sabato 30 gennaio 2016

Bllody Sunday [in memoriam]


“Molti irlandesi hanno dato la vita per raggiungere questa libertà e so che molti altri ancora, io incluso, continueranno a darla finchè la libertà non sarà raggiunta.”
Bobby Sands

Bloody Sunday, 30/01/1972 - 30/01/2016

mercoledì 27 gennaio 2016

Un coro ipocrita di richiamo ai “diritti umani” in occasione della visita del presidente iraniano da parte degli alleati dell’Arabia Saudita


di Luciano Lago (Fonte: http://www.controinformazione.info)
Non poteva esserci migliore occasione per tutti gli esponenti dei media e delle forze governative per sottolineare il proprio attaccamento alla questione dei “diritti umani”, con la visita del presidente iraniano Rouhani in Italia.
Il presidente Rouhani è stato ricevuto dalle massime autorità politiche italiane, dal Presidente Mattarella al premier Matteo Renzi e  dal Ministro degli esteri Gentiloni.
L’incontro con Rouhani, accompagnato da una ampia delegazione, segna l’inizio dei rapporti commerciali con l’Italia che potranno essere molto profiqui, dato il potenziale rappresentato dal questo importante paese che era rimasto per anni sottoposto ad embargo e sanzioni da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.


Tuttavia la pregiudiziale anti iraniana, per essere queste paese colpevole di non essersi voluto uniformare all’egemonia degli Stati Uniti e delle potenze occidentali, rimane molto forte e diffusa fra i media e fra i vari esponenti politici della sinistra filo atlantista e lo si è visto nei commenti su giornali e TV del sistema.

Il rispetto dei “diritti umani” viene invocato a più riprese dai “soloni” della sinistra mondialista, quelli che sono i grandi amici della monarchia Saudita, il paese dove ai dissidenti si mozza la testa in pubblico, le donne vengono lapidate se adultere ed il paese dove, coloro che si macchiano di apostasia (eresia dall’Islam) vengono sottoposti a pena capitale.
Per quello che riguarda i rapporti commerciali con l’Arabia Saudita, nonchè l’alleanza militare che lega questo paese alla NATO, queste medesime persone non si sono mai fatte scrupoli, non risulta che abbiano mai fatto appelli al governo di Rijad per il rispetto dei “diritti umani” a cui sono tanto sensibili. Lo fanno invece per l’Iran, un paese che, guarda caso, si è sempre contrapposto al dominio imperiale degli Stati Uniti e di Israele.

Così è stato lanciato un coro di appelli per ricordare alle autorità italiane di parlare della violazione dei diritti umani in Iran dalle varie associazioni (sovvenzionate da ben noti ambienti) come “Amnesty International”, “Nessuno Tocchi Caino”, Equality Italia, oltre che appelli dal Partito Radicale, dall’ Associazione Luca Coscioni, dall’ Arci, dall’ArciGay, dai Radicali Italiani, da “Certi Diritti”, ” ArciLesbica”, Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, “Eraonlus”, “Non c’è Pace senza Giustizia”, Lega Italiana dei Diritti Umani, Hope, GaiaItalia.com, Comitato Helsinki, ecc… L’ex ministro degli Esteri Emma Bonino, non si è risparmiata nel ricordare tale questione dei diritti umani come prioritaria e qualcuno, la ISF (associazione per la Libertà di Stampa) ha persino rinfacciato all’Iran di essere ” un regime che disconosce qualunque rispetto dei diritti umani, in patria come all’estero, come dimostra l’attività di Pasdaran e Hezbollah al fianco del governo di Bashar al Assad in Siria”.

Quindi si scoprono le carte e si comprende quale sia uno dei veri motivi di astio dei filo atlantisti nei confronti dell’Iran: il fatto che l’Iran stia aiutando e sostenendo l’asse della Resistenza (Siria-Hezbollah libanese) contro l’aggressione dell’esercito dei mercenari jihadisti inviato da Arabia Saudita, Qatar e Turchia per sottomettere e smembrare la Siria e farlo divenire una colonia dell’Arabia Saudita e della Turchia con il patrocinio USA.

L’Iran con il suo sostegno (assieme all’intervento russo) si è messo d’ostacolo ai piano di USA, Arabia Saudita, Turchia ed Israele e questo non gli viene perdonato.
Si è fatto sentire (non poteva mancare) anche l’ambasciatore israeliano a Roma Naor Gilon il quale ha espresso l’auspicio che l’Italia faccia chiaramente capire a Rohani, che ci sono “valori” e “sbarramenti” dell’Occidente che la Repubblica islamica deve rispettare, non solo nel capitolo del nucleare. Si tratta naturalmente di quei valori che invece le autorità israeliane, come noto, sicuramente “rispettano” quando hanno a che fare con la popolazione palestinese. Si è visto. Vedi: Deputata svedese sollecita un’indagine approfondita sui crimini di guerra israeliani

Eppure, se tutte queste “benemerite” associazioni e tanti autorevoli esponenti della politica e della cultura, avessero davvero avuto a cuore il “rispetto dei diritti umani”, avrebbero avuto una buona occasione per lanciare un appello, in questi mesi, per far cessare la campagna di bombardamenti e di massacri che proprio le autorità dell’Arabia Saudita, con la complicità di USA e Gran Bretagna, stanno conducendo contro la popolazione yemenita, rea di non volersi sottomettere al dominio dei monarchi di Rijad.

