sabato 6 febbraio 2016

APZ | Le attività e le notizie cambiano indirizzo, l'impegno no!

Da lunedì 8 Febbraio, questo blog cesserà di essere attivo. 
Verificate le energie disponibili, abbiamo deciso di cessare l'impegno in questa attività e di dirottare le visite dal nostro blog, verso chi svolge questa funzione molto meglio di noi.

Per tale motivo, le notizie consuete che potevate raccogliere su questo blog da lunedì 8 Febbraio potranno  essere ritrovate su:

www.aurhelio.it
per gli articoli di cultura tradizionale e di cronaca del comprensorio;




www.azionetradizionale.com
per la cronaca nazionale ed estera, per la politica e per la dottrina tradizionale.



Siamo convinti che la scelta fatta, sarà molto apprezzata, non solo da coloro che potranno cogliere la validità dei blog ai quali rimandiamo (sempre espressioni di realtà militanti reali, vive e attive) ma, sopratutto, da coloro che sul territorio sapranno apprezzare il rafforzamento - grazie al supporto di tanti sostenitori - che daremo a NIEMALS - Emporio Legionario. Una attività che già da qualche anno si distingue per capacità di penetrazione nel tessuto militante e nuove forme di comunicazione creativa, sempre all'insegna dell'economia legionaria.


Nel caso in cui intendiate richiedere ulteriori informazioni potete farlo inviando una mail a: 
puntozeroblog@gmail.com

Robert Brasillach | Uno di noi


Robert Brasillach è legato al suo palo, dritto, la testa alta e fiera. Al di sopra della sciarpa rossa appariva completamente pallido. Il cancelliere legge la sentenza con la quale il ricorso è stato respinto.
Poi, con una voce forte, Robert Brasillach grida al plotone: “Coraggio!” e, gli occhi al cielo: “Viva la Francia!”

Tratto dal processo verbale dell'esecuzione di Robert Brasillach, avvenuta il 6 Febbraio 1945

giovedì 4 febbraio 2016

E’ ora di “Ripartire da Evola”! – Recensione del 1° convegno di RigenerAzione Evola (Roma, 31.01.2016)



(www.rigenerazionevola.it) – Ripartire da Evola. La militanza contro l’accademia: è questo lo spirito ed anche il nome che ha dato, al suo evento d’esordio, il progetto “RigeneraAzione Evola”. L’obiettivo (dichiarato) è quello di recuperare il messaggio autentico tramandatoci da Julius Evola, da sempre figura di riferimento per i militanti che si riconoscono nel mondo della Tradizione, il quale negli ultimi decenni è stato però sempre più frainteso e mal compreso.

Mal comprensione da parte di chi, da un lato, per mascherare le proprie inadeguatezze, ha etichettato il suo lascito come “mito incapacitante”, cioè coloro i quali sarebbe meglio definire come gli “incapacitati dal mito”. Ma anche da parte di chi ha utilizzato Evola per colmare queste sue inadeguatezze, cercando taluni di trovarvi una guida per esperienze “magico-realizzative” (tra virgolette) tutt’altro che confortanti, rivolgendosi solo ad alcuni aspetti di un Evola arbitrariamente decontestualizzato ad uso e consumo proprio. Altri ancora, invece, cercando di mettere il suo pensiero a sistema, neutralizzandolo, de-politicizzandolo, facendovi dell’accademia, e annacquando, così, il fuoco delle sue parole e delle sue indicazioni tramite interpretazioni di comodo, tristemente “politicamente corrette”.

