mercoledì 10 luglio 2013

Il progresso si macchia del sangue dei neonati: fa capolino la baby-eutanasia

Il mondo moderno mostra sempre di più, ogni giorno che passa, il suo volto diabolico. Ben pesto  i medici olandesi saranno autorizzati a togliere la vita a bambini nati con malformazioni: un abominio che diventa legalità. Ovviamente gli occhi infallibili degli “esperti” giudicheranno se il bimbo in questione sia in una situazione talmente disperata da giustificare il gesto: una spregevole realtà perpetrata da chi si ritiene in grado di poter decidere quando strappare il seme della vita (che andrebbe curato e difeso fino all'ultimo) da un piccolo corpo innocente appena venuto al mondo …

Bimbi malati? La baby-eutanasia è l’ultima follia dei “progressisti”

In Olanda dal 2014 sarà possibile sopprimere i neonati affetti da gravi patologie. Anche il Belgio si allinea: già presentata la proposta di legge
di Robert Vignola

Se il Belgio è famoso per l’eurocrazia, l’Olanda è famosa per la droga libera. Entrambi, però, condividono altri poco lusinghieri biglietti da visita: se il reame bilingue è noto per l’incredibile concentrazione (e crudeltà) di casi di pedofilia, quello dei tulipani e dei mulini a vento ha avuto altra notorietà per il tentativo di dar vita ad un partito pedofilo. Ebbene, però, cotanta fama rischia di essere spazzata via in un sol colpo grazie ad un’altra “libertà”, quella che si sono dati Belgio e Paesi Bassi negli ultimi tempi: uccidere i bambini.
No, non si tratta di leggi sull’aborto, ma di vere e proprie “eutanasie” di bambini già nati. Ma andiamo nel dettaglio, dove notoriamente si nasconde il diavolo. Per quanto riguarda i Paesi Bassi, l’associazione dei medici olandesi ha nei giorni scorsi autorizzato i suoi associati a togliere la vita a bimbi nati con malformazioni. La norma entrerà in vigore soltanto dal prossimo anno, ma sarà l‘inizio di una strage degli innocenti inarrestabile: secondo alcuni dati resi noti a margine della notizia, la norma è destinata a riguardare ben trecento bambini ogni anno. Il deus ex machina di cotanto movimento libertario si chiama Eduard Verhagen ed è, bontà sua, un pediatra: è lui l’autore del controverso “Protocollo di Groningen”, che introdusse la prassi dell’eutanasia neonatale. A suo avviso “non è giusto costringere l’esserino a soffrire così a lungo”.

Le stesse, identiche, farneticanti “rivendicazioni” hanno poi attraversato il confine. Quattro senatori della maggioranza del governo del Belgio hanno depositato una serie di proposte di legge per riformare la legge sull‘eutanasia. Queste misure raccoglierebbero un'ampia maggioranza trasversale di parlamentari, nonostante la contrarietà dei cristianodemocratici francofoni e fiamminghi che pure sono membri della maggioranza.

Potere dei “governi di larghe intese”… Qualora, come pare ormai ineluttabile, la proposta dovesse trasformarsi in legge, i medici potranno mettere fine alla vita di un bambino, se ''in una situazione medica senza uscita, in uno stato di sofferenza fisica o psichica costante e insopportabile, e che esprime una domanda di eutanasia''. Le parole sono del socialista Philippe Mahoux, padre della legge sull’eutanasia del 2002 e, anch’egli, medico. Attenzione: sarà chiesta l'autorizzazione di entrambi i genitori per procedere, gli stessi riceveranno un accompagnamento psicologico anche per diversi anni dopo la morte del bambino, ma secondo gli autori della proposta non deve esserci soglia d’età per procedere alla soppressione di un essere umano: l’importante sarà “fare riferimento alla capacità di discernimento del bambino con la garanzia che ciò che esprime sia ciò che comprende“. E a stabilirlo dovranno essere psichiatri dell'età evolutiva e psicologi.

Roba da pazzi, appunto. Anche perché gli specialisti già ascoltati in Senato non hanno mancato, in un evidente impeto d’umanità, d’insistere sulla “straordinaria maturità che un bambino gravemente malato riesce a sviluppare“. Il che, in un mondo normale, dovrebbe essere soltanto la riprova che la vita va difesa. Sempre, e fino all’ultimo.

fonte: Il giornale d'Italia

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