Una campagna militare di bombardamenti che, assieme al blocco degli aiuti ha prodotto migliaia di morti fra i civili, donne e bambini nello Yemen, con distruzione di ospedali, scuole e di abitazioni civili.  Vedi: Crimini di guerra nello Yemen
Purtroppo si tratta di una guerra che i media occidentali volutamente oscurano per coprire le vergognose complicità dell’Occidente, dove non ci sono appelli per i “diritti umani”, non ci sono marce e documenti di denuncia. Quelli si fanno soltanto contro l’Iran, reo di non accettare il dominio imperiale del “nuovo Ordine Mondiale” stabilito dal “paese eccezionale” del “premio Nobel” della pace, Barack Obama e dei suoi reggicoda europei.

martedì 26 gennaio 2016

Presentazione del "3° Quaderno di Formazione del Militante della Tradizione" - Bari



Nuova tappa del tour di presentazione del "3° Quaderno di Formazione del Militante della Tradizione"...
Dopo Roma, Bologna e Catanzaro, e a breve Milano, il 7 Maggio andremo a BARI !

*** A brevissimo altre news per FIRENZE e TRIESTE che ci ospiteranno nel mese di Aprile ***


sabato 23 gennaio 2016

Adesso è di sinistra sfruttare i poveri…


(Fonte: http://www.maurizioblondet.it)
Sembra che alla fine, “l’utero in affitto” non diventerà legge in Italia.  Alle femministe è venuto qualche dubbio… Lo ha condannato, come pratica degradante della donna, anche il parlamento europeo. Però in Italia è stato parte della “grande lotta progressista sulle unioni civili”, del ddl Cirinnà. Beninteso lo “utero in affitto” in Italia è reato, ma la Cirinnà non vuole che siano punite le coppie che vanno all’estero per affittare uteri. La Cirinnà e, notoriamente, progressista, come il suo partito, che un tempo si proclamava difensore della classe operaia, degli sfruttati in genere.
Ora, la coppia italiana che va’ in Pakistan, India o Ucraina per procurarsi l’utero in affitto, trova donne giovani e poverissime, le fa’ ingravidare a pagamento, fa’ condurre a loro la gestazione, e poi gli prende il bambino. La madre affittata viene pagata con qualche migliaia di euro. Perde ogni diritto sul bambino; ma che vuole? E’ stata pagata.
Questo è – tralasciata ogni altra considerazione – sfruttamento della povertà. Anzi peggio, della miseria del Terzo Mondo su cui una volta era “di sinistra” commuoversi e indignarsi.   Come il traffico di organi, come quelli che comprano un rene da un miserabile indiano o ucraino. E’ un’azione che dovrebbe suscitare l’indignazione “di classe” di un partito che un tempo era “avanguardia del proletariato” e lottava “a fianco degli sfruttati”.
Adesso il PD, gli sfruttati, li sfrutta. Per la Cirinnà la coppia ricca che torna col figlio   deve essere immune dalle conseguenze penali che prevede la legge italiana per chi faccia la stesa cosa in Italia; ovviamente dà un grande sviluppo al mercato, già fiorente, dell’utero delle povere in affitto, di cui si occupano grosse agenzie internazionali: mettono in contatto la domanda e l’offerta. E ciò, adesso, è progressista. Le Repubblica ci scrive sopra mielosi reportages: “Noi donne divenute madri grazie all’utero in affitto”. Dove una ricca italiana   racconta di quando ha visto l’utero che aveva pagato a Delhi: “Emozionante. Con mio marito Abbiamo conosciuto Latika, capelli scuri e un grande sorriso, accanto aveva suo marito che fa il conducente di autobus. Abbiamo parlato in inglese di quello che ci aspettava, delle nostre storie, dei motivi che avevano fatto incrociare le nostre vite: lei lo faceva per i suoi due figli, per pagargli un’istruzione superiore. Per tutta la gravidanza abbiamo chiacchierato, comunicato via skype, tenendoci in contatto mentre il desiderio cresceva e si faceva più reale”.
“Il desiderio cresceva”: impagabile – i ricchi,i desideri se li soddisfano, hanno i soldi. E lei, la donna indiana che ha dato l’utero (fecondato con lo sperma del marito italiano)? “L’ha fatto per dare un’istruzione ai suoi figli”.
La Repubblica osa la domanda:
Non è sfruttamento dei ricchi sui poveri?
Risposta di “LAURA”, l’italiana ricca: “Quello purtroppo c’è in tutto il mondo, basti pensare ai minorenni sfruttati nelle fabbriche, alle ragazzine vendute sulle strade senza che nessuno si scandalizzi. Qui almeno c’era un rapporto tra adulti consapevoli, una libera scelta. Io, se fossi stata al posto loro, nella loro situazione, probabilmente avrei fatto la stessa cosa”.
Adesso, dunque, lo sfruttatore della miseria è progressista e illuminato se risponde: “Lo sfruttamento? C’è in tutto il mondo”. Una volta era una frase da capitalista odioso, che se ne infischia dei poveri; una volta, il progressista militava per “la liberazione degli oppressi”, accusava il ricco,il “filisteo” borghese, che si accomodava dell’ingiustizia sociale, essendone il favorito.  Era progressista, una volta, voler mettere fine per sempre allo sfruttamento dei ricchi sui poveri; adesso non più. Adesso chi si oppone alla compravendita delle donne povere perché si facciano ingravidare, non è progressista: è oscurantista, cattolico reazionario, omofobo.
