una
idea di civiltà per la quale si combatte e se necessario si muore, ma non si mercanteggia.
Non solo, si è creato un luogo fisico, dove coloro che non intendono arrendersi
al liberalismo, alla destra, ai parolai della politica, alle solite
conventicole paesane, possono trovarsi a casa. Con una rivendita militante legionaria
– non a scopo di lucro, dove si possono trovare tutti i materiali necessari
alla formazione, discriminante fondamentale per evitare di illudersi con
velleitarismi politici di bassa lega, se non, per tornaconto personali.
Chi fa della militanza uno stile
di vita, conosce perfettamente, quello di cui scriviamo e vale per tutti. Quando
le elezioni mettono in moto le pavide animelle dei rivoluzionari da cabina
elettorale e i supercammeratoni da tre mesi prima e tre mesi dopo le elezioni,
è bene marcare le distanze, è bene segnare confini netti, da ambienti con i
quali non si ha e non si vuole avere nulla a che spartire.
Cene e pranzi, portachiavi,
camicie nere ben stirate, retorica folcloristica, gite a Predappio, sprizzando
veleno a destra e a manca, questa gente ha una parola cattiva per tutti. Parlano,
parlano e straparlano male di coloro che continuano a sacrificarsi sul sentiero
dell’onore, con la schiena dritta, senza concedere nulla al sistema democratico
parlamentare. Nonostante il fatto che tutto il mondo della politica, del potere
amministrativo e tecnoburocratico, dei media, della cultura e della economia ci
contrasta sistematicamente, noi continuiamo a rimanere sulla linea di
combattimento. Cosa dovrebbe farci
credere che dei ciarlatani, avendo abbandonato la lotta ed avendola sostituita
con il comodo mondo di una vita borghese fatta di enogastronomia e film su
skycinema, spalmati sul divano come dei bradipi insensati, debbano essere
considerati diversamente?
Al contrario i militanti delle
comunità antagoniste al sistema egemonico – qualunque esse siano, ogni giorno
si spendono in impegni, riunioni, viaggi, versano
soldi e li tolgono ai propri bilanci familiari, tolgono tempo ai propri cari,
lasciano far carriera ad altri, si insozzano di colle, inchiostri, vernici,
grassi per serrande. Camminano in montagna, organizzano presidi, affissioni,
combattono il nemico. Tutto questo con la gioia rivoluzionaria di coloro che
sanno che “quella è la loro via, quello è il loro essere e non possono fare
altrimenti”. Questa per noi è la discriminante,
molte trincee, stesso fronte. Non pretendiamo che tutti coltivino pomodori,
ognuno coltivi il proprio orto, ma lo faccia. Chi nulla fa, nulla vale. E’ proprio vero, occorre stare
più attenti a quelli che sembrano i tuoi amici, “agli pseudocamerati della
porta accanto” che ai nemici. Almeno quest’ultimi ti combattono apertamente,
sai a chi sparano veramente.
E’ per tale motivo che ci ritornano in mente le
parole che pronunciò il Duce il 22 Aprile del 1945: "Noi siamo i proletari
in lotta, per la vita e per la morte. Siamo i rivoluzionari alla ricerca di un
ordine nuovo… Lo spauracchio vero, il pericolo autentico, la minaccia contro
cui lottiamo senza sosta viene da destra”. Noi la lezione l’abbiamo imparata e
adesso se volete continuare a raccontarvi e a raccontarci favole, dalla comoda
poltroncina sulla quale state, fatelo pure, ma non spacciatevi per quello che
non siete.
Azione Punto Zero
domenica 2 dicembre 2012
Per un'azione retta, per essere coerenti, per essere sé stessi..
Non dar lingua ai tuoi pensieri, e i pensieri aspetta di averli ben ponderati prima di convertirli in azioni. Sii affabile, ma non volgare; agli amici provati tieniti unito con vincoli d’acciaio, ma non farti venire il callo alla destra stringendo tutte le mani che incontri. Guardati dal cacciarti in risse: ma se proprio ti ci trovi, che il tuo avversario ne esca augurandosi di non incontrarti più. Ascolta tutte le opinioni, ma sii riservato nei tuoi giudizi. E questo soprattutto: sii sincero con te stesso; e ne seguirà, come la notte segue il giorno, che non potrai essere falso con gli altri. E ora addio: la mia benedizione faccia lievitare in te questi consigli.
“Amleto” - William Shakespeare
“Amleto” - William Shakespeare
La biblioteca del Legionario!
LEGIONE ARCANGELO MICHELE
Bucarest, 10 Settembre 1936
1) Coi tuoi risparmi comprati oggi un libro, domani un altro e fatti una biblioteca. Una piccola biblioteca legionaria. Sia essa l’ornamento e l’orgoglio della tua casa. Essa ti illuminerà l’intelletto e ti indirizzerà sempre sulla buona strada.
2) Quando vuoi far qualcosa di buono per qualcuno; se gli vuo
i bene e vuoi farlo contento; se vuoi salvarlo dal traviamento, compera per lui un libretto e mandaglielo. Il piccolo sacrificio ti sarà ricompensato quando saprai di aver salvato un uomo.
3) Cerca, per quanto è possibile, di rifornirti soltanto alla rivendita legionaria. [...]
Tratto da “Circolari e manifesti” – C. Z. Codreanu
3) Cerca, per quanto è possibile, di rifornirti soltanto alla rivendita legionaria. [...]
Tratto da “Circolari e manifesti” – C. Z. Codreanu
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