L’Evola evocato al convegno non è nulla di tutto ciò. E così, con l’esordio di sabato 30 gennaio, presso la sala “L’Universale”, in Roma, “RigenerAzione Evola” vuole recuperare Evola: non il “vero” piuttosto che il “falso” o l’”abusato” Evola, ma Evola. Sic et sempliciter. Perché Evola è ciò che egli stesso ci ha lasciato, al netto delle sue esperienze, anche estreme; esperienze che hanno permesso, all’uomo differenziato, allo Kshatriya – come amava definirsi – di poterci consegnare un fuoco. Un Evola uomo d’azione, politico, che sempre è stato capace di vivificare i Princìpi della Tradizione nel contesto in cui si trovò ad operare e vivere: dal Fascismo, quando sembrava che determinate forze potessero risvegliarsi, agli anni del secondo dopo guerra, in cui la china del mondo occidentale si fece sempre più discendente. Non l’Evola, dunque, idealizzato degli evoliani/evolomani, il cui idolatramento della personalità avrebbe fatto ribrezzo anche al Barone stesso, che nell’impersonalità ha invece sempre indicato la norma massima di vita, ma l’Evola che ci ha dischiuso un mondo più ampio, in cui abbiamo incontrato altre personalità del calibro di Guénon o Codreanu.

Rodolfo Sideri, primo relatore a prendere la parola, col suo intervento sui rapporti tra Evola ed il Regime fascista, ne ha sùbito messo in luce la sua estrema politicità. Seppur inviso ad alcuni degli ambienti che componevano la molteplicità delle correnti interne al Fascismo, Evola ebbe anche proficue collaborazioni come quella con Carlo Costamagna. Tale sforzo di Evola si concretizzò in un impegno sempre attivo, capace di dar vita ad importanti contributi tesi a correggere gli aspetti più caotici del Regime, cercando di rettificare lo Stato fascista in senso ghibellino e di proiettarlo verso un orizzonte spirituale, purificandolo da tutte le scorie più grossolanamente socialisteggianti e cercando di superare il nazionalismo elevandolo tramite l’Idea-forza della Romanità, per scongiurare derive “giacobine” sempre in agguato.

Maurizio Rossi, analizzando invece i rapporti tra Evola e il Regime nazionalsocialista, col suo intervento ne ha messo in luce le sua trasversalità e capacità di visione d’insieme, nonché il suo lavoro su di un piano più metapolitico. Sono note, infatti, le collaborazioni di Evola con il mondo tedesco dell’epoca, tese a propiziare quell’incontro tra le due aquile, ario-romana l’una, nordico-germanica l’altra, che già nel Medioevo ghibellino forgiarono lo spirito della migliore Europa. Anche queste intese mantenevano un respiro più alto, imperiale, e si concretizzarono con la sua collaborazione con numerose pubblicazioni ed interventi negli ambienti culturali del III Reich per cercare di imporre a concetti come “sangue”, “razza”, “suolo”, “comunità” una direzione ed un carattere spirituali, emancipandoli dal grezzo biologismo, strappandoli alla materialità. Altrettanto note sono le diffidenze con cui alcuni ambienti del Regime hitleriano guardarono al Barone, anche a causa della sua capacità di andare oltre gli steccati nazionalisti di un grezzo pangermanismo. C’è comunque da tenere a mente che nel 1943 c’era anche Evola, e pochi altri fidati, nel Quartier Generale di Hitler, ad attendere Mussolini all’indomani della sua liberazione dalla prigionia sul Gran Sasso. Un Evola, quello svelato da Maurizio Rossi, che fu un vero “homo faber”, non solo del suo destino, ma anche di quello dell’Europa dell’epoca.