E’ proprio un modo comune di sentire, a sinistra;   una callosa abitudine, lo sfruttamento del povero.   Non se ne accorgono nemmeno. Alessandra Moretti, la candidata del PD alle regionali del Veneto, ha una cosa in mente:   come alloggiare quanti più profughi e immigrati clandestini dal Medio Oriente? Questo è progressista: accogliamoli tutti. Specie nelle regioni reazionarie che votano Lega. La Moretti sa anche come fare: “I pensionati ospitino gli immigrati nelle loro case. Un pensionato che ha un assegno esiguo potrebbe arrotondare ospitando un profugo a casa sua: circa 35 euro al giorno sono una buona cifra per chi ospita nella propria casa un immigrato”.
Già: magari un immigrato maschio e minaccioso che terrorizza la vecchietta sola, che depreda il fragile vecchietto e gli porta in casa chissà chi, o la usa come base per lo spaccio, o che lo ammazza addirittura. Ma il povero riceverà 35 euro dallo Stato, una pacchia (glieli porterà via l’immigrato di sicuro) . Ma perché non comincia lei, la candidata progressiste Moretti? “Ospitare un profugo a casa mia? mi pare paradossale”. Eh certo, mica ha bisogno, lei, dei 35 euro.
Nemmeno si rende conto che quel che propone, la progressista, è sfruttamento della miseria. Di più: un insulto alla miseria.   I pensionati sono bisognosi, dunque li subaffittiamo agli immigrati; la burocrazia inadempiente pubblica ha prodotto sette milioni di pensionati a 500 euro al mese, e perché dovrebbero schifare di mettersi in casa un negro, un afghano, un musulmano siriano, e fargli da servo?
E si noti il tono con cui la tizia fa’ la sua proposta: un tono, come dire?, padronale. Con la più callosa incoscienza e insensibilità per la situazione reale degli “anziani” di cui straparla, povera vulnerabile parte della società che più vive nella paura degli “extracomunitari”, e ben a ragione.   E’ l’illustrazione involontaria di come l’oligarchia dei pubblici parassiti si sentapadrona del popolo italiano, che tassa per estrarne i proprio stipendi milionari, e della enorme parte di assistiti che mantiene in miseria al suo servizio. Ci hanno svenduto a stranieri il patrimonio pubblico che ci apparteneva (le privatizzazioni). Ci considerano loro servi. E sono progressisti.
L’idea della Moretti sta sul piano di quella attribuita (falsamente) a Maria Antonietta: “ il popolo non ha pane? Mangi la brioche”. Ma se anche l’avesse detta, Maria Antonietta aveva la scusante d’essere nata aristocratica, e non aver mai preteso di definirsi progressista. Invece la Moretti è “democratica” e dunque progressista per definizione. E’ di sinistra.  Una volta era di sinistra “lottare” per aumenti di pensioni e salari. Adesso è di sinistra insultare i poveri e i vecchi e cercare di metterli a servire degli ospiti indesiderati,   ignoti e pericolosi. E’ di sinistra sottometterli a prestazioni sgradevoli e pesanti per una paga da fame: una volta si chiamavano corvées; ma era l’Ancien Régime monarchico, mica la democrazia.
E’ proprio una mentalità generale che ha conquistato il progressismo, che l’ha invertito dalla sua posizione storica. In tutta Europa. Dopo i fatti criminali commessi dai “profughi” jihadisti a Colonia, i media progressisti hanno taciuto per non essere “discriminatori”. Adesso s’é saputo che cose peggiori hanno commesso in Svezia, da mesi, i cosiddetti profughi musulmani contro le donne,   e il governo stesso ha taciuto e non punito né perseguito i colpevoli. Omertà progressista. Perché? Per non violare i “diritti umani” si tacciono e non si puniscono gli stupri di massa. E’ proprio così: in nome di “diritti” astratti, nemmeno mai definiti (1), si consente la violazione del diritto più elementare, primordiale e certo, quello all’intimità della propria persona fisica.
Il Progressismo già s’era ridotto a perseguire, definendole come “conquiste di sinistra”,   legalizzazioni mortuarie e cadaveriche come l’aborto, l’eutanasia, il rimestare embrioni congelati, l’uso di stupefacenti. Adesso adotta come “avanzato” e innovativo lo sfruttamento dei ricchi sui poveri. Forse sarebbe arrivato il momento che la sinistra si facesse un esame di coscienza. Se avesse coscienza.   Resta l’utilità di un esame intellettuale curioso: com’è arrivato, il progressismo, alla sua stessa inversione? La risposta è forse nella domanda. Da quando il progressismo ha adottato come suo compito i “diritti” degli invertiti, non poteva che finire così, nell’inversione di tutti i valori.

