venerdì 4 gennaio 2013

Il "discorsone" di capodanno a reti unificate sempre più vuoto e privo di senso, e piuttosto che sorbirselo gli italiani hanno preferito spegnerla del tutto, la televisione. E invece che uscire a sparar botti, fermarsi a riflette di fronte allo schermo spento forse aiuterebbe a capire che oramai il ciarlare vano dei politicanti è sempre più debole di fronte ad un nuovo anno che si prospetta tutt'altro che semplice. apriamo gli occhi!

Sei italiani su sette disertano le reti unificate
 
Ultimo discorso di Capodanno per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che a maggio terminerà il suo settennato. Il meno seguito della storia, raggiunge un misero 16% di share nonostante sia trasmesso a reti unificate.
Ma il capo dello Stato si promuove, sia pure con una parvenza di modestia: “ho sempre cercato di fare del mio meglio”. “Ho assolto il mio compito, credo di poterlo dire, con scrupolo, dedizione e rigore.n Ringrazio dal profondo del cuore tutte le italiane e gli italiani che mi hanno fatto sentire il loro affetto e il loro sostegno”. Parla in generale Napolitano, ben sapendo che il suo ringraziamento è rivolto a quella piccola percentuale che l’ha ascoltato, e che 6 italiani su 7 hanno evitato scientificamente di ascoltare. Perché bisognava proprio spegnere la Tv o passare su uno dei canali a pagamento per non vedere il Presidente della Repubblica nella solita veste e nella solita cornice, attorniato di bandiere italiana e ed europea, pronunciare il discorso di elogio della politica di Angela Merkel.
Una serie infinita di luoghi comuni sui temi veri come lo sviluppo economico, il lavoro, la giustizia sociale, il precariato dei giovani e degli anziani esodati. Gli italiani hanno smesso di credere alle vuote parole di un uomo che ha consegnato la nazione nelle mani dei banchieri europei. Sfidando la Costituzione ed il voto popolare. Gli è andata bene, ma l’armonia non c’è più. Il presidente della Repubblica aveva iniziato il 2012 con tutti gli onori, per il “capolavoro politico” che aveva portato Mario Monti a palazzo Chigi, dopo averlo nominato senatore a vita anche per evitare il modello Dini, quindi tenerlo a distanza dalle lusinghe della politica. Ma, alla fine, Napolitano è stato sconfitto dalle sirene che hanno attratto il Professore, ha dovuto incassare anche la sconfitta politica del mancato cambiamento della legge elettorale. Ha dovuto subire lo smacco personale dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia in cui è entrato per le telefonate
con Mancino, indagato a Palermo.

Salvatore Filippelli, fonte: Il giornale d'Italia



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