Doveva
essere la risposta “Europea” alla disoccupazione giovanile, si è rivelato un
vero e proprio flop: il progetto “garanzia giovani” è tutto tranne che una
garanzia. Il Piano Europeo, infatti, avrebbe dovuto tramite i fondi stanziati (1,5
miliardi di euro) favorire l’inserimento nel mondo lavorativo dei giovani
disoccupati. In pratica, un’opportunità sia per l’azienda di assumere un ragazzo senza costi, e sia per
il tirocinante di farsi conoscere e intraprendere un percorso lavorativo.
Insomma sembrava la svolta per poter sbloccare una situazione, quella della
disoccupazione giovanile, in Italia buia come non mai.
Ma sono numerosissime le testimonianze, rintracciabili su internet, di ragazzi che
dopo quattro mesi dall’inizio del tirocinio ancora non hanno visto un euro,
alcuni addirittura ancora niente al sesto mese, quindi dopo aver già concluso
il periodo di lavoro previsto. Alcuni, non riuscendo più a sopperire alle
spese, hanno dovuto rinunciare.
Il
progetto si è rivelato, infatti un macchinoso sistema divora – soldi
(soprattutto nel centro-sud) dove il grosso dei fondi stanziati è andato alle
aziende private, agenzie del lavoro o Enti di formazione. Il tirocinante,
costretto ad un interminabile odissea burocratica, è infatti sottoposto al
controllo di un “terzo” che si frappone fra lavoratore e azienda. E così che,
ritrovandosi a lavorare gratis per mesi e mesi, il giovane deve anche
sopportare inutili spostamenti in auto, attese e telefonate per compilare carte
con persone che nulla c’entrano col proprio impiego. Perché in tutto questo
losco giro, ottenere il rimborso è una vera e propria battaglia, dovendo
combattere con Enti, centri per l’impiego, Regione e Inps, i quali totalmente
impreparati e incompetenti, altro non sanno fare che scaricare continuamente
barile. Tanto che per poter capirci qualcosa, molti ragazzi si sono riuniti nei
social network per potersi scambiare
a vicenda numeri e contatti ai quali fare riferimento. A dir poco assurdo.
Il ragazzo
può solo sperare nel buon cuore del datore di lavoro, che eventualmente può
anticipare il pagamento. Ma spesso anche quest’ultimo ha solamente colto
l’occasione per “sfruttare” un giovane a costo zero, per il periodo prefissato,
e poi tanti saluti.
Questo
progetto, che doveva essere la svolta, si è dimostrato (com’era da aspettarsi)
solo che una presa in giro, in quanto anziché essere visto come occasione per
creare nuove opportunità di lavoro, si è rivelato solo una opportunità di
guadagno per tutti, tranne che per il giovane.
Il
che conferma, come ci insegnatoci da Codreanu, che un programma può anche
essere perfetto ma se la qualità umana che lo porta in atto è scadente, non ci
sono possibilità che esso vada a buon fine. Ed essendo ormai l’Italia preda di
egoisti, approfittatori e mangiasoldi, il risultato non poteva essere che
questo. E’ inutile illudersi che
progetti come “Garanzia Giovani” possano cambiare le cose: se prima non si
cambia la qualità umana, niente potrà migliorare la situazione.
AzionePuntoZero
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