Note
1 – “Dogmi fluidi, liberamente reinterpretati”: così magistralmente li definisce Giuseppe Reguzzoni (Il liberalismo illiberale, come il politicamente corretto è divenuto la nuova religione civile delle società liberali – Antaios, 2015, euro 13). “Mentre l’Europa e l’Occidente lodano il resto del mondo quando rispetta i diritti umani e arriva persino a porre il rispetto di questi ultimi come condizione per fornire aiuti umanitari, i politici europei si rifiutano di stabilire in maniera obbiettiva quali siano i contenuti reali di questi diritti”. Da qui “i tratti di slealtà che sono caratteristici del linguaggio politicamente corretto” che guasta nel profondo la civiltà cosiddetta occidentale.
Maurizio Blondet

giovedì 21 gennaio 2016

Il flop "Garanzia Giovani"



Doveva essere la risposta “Europea” alla disoccupazione giovanile, si è rivelato un vero e proprio flop: il progetto “garanzia giovani” è tutto tranne che una garanzia. Il Piano Europeo, infatti, avrebbe dovuto tramite i fondi stanziati (1,5 miliardi di euro) favorire l’inserimento nel mondo lavorativo dei giovani disoccupati. In pratica, un’opportunità sia per l’azienda  di assumere un ragazzo senza costi, e sia per il tirocinante di farsi conoscere e intraprendere un percorso lavorativo. Insomma sembrava la svolta per poter sbloccare una situazione, quella della disoccupazione giovanile, in Italia buia come non mai.
Ma  sono numerosissime le testimonianze,  rintracciabili su internet, di ragazzi che dopo quattro mesi dall’inizio del tirocinio ancora non hanno visto un euro, alcuni addirittura ancora niente al sesto mese, quindi dopo aver già concluso il periodo di lavoro previsto. Alcuni, non riuscendo più a sopperire alle spese,  hanno dovuto rinunciare.  
Il progetto si è rivelato, infatti un macchinoso sistema divora – soldi (soprattutto nel centro-sud) dove il grosso dei fondi stanziati è andato alle aziende private, agenzie del lavoro o Enti di formazione. Il tirocinante, costretto ad un interminabile odissea burocratica, è infatti sottoposto al controllo di un “terzo” che si frappone fra lavoratore e azienda. E così che, ritrovandosi a lavorare gratis per mesi e mesi, il giovane deve anche sopportare inutili spostamenti in auto, attese e telefonate per compilare carte con persone che nulla c’entrano col proprio impiego. Perché in tutto questo losco giro, ottenere il rimborso è una vera e propria battaglia, dovendo combattere con Enti, centri per l’impiego, Regione e Inps, i quali totalmente impreparati e incompetenti, altro non sanno fare che scaricare continuamente barile. Tanto che per poter capirci qualcosa, molti ragazzi si sono riuniti nei social network per potersi scambiare a vicenda numeri e contatti ai quali fare riferimento. A dir poco assurdo.
Il ragazzo può solo sperare nel buon cuore del datore di lavoro, che eventualmente può anticipare il pagamento. Ma spesso anche quest’ultimo ha solamente colto l’occasione per “sfruttare” un giovane a costo zero, per il periodo prefissato, e poi tanti saluti.
Questo progetto, che doveva essere la svolta, si è dimostrato (com’era da aspettarsi) solo che una presa in giro, in quanto anziché essere visto come occasione per creare nuove opportunità di lavoro, si è rivelato solo una opportunità di guadagno per tutti, tranne che per il giovane.

Il che conferma, come ci insegnatoci da Codreanu, che un programma può anche essere perfetto ma se la qualità umana che lo porta in atto è scadente, non ci sono possibilità che esso vada a buon fine. Ed essendo ormai l’Italia preda di egoisti, approfittatori e mangiasoldi, il risultato non poteva essere che questo.  E’ inutile illudersi che progetti come “Garanzia Giovani” possano cambiare le cose: se prima non si cambia la qualità umana, niente potrà migliorare la situazione.

AzionePuntoZero

martedì 19 gennaio 2016

Jan Palach [in memoriam]



"Volti grigi senza nome, soldati rossi e terrore
Giù le mani dal mio paese, il mio sangue lavi le offese
Una piazza, strade vuote, solo un uomo e un altare
Sacrificio per l'onore, sul rogo un giovane muore!"

Jan Palach, 

19/01/1969 - 19/01/2016

domenica 17 gennaio 2016

Ripartire da Evola: la militanza contro l’accademia



Sabato 30 Gennaio

Dalle ore 17.00

Roma, Via Caracciolo 12 (Sala l'Universale)

Ripartire da Evola: la militanza contro l’accademia

Intervengono: Claudio Mutti, Rodolfo Sideri, Mauriztaio Rossi, Comunità Milinte Raido

Mostra Fotografica Evola40


mercoledì 13 gennaio 2016

Ion Mota e Vasile Marin [in memoriam]


Difenderò la mia sacra bandiera per la vita legionaria,
E la mia lotta con il mio sacrificio sarà tutto per la patria!
Combatteremo per la terra degli avi perché sia nostro il domani,
E se il mio ardire la morte sposa sarà una morte legionaria!

