Un interessantissimo articolo che ben definendo la disastrosa situazione attuale, chiarisce come prendere posizione dinanzi ad un decadimento progressivo sempre più preoccupante del mondo che ci circonda. In un momento in cui la sovversione demoniaca sta minando concezioni e modi d'essere millenari in nome di un piatto progressismo globalizzante e schiavizzante, occorre cercare in tutti i modi di tenersi in piedi, cercando in sé stessi e nella comunità la forza necessaria per la ribellione.
Serrare le fila in difesa della Tradizione
Sebbene i mezzi di comunicazione, più o meno volutamente, continuino a farsi strumento di mistificazione e di dissimulazione, contribuendo a creare l’impressione che oggi, al di là della crisi economica (per la cui soluzione tutti i governi e gli organismi internazionali si mostrano alacremente quanto falsamente impegnati) si viva nel “migliore dei mondi possibili”, per parafrasare Leibniz, in una sorta di Paradiso del XXI secolo, in cui si stanno combattendo le ultime battaglie per i “diritti”, per una “società più inclusiva”, piena di pace, amore, tolleranza, uguaglianza e via dicendo, la triste realtà è che, invece, è in atto una delle più subdole, meschine e perverse manovre di pervertimento dell’ordine tradizionale che la storia dell’umanità abbia mai conosciuto. Il livello di guardia si sta innalzando pericolosamente.
In tutta Europa si stanno diffondendo a macchia d’olio i germi della sovversione più estrema. Mentre gli Stati Uniti ed i loro solerti alleati di sempre studiano il modo di arrivare a rovesciare il governo siriano senza sporcarsi troppo le mani, dopo aver messo a fuoco e fiamme il nord-africa tramite le fantomatiche “primavere arabe” abilmente pianificate a tavolino, e mentre prosegue l’opera di accerchiamento sempre più mirato e sottile da parte della grande finanza speculatrice internazionale nei confronti dell’Europa e del resto del mondo ancora non soggiogato e ibridato, assistiamo impotenti alla crescita esponenziale di altri terribili fenomeni che investono l’ambito antropologico, culturale, esistenziale della civiltà europea e, potremmo dire, umana in genere, alterandone alla radice i millenari equilibri.
La perversa opera di costruzione di un’asettica globalizzazione mondiale, indotta tramite l’omologazione (sotto)culturale ed il livellamento orizzontale, la cancellazione di qualunque tipo di diversità, la diffusione artatamente studiata della promiscuità sessuale ed etnica, la diffusione del materialismo e dell’edonismo, la neutralizzazione del Sacro attuata con gli strumenti dell’inversione e della parodizzazione, è in fase di notevole accelerazione, conformemente a quanto ci insegnano i grandi maestri della Tradizione.
Le forze della Sovversione, in quest’ultima fase, si stanno avvalendo in particolare di una testa d’ariete di prim’ordine: la diffusione ossessiva della cultura omosessuale, del collegato concetto di omofobia e delle rivendicazioni dei gruppi LGBT spalleggiati dalla solita cultura di sinistra, dai governi ormai dominati dai grandi gruppi di potere apolide e guidati da veri e propri anticristi: tutti burattini ciecamente al servizio della Bestia.
Non passa giorno che non ci sia qualche notizia o presunto allarme che riguardi l’omofobia o i “diritti” dei gay (l’imminente legge sull’omofobia in approvazione in Italia non promette niente di buono), il solito razzismo xenofobo che fa sempre la sua figura, nonché le redivive, stucchevoli ossessioni neofemministe. Ossessioni che trovano in questo periodo linfa vitale nel fenomeno del cosiddetto “femminicidio”, retorico ed ideologico neologismo che nasconde l’ennesimo tentativo di strumentalizzare i casi di violenza sulle donne in chiave anti-maschile ed anti-tradizionale, casi che andrebbero invece analizzati proprio alla luce della dottrina tradizionale per comprenderne, al di là di facili eccessi giornalistici e sproporzionati allarmismi, le reali cause di fondo ed individuarne le possibili vie di soluzione.
Funzionalmente a tutto ciò, avanzano inesorabili il processo di progressiva femminilizzazione della società e di inversione del ruolo uomo-donna, il tentativo di annullare le differenze tra maschile e femminile, riconducendone l’origine ai soliti presunti convenzionalismi/sovrastrutture borghesi-patriarcali-maschiliste, prive di rispondenza nella realtà. Si propugna la nascita di una sorta di “terzo sesso” neutro da manifestare sia negli atti di nascita che nell’indicazione dei genitori, i quali, anziché “padre” e “madre”, dovrebbero diventare “genitore 1” e “genitore 2”.
