mercoledì 3 febbraio 2016

Strage del Cermis [ in memoriam ]


Fonte: www.notiziegeopolitiche.net

Quindici anni fa (oggi diciotto, n.d.r.), il 3 febbraio 1998, un caccia americano Grumman EA-6B Prowler che stava compiendo quello che ufficialmente era un volo di esercitazione sopra le Alpi trentine, tranciò i cavi della funivia del Cermis, facendo precipitare nel vuoto la cabina al cui interno c’erano 20 cittadini europei che rimasero uccisi nella strage.
L’aereo alla cui guida stavano il capitano Richard Ashby e il navigatore Joseph Schweitzer e che volava in coppia con un altro caccia dello stesso tipo era decollato dall’aeroporto militare di Aviano, utilizzato in quel periodo come punto di appoggio per le esercitazioni militari che si svolgevano durante la guerra in Kosovo e come base per mantenere il controllo sulla penisola balcanica.
I due piloti, alla loro ultima missione sulle Alpi prima di lasciare l’Italia, non esitarono a volare per puro divertimento ad alte velocità e basse quote, vietate anche dal loro regolamento, portandosi a bordo, come confessato anni dopo dallo stesso Ashby, una videocamera per fare delle riprese amatoriali.
Poco dopo le tre del pomeriggio, durante le sue evoluzioni, il Prowler andò a tagliare il cavo che sorreggeva la funivia ma, anche se danneggiato, riuscì comunque a tornare alla base.
In un primo momento le autorità militari americane cercarono di far passare la strage di cui erano responsabili per un incidente analogo a quello del ’76, in cui persero la vita 42 persone per la rottura del cavo portante dello stesso impianto, ma le bugie hanno le gambe corte e la verità non ci mise molto a venire alla luce.
La magistratura italiana pose sotto sequestro l’aereo prima che i militari statunitensi potessero ripararlo nascondendo le prove dell’accaduto e vi trovarono quindi un pezzo di cavo, che era rimasto incastrato nel velivolo dopo l’incidente, e che apparteneva alla funivia.
Nonostante le scuse di Clinton e qualche lacrima di rito da parte del governo USA, allo Stato italiano non venne ovviamente concesso di processare in Italia i due responsabili, dove probabilmente avrebbero dovuto pagare per i crimini commessi; furono invece sottoposti ad un processo-farsa in America, volto unicamente a non scalfire l’onore del Corpo dei Marines mentre, durante l’inchiesta delle autorità statunitensi sull’accaduto, dopo che la squadra investigativa originaria venne sostituita da una comandata dagli stessi Marines che tentarono addirittura di segretare le indagini; vennero insabbiate e distrutte prove che potessero incolpare i due militari, come il video girato durante il volo, distrutto il giorno dell’incidente dallo stesso Ashby e sostituito con un nastro vuoto inserito nella telecamera, come confessato dal pilota anni dopo la sua assoluzione.
A quindici anni dalla strage i nomi e cognomi dei colpevoli si conoscono benché, essendo americani, ovviamente non abbiano pagato: capitano Richard Ashby e capitano Joseph Schweitzer, responsabili statunitensi della morte di 20 cittadini europei sui cieli d’Europa: gli otto tedeschi Dieter Frank Blumenfeld 47 anni, Uwe Renkewitz 47 anni, Annelie Urban 47 anni, Jürgen Wunderlich 44 anni, Harald Urban 41 anni, Michael Pötschke 28 anni e Marina Mandy Renkewitz 24 anni, i cinque belgi Stefan Bekaert 28 anni, Sebastian Van den Heede 27 anni, Stefaan Vermander 27 anni, Rose-Marie Eyskens 24 anni e Hadewich Antonissen 24 anni,
i tre italiani Maria Steiner-Stampfl 61 anni, Edeltraud Zanon-Werth 56 anni e Marcello Vanzo 56 anni e macchinista della funivia, i due austriaci Anton Voglsang 35 anni e Sonja Weinhofer 22 anni.
I due polacchi Ewa Strzelczyk 37 anni e Philip Strzelczyk di 14 e l’olandese Danielle Groenleer di 20.


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