E’ stata quindi la volta di Claudio Mutti, che si è concentrato sul rapporto tra Evola e Codreanu e gli uomini la cultura romena del tempo. Proprio in Codreanu Evola vide la miglior incarnazione del perfetto uomo d’azione la cui vita, votata alla Trascendenza tramite una rigida ascesi, permettesse di innestare quelle Forze dall’Alto che sole possono garantire la Vittoria all’agire politico. Il Barone rimase ammaliato da quel “Legionarismo ascetico” per cui la Guardia di Ferro, già Legione di San Michele Arcangelo, prima di essere un movimento politico fu un vero e proprio movimento di rinnovamento spirituale, i cui militanti, tramite il duro lavoro e la severa disciplina, erano chiamati a trasformarsi in eroi. Questi, ad esempio, erano votati periodicamente al “digiuno nero”, oltre che a dedicarsi regolarmente alla preghiera. La loro vita era consacrata alla povertà ed al rifiuto del lusso e della mondanità, mentre una divisione d’élite, interna allo stesso movimento, doveva votarsi al celibato. Tutto questo per destare quelle doti eroiche che più generosamente potessero spingere un legionario verso il sacrificio, sull’esempio di Ion Motza e Vasile Marin, i due martiri della Legione caduti nella guerra di Spagna da cui questa divisione d’élite prese poi il nome. Egli rimase a tal punto colpito da quest’esperienza militante che i termini da lui spesso utilizzati, “Uomo nuovo” e “Legionario”, furono presi in prestito proprio dal Movimento romeno ed entrarono così a far parte del vocabolario evoliano dopo questo fecondo incontro.

Chiude la serata l’intervento della Comunità Militante Raido, che è una delle realtà animatrici del progetto. Raido ha cercato di condensare l’insegnamento evoliano in quelle indicazioni di carattere etico ed esistenziale che potremmo chiaramente definire “Il sentiero della vita nobile”, indispensabile a tenerci in piedi tra le rovine. Sacrificio e impersonalità, rifiuto per tutto ciò che sia volgare e scomposto, senso della distanza, distacco, tener ferma la parola data, anche se possa creare uno svantaggio: questi sono quegli elementi di stile su cui si fonda la Visione spirituale della vita con cui l’uomo che ambisca a definirsi “della Tradizione” deve confrontarsi ogni giorno, per capire se è in balìa di una momentanea fascinazione o sia saldo in un nobile cammino ogni giorno più duro ed aspro. “Prima di pensare ad azioni esteriori, spesso dettate solo da momentanei entusiasmi, senza radici profonde, si dovrebbe pensare alla formazione di sé, all’azione su sé, contro tutto ciò che è informe, sfuggente o borghese”, con questa frase Evola ammonisce tutti coloro che non si accontentano della prigione dorata che è la mediocre vita borghese, che anzi vogliano scardinarla, distruggerne gli schemi, tramite un progetto, un’azione ed una condotta che siano veramente rivoluzionarie.

Chiudono la serata, a margine di quest’ultimo intervento, le parole di Evola scritte in Orientamenti, e lette da una voce rauca ma chiarissima: quella di Rutilio Sermonti. E’ sulla voce di questo Guerriero che si chiude questo primo incontro di RigenerAzione Evola. La sala, piena e attenta per tutto il tempo, dopo essersi goduta anche i pannelli della mostra “Evola+40” realizzata per l’occasione, via via defluisce… Ora sta a tutti noi dare seguito al motto dell’incontro: ripartire da Evola!

mercoledì 3 febbraio 2016

Strage del Cermis [ in memoriam ]