Ma, ed è una degli aspetti più dolorosi, nell’indifferenza e nel silenzio più generali i burattini nelle mani delle forze sovversive stanno traviando le menti dei bambini, introducendo a scuola fiabe ed ore di lezione incentrate sulla neutralità sessuale e sull’omosessualità, producendo cartoni animati o giocattoli funzionali al medesimo discorso, al fine di annullare forzatamente le differenze tra maschio e femmina fin dalla tenera età. Si insegna ai più piccoli a non distinguere più un genere sessuale ben definito, ad accettare ogni forma di “amore” in quanto esistente in natura. Dio solo sa quanto sia tremendo fare il lavaggio del cervello ai bambini, che per la loro altissima ricettività verranno plasmati irrimediabilmente da questa educazione demoniaca.
In Francia, periodicamente “terra di conquista” e “base operativa” preferita delle forze sovversive, è in atto una delle più estreme forme di attacco antitradizionale della storia tramite la satanica figura di monsieur Francois Hollande e del suo governo (degno erede dell’altro terribile anticristo José Luis Rodriguez Zapatero), che dopo aver promosso le note leggi antiomofobia ed a favore di matrimoni e adozioni omosessuali, perpetra nel silenzio più generale continui e sistematici interventi devianti in nome del più becero laicismo materialistico e dell’intransigenza anti-cristiana in particolare, di cui l’opinione pubblica è totalmente all’oscuro. Ben pochi sono a conoscenza, ad esempio, della persecuzione cui sono sottoposti da tempo i “veilleurs”, che come convitati di pietra si oppongono alle leggi pervertitrici di Hollande mediante lunghissime veglie di protesta, pacifiche quanto di grande impatto simbolico, e che per questo, di nuovo nel silenzio generale dei media, sono costretti a subire continue violenze e vessazioni dalla parte della polizia e dei gruppi LGTB. Più avanti si cercherà di proporre un approfondimento riguardante la drammatica situazione in Francia.
Dinnanzi a tutto ciò, i centri spirituali e religiosi attualmente esistenti sembrano impotenti, in preda, per motivi differenti, a crisi gravissime che ne compromettono le strutture già difficilmente fin qui sopravvissute.
Se l’Islam è minato non solo e non tanto a livello dottrinario, quanto dal disfacimento causato dalla frammentazione in mille rivoli e dalla creazione a tavolino di forme di fondamentalismo (si pensi ai Salafiti) ad uso e consumo dei soliti noti, la Chiesa Cattolica, la forma religiosa regolare dell’Occidente attuale, sta raggiungendo i livelli più bassi della sua storia, in preda com’è da tempo ad un fenomeno di progressivo decadimento delle sue strutture essoteriche, persa in un vuoto dottrinario-teologico e liturgico al momento irrecuperabile. Alla sua guida, un pontefice dai tratti indecifrabili che, accanto a qualche aspetto apparentemente positivo, si lascia sempre più spesso andare a comportamenti irrituali ed esternazioni molto equivoche, degne del peggiore modernismo e laicismo religioso di derivazione post-conciliare e vagamente figlio di quella cd. teologia della liberazione di origine sudamericana e di matrice post-marxista. Tutto ciò proprio quando, dinnanzi al disfacimento in atto, sul soglio petrino si avrebbe bisogno di una personalità forte, in grado di lanciare, senza troppi fronzoli, violenti anatemi in nome della difesa ad oltranza della Tradizione così volgarmente attaccata e ferita. Nel frattempo, il primo pontifex absconditus (la definizione è di Mario Polia) della storia, Benedetto XVI, misteriosamente ritiratosi ed immersosi nella preghiera, continua la propria battaglia nel chiuso del suo ritiro claustrale. Ma anche su questo argomento si cercherà di tornare in un approfondimento a parte.
Dinnanzi ad uno scenario così drammatico – e molti altri sarebbero i punti da toccare – , l’uomo e la donna della Tradizione non possono che, ancora una volta, puntare tutto sulla formazione di sé, sulla grande guerra santa, quella interiore. Non è tempo per piccole guerre sante, per interventi su media-grande scala nel mondo esterno, in ambiti microcosmici, sociali, geopolitici.
E necessario, mai come adesso, attraverso un’opera di continua ed incessante collaborazione reciproca, mantenere attivo e vitale un vero e proprio microcosmo operoso, costituito da una rete di comunità militanti organicamente strutturate, unità operative snelle quanto efficaci, rigorosamente apolitiche (o, per meglio dire, metapolitiche: nel panorama odierno non c’è ormai più spazio per un impegno politico in senso stretto che possa anche solo lontanamente far prefigurare un rovesciamento dello status quo, unrevolvere nel senso tradizionale dell’espressione, come ben comprese l’Evola di Cavalcare la Tigre oltre cinquant’anni fa). Vere e proprie piccole enclaves dello spirito, isole di salvaguardia, queste comunità militanti dovranno rappresentare un esempio vivente e pulsante, un faro nelle tenebre del mondo contemporaneo, nella fedeltà e nel comportamento dei suoi membri, che dovranno incarnare in sé stessi i principi tradizionali, al fine di vivificarli e tramandarli concretamente non solo con le opere (convegni, conferenze, pubblicazioni, ecc.) ma anche e soprattutto con l’esempio quotidiano.