Ion Mota e Vasile Marin,

13/01/1937 - 13/01/2016

martedì 12 gennaio 2016

Quale sarà il ruolo della Russia nel 2016?



(Fonte: it.sputniknews.com)

L’Occidente, spinto ovviamente da sentimenti di generosità, vorrebbe portare la democrazia e la libertà ovunque, se poi in realtà l’effetto che si ottiene è il caos e la guerra, si tratta di incidenti. Tutto dipende da chi sono “i buoni e i cattivi”.
Esistono nazioni che agiscono solo nel bene dell'umanità, come gli Stati Uniti, almeno così si racconta in Occidente, dove, come ritiene Fulvio Scaglione "la lettura degli eventi dalla parte degli altri non la si fa mai. Tutto funziona come nel sistema degli indiani e dei cowboy, dove gli occidentali sono ovviamente i cowboy". È uno scenario che si ripete tristemente in Iraq, Libia, Siria.
Quale sarà il ruolo della Russia sull'arena mondiale e negli equilibri in Medio Oriente nel 2016? Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione in merito Fulvio Scaglione, vice direttore di "Famiglia Cristiana".

— Secondo lei possiamo dire che in Italia attorno alla Russia si sia creato un tifo da stadio: c'è chi la demonizza e chi la idealizza a priori?

— Sì, sono d'accordo. Penso che non sia una cosa positiva. Esattamente come penso non sia positivo fare il tifo da stadio in questioni che coinvolgono milioni di vite in Medio Oriente e in Ucraina ad esempio. Bisognerebbe cercare di capire. Mentre noi occidentali siamo convinti che le nostre azioni siano improntate alla ricerca del bene, pensiamo che le azioni degli altri siano improntate alla ricerca dell'interesse. Pensiamo in questo modo che le nostre azioni siano più nobili. In realtà, come si sa, tutte le grandi nazioni non hanno sentimenti, hanno soltanto interessi.

— Perché in Occidente si ragiona in termini di "buoni e cattivi"?

— L'Occidente si è detto che nel 2003 con l'invasione dell'Iraq si andava lì per portare il benessere e la democrazia. Intanto, non ci siamo affatto riusciti, perché vediamo com'è messo oggi l'Iraq: per un terzo è invaso dall'Isis, per il resto, il Paese è una giacca tirata da tutte le potenze regionali. L'Occidente per ottenere questo fallimento ha decretato un embargo di 13 anni contro Saddam Hussein, che non ha ovviamente scalfito il potere di Hussein, ma secondo le statistiche dell'ONU in 13 anni ha fatto morire 500 mila iracheni.
Poi nel 2003 è arrivata la guerra e, secondo gli ultimi studi, le violenze da essa derivate hanno fatto morire altri 500 mila iracheni. Noi in 15 anni, grosso modo, abbiamo fatto morire un iracheno su 30. In quale modo si può giustificare una strage di tali dimensioni? Non c'è niente che giustifichi un milione di morti! Il problema è che noi non ce lo raccontiamo così.
Pensiamo che siccome volevamo portare la libertà, quelli sono incidenti, ma non è vero che sono incidenti. Finisce sempre così! In Iraq, In Siria e in Libia. La lettura degli eventi dalla parte degli altri non la facciamo mai. Tutto funziona come nel sistema degli indiani e dei cowboy, dove noi siamo ovviamente i cowboy.

— Secondo lei quale sarà il ruolo della Russia nel 2016 sull'arena mondiale?

— Penso che la Russia possa continuare a giocare il ruolo che ha avuto nel 2015. È vero che è intervenuta in Siria, è vero che è coinvolta nella grave crisi ucraina, ma è anche vero che ha fatto da mediatore decisivo per la firma del trattato sul nucleare con l'Iran. Questo ruolo è stato riconosciuto dallo stesso Barack Obama. Nell'ambito delle sue possibilità, grandi ma non enormi, la Russia può continuare a giocare questo ruolo, che è importante perché nel Medio Oriente interviene su un assetto, il quale ha quasi un secolo di vita. Parlo dell'assetto per cui l'Occidente è completamente schierato con il mondo sunnita contro il mondo sciita ed è schierato con l'Arabia Saudita.
I fatti di questi giorni sono l'ennesimo tassello di un fenomeno già ampiamente dimostrato: non possiamo più concedere al mondo sunnita e in particolare all'Arabia Saudita una tale libertà d'azione e una totale impunità.

— E la Russia in questo contesto che ruolo gioca?

— Credo che il ruolo della Russia sia quello di riequilibratore di questo sbilanciamento, che si ritorce anche contro di noi. Molto dipenderà dalla situazione economica, dal prezzo del petrolio, dall'inflazione. Meno un Paese è economicamente fragile, più ha possibilità di farsi valere sulla scena internazionale. Lo vediamo bene dall'Italia, che quando era la settima potenza industriale del mondo aveva anche in Europa un peso ben diverso da quello che ha ora, che è la decima nazione industrializzata del mondo.