Fonte: www.notiziegeopolitiche.net

Quindici anni fa (oggi diciotto, n.d.r.), il 3 febbraio 1998, un caccia americano Grumman EA-6B Prowler che stava compiendo quello che ufficialmente era un volo di esercitazione sopra le Alpi trentine, tranciò i cavi della funivia del Cermis, facendo precipitare nel vuoto la cabina al cui interno c’erano 20 cittadini europei che rimasero uccisi nella strage.
L’aereo alla cui guida stavano il capitano Richard Ashby e il navigatore Joseph Schweitzer e che volava in coppia con un altro caccia dello stesso tipo era decollato dall’aeroporto militare di Aviano, utilizzato in quel periodo come punto di appoggio per le esercitazioni militari che si svolgevano durante la guerra in Kosovo e come base per mantenere il controllo sulla penisola balcanica.
I due piloti, alla loro ultima missione sulle Alpi prima di lasciare l’Italia, non esitarono a volare per puro divertimento ad alte velocità e basse quote, vietate anche dal loro regolamento, portandosi a bordo, come confessato anni dopo dallo stesso Ashby, una videocamera per fare delle riprese amatoriali.
Poco dopo le tre del pomeriggio, durante le sue evoluzioni, il Prowler andò a tagliare il cavo che sorreggeva la funivia ma, anche se danneggiato, riuscì comunque a tornare alla base.
In un primo momento le autorità militari americane cercarono di far passare la strage di cui erano responsabili per un incidente analogo a quello del ’76, in cui persero la vita 42 persone per la rottura del cavo portante dello stesso impianto, ma le bugie hanno le gambe corte e la verità non ci mise molto a venire alla luce.
La magistratura italiana pose sotto sequestro l’aereo prima che i militari statunitensi potessero ripararlo nascondendo le prove dell’accaduto e vi trovarono quindi un pezzo di cavo, che era rimasto incastrato nel velivolo dopo l’incidente, e che apparteneva alla funivia.
Nonostante le scuse di Clinton e qualche lacrima di rito da parte del governo USA, allo Stato italiano non venne ovviamente concesso di processare in Italia i due responsabili, dove probabilmente avrebbero dovuto pagare per i crimini commessi; furono invece sottoposti ad un processo-farsa in America, volto unicamente a non scalfire l’onore del Corpo dei Marines mentre, durante l’inchiesta delle autorità statunitensi sull’accaduto, dopo che la squadra investigativa originaria venne sostituita da una comandata dagli stessi Marines che tentarono addirittura di segretare le indagini; vennero insabbiate e distrutte prove che potessero incolpare i due militari, come il video girato durante il volo, distrutto il giorno dell’incidente dallo stesso Ashby e sostituito con un nastro vuoto inserito nella telecamera, come confessato dal pilota anni dopo la sua assoluzione.
A quindici anni dalla strage i nomi e cognomi dei colpevoli si conoscono benché, essendo americani, ovviamente non abbiano pagato: capitano Richard Ashby e capitano Joseph Schweitzer, responsabili statunitensi della morte di 20 cittadini europei sui cieli d’Europa: gli otto tedeschi Dieter Frank Blumenfeld 47 anni, Uwe Renkewitz 47 anni, Annelie Urban 47 anni, Jürgen Wunderlich 44 anni, Harald Urban 41 anni, Michael Pötschke 28 anni e Marina Mandy Renkewitz 24 anni, i cinque belgi Stefan Bekaert 28 anni, Sebastian Van den Heede 27 anni, Stefaan Vermander 27 anni, Rose-Marie Eyskens 24 anni e Hadewich Antonissen 24 anni,
i tre italiani Maria Steiner-Stampfl 61 anni, Edeltraud Zanon-Werth 56 anni e Marcello Vanzo 56 anni e macchinista della funivia, i due austriaci Anton Voglsang 35 anni e Sonja Weinhofer 22 anni.
I due polacchi Ewa Strzelczyk 37 anni e Philip Strzelczyk di 14 e l’olandese Danielle Groenleer di 20.


sabato 30 gennaio 2016

Bllody Sunday [in memoriam]


“Molti irlandesi hanno dato la vita per raggiungere questa libertà e so che molti altri ancora, io incluso, continueranno a darla finchè la libertà non sarà raggiunta.”
Bobby Sands