La forza simbolica dell’immagine spesso ricordata da Mario Polia, quella di Enea in fuga da Troia in fiamme, con il padre Anchise sulle spalle, i Penati in mano ed il piccolo Ascanio al seguito, è al riguardo fondamentale: ogni militante dovrà caricarsi sulle spalle il peso della Tradizione, cercare di esserne incarnazione quotidiana nel miglior modo possibile, tenendone il testimone o la fiaccola ideale ben salda in pugno, al fine di trasmetterla intatta alle generazioni future. Un compito difficile, ma necessario; da svolgere, come insegna la Tradizione, impersonalmente, tenendo presente che non potranno né dovranno esserci vantaggi, premi, frutti, tornaconti personali, ma semmai oneri, difficoltà, responsabilità: “Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi, siate dunque prudenti (phroninoi in greco) come i serpenti e semplici (akéraioi) come le colombe” ammoniscono i Vangeli (Matteo 10, 16). Prudenza, intelligenza, saggezza, da una parte (concetti che si ricavano dal sostantivo greco evangelico phroninos); purezza, integrità, il rimanere intatti, illesi, incolumi e privi di “contaminazione” (concetti derivati dal greco akéraios), semplicità dall’altra: le armi di chi deve combattere sull’estremo limite del nulla, senza mai abbassarsi al livello dell’avversario che si cerca di combattere.
“A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà chiesto molto di più”, si legge ancora nei Vangeli (Luca 12, 48): c’è una grande differenza tra dare (didomi greco usato nel testo evangelico) materialmente qualcosa, ed affidare (para-tithemi greco) un compito: tutti coloro cui sia stato affidato il compito di preservare e tramandare i precetti della Tradizione, ed ai quali sono state fornite le relative capacità per farlo, sono chiamati a compiere questo dovere: chi se ne sarà astenuto senza motivo, sarà chiamato a risponderne. D’altronde, come sappiamo bene, militia est vita hominis super terram.
E ricordiamo, ancora, le celebri parole di Evola, che rievocano l’idea di un dovere di cui i chiamati nell’epoca attuale non riusciranno a vedere i frutti materiali, ma che dovrà comunque essere portato a termine: “Difendere un ideale e tenere le posizioni anche se dovessero essere posizioni perdute – o per meglio dire: anche quando dovesse essere problematico che coloro che ancora rimarranno a vegliare durante la notte possano incontrare coloro che appariranno nel nuovo mattino”.
Qualche ultima parola sia consentita, in questo contesto di “battaglia” ad oltranza, per ricordare Nadia Sala, un’indomita guerriera che ha raggiunto da poco tempo, lungo le vie che solcano i Campi Elisi, le sue amiche ausiliarie ed i suoi amati combattenti, in memoria dei quali è rimasta in silenzio per tanti anni, subendo con serena pazienza il peso delle ingiustizie e delle menzogne imposte dai meschini gendarmi della memoria d’ogni colore e d’ogni latitudine. Posso dire di aver avuto l’onore di vedere la signora Nadia in una serata di marzo del 2012, presso Raido, mentre in compagnia del grande combattente Stelvio Dal Piaz rievocava tante vicende, spesso dolorose, della loro esperienza di lotta coraggiosa e senza compromessi. Ricordo in particolare, come scrissi all’epoca, il suo viso ancora da ragazza, fresco, trasparente, sorridente, come se il tempo non fosse passato; la sua ironia, la gioia, l’ardore che la rendeva immune da ogni scalfittura, da ogni tentativo di cancellarne l’onore, la dignità ed il coraggio, rimasti intatti, preservati da ogni macchia.
In un mondo in cui ci viene chiesto di sapere tutto della Belen o della Lady Gaga di turno, di conoscere ogni dettaglio della patetica storia di un’Amanda Knox qualsiasi, diventata per tutti “Amanda”, quasi fosse l’amica della porta accanto, bisogna rivendicare sdegnosamente e fieramente d’aver potuto conoscere la militanza e l’esempio d’un’intera vita, quella dell’ausiliaria Nadia Sala, e di tanti altri fieri ragazzi e ragazze, uomini e donne che hanno saputo lottare fino alla fine senza cedere di un centimetro.Ubi maior, minor cessat.
Paolo G. (fonte: AzioneTradizionale.com)