Tatiana Santi

lunedì 11 gennaio 2016

Stefano Cecchetti [in memoriam]



Tra le innumerevoli perdite di un gennaio di sangue, non dimentichiamo

Stefano Cecchetti

11/01/1979 - 11/01/2016

domenica 10 gennaio 2016

Alberto Giaquinto [in memoriam]



"La nave ti porta di là dal mare, 
l'isola verde ti sembra aspettare, 
adesso lo sai che tu per sempre 
il cervo e la lontra potrai qui cacciare."

Alberto Giaquinto,

10/01/1979 - 10/01/2016

venerdì 8 gennaio 2016

Il progressismo è nemico della civiltà


(Fonte: http://www.maurizioblondet.it)

Egregio signor Blondet, la riconosco come mio maestro e sentendomi io un suo allievo, le chiedo se può fornirmi la sua autorevole opinione in merito a una mia considerazione: mi sembra che il concetto di “progresso”, sia estraneo alla cultura classica: mi pare d’ aver capito che i fondatori della civiltà occidentale, gli antichi Greci, non credessero che lo scorrere in avanti del tempo, porti sempre e comunque a qualcosa di migliore di quanto c’ era prima, convinzione che è un caposaldo della cultura anglosassone e rivoluzionaria francese: secondo lei, mi sbaglio se dico che tale idea è una “contaminazione” della cultura ebraica, dalla quale gli Anglosassoni paiono particolarmente soggiogati ?

Cordiali saluti

Massimo


Caro”allievo”, il problema che mi poni mi appassiona poco oggi. Mi pare più urgente denunciare il progressismo come nemico della società, anzi della civiltà, e suo disgregatore. Lo dico alle scene selvagge avvenute a Colonia, dove mille e più “profughi siriani” hanno aggredito, palpato, derubato, violentato almeno novanta donne tedesche, islamicamente strapieni di alcool (comprato col sussidio dello Stato progressista); ad una polizia che, abituata a multare per divieto di sosta una popolazione obbediente e civile, s’è trovata completamente disarmata e sopraffatta; ai media progressisti che hanno taciuto per cinque giorni la verità orribile, perché smentiva il mito progressista che l’integrazione è semplice, che le “identità culturali”, le religioni, i costumi, siano differenze trascurabili, coloriti elementi di folklore.

Paradossalmente, i violentatori islamici non hanno fatto che obbedire a quel che la loro “cultura” suggerisce a giovani maschi robusti, senza mogli, in terra di conquista e di infedeli, dove le donne si scoprono e sono prede, in un paese che disprezzano e deridono proprio perché li paga, veste e nutre in base ad una ideologia dell’accoglienza che non possono se non deridere:   il che – sia detto per inciso – spiega a posteriori benissimo come mai i dittatori locali, gli Assad, gli Al Sisi, i Gheddafi trattano le loro popolazioni col pugno di ferro, le esecuzioni e il terrore. Lasciate “libere” a celebrare le loro primavere, quelle plebi fanno quel che hanno fatto a Colonia:   cominciando con il massacrare i loro avversari religiosi e politici, e finendo allo stupro di massa.


Tutto ciò era prevedibile. E’ il progressismo – ormai diventato senso comune dell’uomo-massa – che s’è reso cieco, insultando chi metteva in guardia da un’”accoglienza” a milioni come xenofobo, fascista, egoista, ottuso oscurantista – perché “il progresso esige la fine dello stato nazionale” , il “progresso” essendo la globalizzazione dettata dai poteri transnazionali – e le identità nazionali sono un residuo del passato,   da “superare” e bisogna avanzare a marce accelerate nella civiltà unica, dove tutti saranno facilmente omologati. E’ il progressismo che ha reso stupida la nostra Boldrini, che due mesi fa’ esaltava l’accoglienza di Colonia come “vittoria dell’accoglienza e della lungimiranza”, e che oggi fa’ dire alla sindachessa che le concittadine devono imparare a “tenere a distanza di un braccio gli estranei”: consiglio che vale per un ricevimento in giardino; un po’ meno utile in caso di invasione barbarica. Invasione, beninteso, essa stessa provocata dal progressismo. Dalla convinzione ideologicamente ottimista   che una società possa reggere con altri milioni di immigrati venuti da altre culture, e mantenere lo stesso livello di civismo, di ordine; per non parlare dello stato sociale che viene aggredito, delle previdenze sanitarie, provvidenze   per la vecchiaia e sicurezze economiche che sono demolite dall’assalto. In Italia sono milioni gli immigrati, e per metà sono disoccupati o inoccupati,   mogli e figli che gravano sul sistema senza pagarne i costi…