Bloody Sunday, 30/01/1972 - 30/01/2016

mercoledì 27 gennaio 2016

Un coro ipocrita di richiamo ai “diritti umani” in occasione della visita del presidente iraniano da parte degli alleati dell’Arabia Saudita


di Luciano Lago (Fonte: http://www.controinformazione.info)
Non poteva esserci migliore occasione per tutti gli esponenti dei media e delle forze governative per sottolineare il proprio attaccamento alla questione dei “diritti umani”, con la visita del presidente iraniano Rouhani in Italia.
Il presidente Rouhani è stato ricevuto dalle massime autorità politiche italiane, dal Presidente Mattarella al premier Matteo Renzi e  dal Ministro degli esteri Gentiloni.
L’incontro con Rouhani, accompagnato da una ampia delegazione, segna l’inizio dei rapporti commerciali con l’Italia che potranno essere molto profiqui, dato il potenziale rappresentato dal questo importante paese che era rimasto per anni sottoposto ad embargo e sanzioni da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.


Tuttavia la pregiudiziale anti iraniana, per essere queste paese colpevole di non essersi voluto uniformare all’egemonia degli Stati Uniti e delle potenze occidentali, rimane molto forte e diffusa fra i media e fra i vari esponenti politici della sinistra filo atlantista e lo si è visto nei commenti su giornali e TV del sistema.

Il rispetto dei “diritti umani” viene invocato a più riprese dai “soloni” della sinistra mondialista, quelli che sono i grandi amici della monarchia Saudita, il paese dove ai dissidenti si mozza la testa in pubblico, le donne vengono lapidate se adultere ed il paese dove, coloro che si macchiano di apostasia (eresia dall’Islam) vengono sottoposti a pena capitale.
Per quello che riguarda i rapporti commerciali con l’Arabia Saudita, nonchè l’alleanza militare che lega questo paese alla NATO, queste medesime persone non si sono mai fatte scrupoli, non risulta che abbiano mai fatto appelli al governo di Rijad per il rispetto dei “diritti umani” a cui sono tanto sensibili. Lo fanno invece per l’Iran, un paese che, guarda caso, si è sempre contrapposto al dominio imperiale degli Stati Uniti e di Israele.

Così è stato lanciato un coro di appelli per ricordare alle autorità italiane di parlare della violazione dei diritti umani in Iran dalle varie associazioni (sovvenzionate da ben noti ambienti) come “Amnesty International”, “Nessuno Tocchi Caino”, Equality Italia, oltre che appelli dal Partito Radicale, dall’ Associazione Luca Coscioni, dall’ Arci, dall’ArciGay, dai Radicali Italiani, da “Certi Diritti”, ” ArciLesbica”, Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, “Eraonlus”, “Non c’è Pace senza Giustizia”, Lega Italiana dei Diritti Umani, Hope, GaiaItalia.com, Comitato Helsinki, ecc… L’ex ministro degli Esteri Emma Bonino, non si è risparmiata nel ricordare tale questione dei diritti umani come prioritaria e qualcuno, la ISF (associazione per la Libertà di Stampa) ha persino rinfacciato all’Iran di essere ” un regime che disconosce qualunque rispetto dei diritti umani, in patria come all’estero, come dimostra l’attività di Pasdaran e Hezbollah al fianco del governo di Bashar al Assad in Siria”.

Quindi si scoprono le carte e si comprende quale sia uno dei veri motivi di astio dei filo atlantisti nei confronti dell’Iran: il fatto che l’Iran stia aiutando e sostenendo l’asse della Resistenza (Siria-Hezbollah libanese) contro l’aggressione dell’esercito dei mercenari jihadisti inviato da Arabia Saudita, Qatar e Turchia per sottomettere e smembrare la Siria e farlo divenire una colonia dell’Arabia Saudita e della Turchia con il patrocinio USA.

