mercoledì 29 settembre 2010

Civitavecchia SPOPOLAre .......


A seguito della pubblicazione del post relativo alla comparsa dei manifesti del movimento “civitavecchia popolare” registriamo con notevole apprezzamento lo studio del Prof. Caronti che ci ha voluto pregiare di un suo interessante studio simbolico, estetico ed allegorico. Per tale motivo, anziché concedergli la solita collocazione nei commenti, abbiamo ritenuto di dedicargli lo spazio di un post. Ci auguriamo che lo studio su questo fenomeno politico possa essere approfondito e maggiormente compreso, anche con l’analisi della criptica allocuzione espressa sul manifesto. Chissà cosa si celerà dietro quelle parole d’ordine, quella semantica, quelle affermazioni virili…… rimaniamo in attesa dei vostri pareri… 

Perizia giurata sul poster “Ultimo Baluardo” affisso in Civitavecchia, settembre 2010.

Il blu e la strisciata tricolore, per quanto riguarda la più immediata cromaticità, richiamano immediatamente la più tipica congerie dei manifesti politici dei partiti nazionalisti e popolari degli ultimi venti anni: in questo il blu “alleanza nazionale” o “forza italia” è diventato un classico come avvenne per il rosso “rivoluzionario” o “comunista”, presente in ogni possibile ipostasi del credo proletario, tipico di tanti movimenti del secolo appena trascorso.
La scelta della ben riconoscibile sagoma del noto “forte Michelangelo” è ovviamente un richiamo alla localizzazione del nascente tentativo di aggregazione politica: ovviamente Civitavecchia. Anche in questo caso “Civitavecchia popolare” si dimostra figlia di questi tempi, iconograficamente e per i contenuti che cerca di esprimere: infatti il richiamo ad assoluti, immediatamente ridotti al particolare, diremmo al particolarismo, è tipico di tanti movimenti della cosiddetta seconda (o terza) repubblica, dall’ormai classica Lega nord, alle tante liste civiche (tendenti spesso a fare universi di microcosmi urbani), giovaniliste, per pensionati o per categorie sociali e/o professionali (tipo cacciatori o automobilisti).
Veramente interessante è però la scelta e le caratteristiche del ragazzino-logo sventolante la bandiera: un po’ manga giapponese (ricorda il famosissimo Bakugan), un po’ ultrà calcistico (ci sembra di riconoscere una seconda maglia della locale compagine calcistica), un po’ neofascista anni 70-80 (ray-ban d’ordinanza anche se non più a goccia nella forma, infatti il target di riferimento preferisce altre soluzioni ottico-estetiche), un po’ glamour attuale (un taglio di capelli, che ricorda le boy-band, tipo “Tokio hotel” e simili), un po’ sfrontato “il giusto”, con un’espressione tra il ghigno, il sorriso di sfida e la tracotanza giovanile e guasgona.
In questo logo-pischello, per dirla in parte con l’idioma della città di riferimento, c’è però un elemento disarmonico per l’intero impianto dei significanti, non visibile però se non immediatamente (quasi ad un’occhiata inconsapevole e non concettuale, tipica del passaggio in macchina di fronte ad un manifesto) oppure dopo attenti approfondimenti specialistici, quali quelli che ci hanno chiesto di fare.
E quello che colpisce nel piccolo sbandieratore è la sensazione di avere di fronte un efebo, più che uno dei tanti possibili ragazzini, appunto da “ultimo baluardo”.  
Spesso nelle persone, nei testi, nei messaggi, nelle immagini dice più il non-espresso che il detto, più la visione d’insieme che la somma degli elementi ed è quindi nostra convinzione che sia proprio questa dell’efebo piccolo sbandieratore (quasi inconsapevole ma commovente ritorno a toni deamicisiani) la caratteristica più innovativa ed interessante di questo tentativo di laboratorio politico, che invece negli altri elementi non dimostra alcuna novità, se non la pretesa di essere nuova e definitiva: ma tale pretesa fa ricadere appunto nel contrario, dal momento che è pretesa di tutti. A cosa possa invece portare una “sottotraccia” efebica in questo tentativo politico, non sta a noi tentare di prevederlo. Infatti qui lo studioso si ferma, per lasciare spazio al curioso, che la curiosità genuina è base per ogni studioso serio.

In fede
Dr. Prof. Amilcare Caronti

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma chi sono questo tizi che si firmano civitavecchia popolare, da dove spuntano fuori?
Non criticano l’operato di nessuno e di chi ci mette la faccia! Non hanno nemmeno il coraggio di dire chi è che governa la città!
Prima di parlare, metteteci la faccia in quello che fate, che sono questi pupazzetti?
E' più da uomini..... da uomini?
jacob