Qui si vede finalmente chiaro – spero – che il progressismo sta sgretolando la civiltà come noi la conosciamo. Essa è frutto di millenni di conquiste difficili, strappate con esperienze collettive dolorose, che hanno creato identità, costumi più dolci (per esempio la disabitudine alla violenza, che ci rende inermi); ma è proprio del progressismo spregiare il passato, pensare che la modernità non ha nulla da imparare dalle tradizioni, che esse non sono che “superstizioni” di antichi oscurantismi ovviamente “superati”. Residui e spazzatura da depurare l’uomo “moderno” in quanto moderno. Che deve fiorire in un paesaggio paradisiaco perché senza tracce di antico, liberato da “autoritarismi” e “credenze irrazionali”, specie religiose…

Già almeno 70 anni fa’ Ortega y Gasset spiegava che “il progressismo è incapace di trasmettere il progresso”, proprio perché ritenendo di non aver nulla da imparare dalla tradizione, non la trasmette – non la insegna – ai “barbari verticali” che investono la società europea dal di dentro, sotto forma di nuove generazioni, di figli da educare – da civilizzare. Per questo scrisse che il progressismo è un vizio culturale “la cui cura o correzione è una delle riforme più urgenti da compiere   nella mentalità contemporanea”.

Non curato o corretto, il vizio progressista, con il suo corollario di stupido ottimismo intellettuale, già non sapeva civilizzare i barbari verticali, ossia insegna il progresso ai propri figli, che infatti crescono barbari, obbedienti alle loro pulsioni immediate, viziati da una società che li incita al godimento edonista e dozzinale; figurarsi se può civilizzare i barbari esterni, che ha idiotamente invitato.

Ormai dovrebbe essere evidente che il progressismo ha raggiunto un grado peggiore, è sceso in un livello in cui è ancora più pericoloso: non solo non sa mantenere il progresso, ma lo distrugge volontariamente.

Dal “Vero o Falso” al “Nuovo o Vecchio”
Come? Perché esso ormai, a forza di politicamente corretto ed essendo diventato   la “cultura comune” dell’uomo-massa – ricordiamo, colui per cui vivere è essere quello che già è, senza alcuno sforzo su di sé per migliorarsi – s’è reso il compito più facile: è il progressismo che si arroga oggi di definire quello che è “progresso” e che non lo è. Per esempio, ha deciso che è “progressista” l’accoglienza senza limiti di immigrati venienti da mille parti del mondo.   Altro esempio: ha decretato che è “progresso” la teoria del gender, ossia che i sessi non sono un dato naturale ma una “abitudine culturale” ereditata dal passato (oscurantista); per cui ritiene suo dovere progressista insegnare ai bambini già all’asilo, se maschietti, a sentirsi femmine, e se femmine a farsi maschi: ciò li educherebbe, secondo i progressisti, a diventare cittadini che “non discriminano i gay”.

Hanno definito “progresso” anche il “matrimonio” degli omosessuali, oltre che l’esibizione svergognata della propria inversione. Così è stato facile colpire come omofobi coloro che mettono in guardia da un simile attacco ai costumi. Che per millenni la società europea si sia retta (fra l’altro) sulla contenutezza sessuale e l’educazione al pudore e al riserbo intimo, se non alla sublimazione delle pulsioni,   per i progressisti non conta nulla; anzi peggio, è una superstizione da cui liberare l’uomo, perché non resti negato dai “tabù”. L’esibizione dei finocchi nei gay pride è “educativa”   per la società, la toglie dal suo “immobilismo” e moralismo. Naturalmente, con l’apertura della fogna omosessuale hanno aperto ad uno sbocco di liquame che si riversa nella società con effetti ripugnanti, che si vedranno. Un altro contributo alla demolizione della civiltà   spacciato come progresso.

Si sono resi il compito facile: definiscono loro che è “progresso” dare alle coppie omosessuali il diritto ad adottare bambini altrui. Così non devono più   nemmeno   portare argomenti. “Siamo il fanalino di coda in Europa”, dicono le Boldrini, i Renzi. E questo basta. Ora, una simile argomentazione   è una pura e semplice offesa all’intelletto. Non lo sembra ai progressisti solo perché hanno sostituito le domande permanenti (che esigono risposte ardue) con una stupida: non più “ è bene o male?” , ma “è vecchio o nuovo”? Una questione di verità e di giustizia diventa una questione di moda.

Se sei contro, non sei alla moda. Così si abbandonano ai più devastanti esperimenti di ingegneria sociale – siamo già alla proposta di insegnare ai bambini dell’asilo la masturbazione – perché hanno sostituito le antitesi permanenti, che guidano la civiltà da sempre “Vero o Falso, “Giusto o Ingiusto”, “Bene-Male”.

Naturalmente, questo vizio infuria ormai senza freni nella istituzione che un tempo almeno ricordava (se non difendeva più) la tradizione: la Chiesa. Dove il modernismo, forma clericale del progressismo, ha ormai il potere totale.  E si è reso il compito facile accettando un’idea scaduta, pù raggiungibile, di “bene”. Per due millenni  ha in qualche modo salvaguardato l’idea che “progresso” è formare i caratteri   propri figli a dominare le proprie pulsioni, valorizzare la purezza (propria e delle donne), pretendere da sé una cavalleresca superiorità e coraggio, coltivare la fedeltà, lealtà, la dignità, la capacità di soffrire, di abnegazione e sacrificio per il bene comune e il prossimo: così sé costituita la civiltà. Adesso la Chiesa ha decretato la misericordia per tutti e punta all’Onu delle religioni e alla religione di Gaya, dove è peccato non fare la raccolta differenziata (facile no?). Ovviamente nessuna istanza ricorda più quella che per Ortega (che nemmeno era credente) era la necessaria filosofia cui l’Europa doveva tornare come “la sola che possa salvarla: tornare a capire che l’uomo,   gli piaccia o no, è un essere obbligato per costituzione a cercare un’istanza superiore”. E che l’uomo-massa essendo incapace appunto di darsela, la deve ricevere: da un’autorità eccellente.

L’autorità!  Vade retro. Negli anni ’70 un esploratore e scrittore francese, Jean Raspail, scrisse in un romanzo, Il Campo dei Santi, quel che avviene oggi: torme di milioni di immigrati dal terzo mondo che invadono   su barconi l’Europa, e l’Europa che ne muore. Per questo, soffre da quarant’anni nel ghetto in cui il progressismo l’ha chiuso: razzista , xenofobo, denunciato dalla Lega anti-discriminazione (in Italia il libro è stato pubblicato da AR, editrice- ghetto della cultura di destra impresentabile)  Nel 2013 una rivista ha avuto il coraggio di chiedergli quel che penava del “problema dell’immigrazione” e di come secondo lui si poteva risolvere.

“Non ci sono che due soluzioni – rispose stanco (ha 90 anni) Raspail – o si prova di accomodarcisi, e la Francia, la sua cultura, la civiltà , sarà cancellata senza nemmeno che si facciano i funerali, ed è quello che secondo me   avverrà. Oppure non ci si adatta affatto – ossia si cessa di sacralizzare l’Altro e si riscopre che il “prossimo” è anzitutto quello che vive al tuo fianco. Ciò suppone che per qualche tempo si lascino da parte queste “Idee cristiane diventate folli”, come diceva Chesterton, questi ‘diritti dell’uomo’ sviati, e che si prendano le misure di allontanamento collettivo e senza appello per evitare la dissoluzione di un paese. Al punto in cui siamo, le misure che dovremmo prendere sarebbero forzatamente molto coercitive. Non ci credo, e non vedo alcuno che abbia il coraggio di prenderle. Bisognerebbe mettere in gioco la propria anima…”.

Nessun politico farà nulla. “E’ come il debito pubblico, lo stanno passando ai nipoti: saranno loro a vedersela coi problemi dell’immigrazione di massa. L’Europa cammina verso la morte”.

Morta di progressismo.

Maurizio Blondet

giovedì 7 gennaio 2016

René Guénon [in memoriam]


"La similitudine esistente tra il macrocosmo ed il microcosmo fa sì che l’uno sia l’immagine dell’altro, e la corrispondenza degli elementi che li compongono mostra che l’uomo deve per prima cosa conoscere se stesso per potere in seguito conoscere tutte le cose, poiché, in verità, può trovare dentro di sé tutte le cose."

René Guénon, 7/01/1951 - 7/01/2016

Strage di Acca Larentia [in memoriam]


"E sentirsi vivere dentro a vent'anni all'occasione
Per cercare di dare un senso alla tua rivoluzione
Poi una sera di gennaio resta fissa nei pensieri
Troppo sangue sparso sopra i marciapiedi"

7/01/1978 - 7/01/216

Franco Bigonzetti       
Francesco Ciavatta    
Stefano Recchioni      

Presenti!


domenica 3 gennaio 2016

Pier Drieu La Rochelle [in memoriam]



Noi siamo uomini d’ oggi.
Noi siamo soli.
Non abbiamo più dei.
Non abbiamo più idee.
Non crediamo né a Gesù Cristo né a Marx.
Bisogna che immediatamente,
subito,
in questo stesso attimo,
costruiamo la torre
della nostra disperazione e del nostro orgoglio.
Con il sudore ed il sangue di tutte le classi
dobbiamo costruire una patria
come non si è mai vista;
compatta come un blocco d’ acciaio,
come una calamita.
Tutta la limatura d’ Europa
vi si aggregherà per amore o per forza.
E allora davanti al blocco della nostra Europa,
l’ Asia, l’ America e l’ Africa
diventeranno polvere.

 Pierre Drieu La Rochelle, 3/01/1893-3/01/2016

124 anni fa, nasceva John Ronald Reuel Tolkien


"Può darsi" disse Elrond "ma colui che non ha visto il calar della notte, non giuri di inoltrarsi nelle tenebre"
"Eppure il giuramento prestato può dar forza a un cuore tremante" ribatté Gimli.

124 anni fa, nasceva John Ronald Reuel Tolkien - 03/01/1892 - 03/01/2016

venerdì 1 gennaio 2016

Per un nuovo anno di lotta e vittoria!




I migliori auguri per un nuovo anno di lotta e vittoria da Azione Punto Zero. 
Nel solco dei nostri valori, che non conoscono sconfitta. 
Tradizione, Formazione, Rivoluzione.