L’Iran con il suo sostegno (assieme all’intervento russo) si è messo d’ostacolo ai piano di USA, Arabia Saudita, Turchia ed Israele e questo non gli viene perdonato.
Si è fatto sentire (non poteva mancare) anche l’ambasciatore israeliano a Roma Naor Gilon il quale ha espresso l’auspicio che l’Italia faccia chiaramente capire a Rohani, che ci sono “valori” e “sbarramenti” dell’Occidente che la Repubblica islamica deve rispettare, non solo nel capitolo del nucleare. Si tratta naturalmente di quei valori che invece le autorità israeliane, come noto, sicuramente “rispettano” quando hanno a che fare con la popolazione palestinese. Si è visto. Vedi: Deputata svedese sollecita un’indagine approfondita sui crimini di guerra israeliani

Eppure, se tutte queste “benemerite” associazioni e tanti autorevoli esponenti della politica e della cultura, avessero davvero avuto a cuore il “rispetto dei diritti umani”, avrebbero avuto una buona occasione per lanciare un appello, in questi mesi, per far cessare la campagna di bombardamenti e di massacri che proprio le autorità dell’Arabia Saudita, con la complicità di USA e Gran Bretagna, stanno conducendo contro la popolazione yemenita, rea di non volersi sottomettere al dominio dei monarchi di Rijad.

Una campagna militare di bombardamenti che, assieme al blocco degli aiuti ha prodotto migliaia di morti fra i civili, donne e bambini nello Yemen, con distruzione di ospedali, scuole e di abitazioni civili.  Vedi: Crimini di guerra nello Yemen
Purtroppo si tratta di una guerra che i media occidentali volutamente oscurano per coprire le vergognose complicità dell’Occidente, dove non ci sono appelli per i “diritti umani”, non ci sono marce e documenti di denuncia. Quelli si fanno soltanto contro l’Iran, reo di non accettare il dominio imperiale del “nuovo Ordine Mondiale” stabilito dal “paese eccezionale” del “premio Nobel” della pace, Barack Obama e dei suoi reggicoda europei.

martedì 26 gennaio 2016

Presentazione del "3° Quaderno di Formazione del Militante della Tradizione" - Bari



Nuova tappa del tour di presentazione del "3° Quaderno di Formazione del Militante della Tradizione"...
Dopo Roma, Bologna e Catanzaro, e a breve Milano, il 7 Maggio andremo a BARI !

*** A brevissimo altre news per FIRENZE e TRIESTE che ci ospiteranno nel mese di Aprile ***


sabato 23 gennaio 2016

Adesso è di sinistra sfruttare i poveri…


(Fonte: http://www.maurizioblondet.it)
Sembra che alla fine, “l’utero in affitto” non diventerà legge in Italia.  Alle femministe è venuto qualche dubbio… Lo ha condannato, come pratica degradante della donna, anche il parlamento europeo. Però in Italia è stato parte della “grande lotta progressista sulle unioni civili”, del ddl Cirinnà. Beninteso lo “utero in affitto” in Italia è reato, ma la Cirinnà non vuole che siano punite le coppie che vanno all’estero per affittare uteri. La Cirinnà e, notoriamente, progressista, come il suo partito, che un tempo si proclamava difensore della classe operaia, degli sfruttati in genere.
Ora, la coppia italiana che va’ in Pakistan, India o Ucraina per procurarsi l’utero in affitto, trova donne giovani e poverissime, le fa’ ingravidare a pagamento, fa’ condurre a loro la gestazione, e poi gli prende il bambino. La madre affittata viene pagata con qualche migliaia di euro. Perde ogni diritto sul bambino; ma che vuole? E’ stata pagata.
Questo è – tralasciata ogni altra considerazione – sfruttamento della povertà. Anzi peggio, della miseria del Terzo Mondo su cui una volta era “di sinistra” commuoversi e indignarsi.   Come il traffico di organi, come quelli che comprano un rene da un miserabile indiano o ucraino. E’ un’azione che dovrebbe suscitare l’indignazione “di classe” di un partito che un tempo era “avanguardia del proletariato” e lottava “a fianco degli sfruttati”.
Adesso il PD, gli sfruttati, li sfrutta. Per la Cirinnà la coppia ricca che torna col figlio   deve essere immune dalle conseguenze penali che prevede la legge italiana per chi faccia la stesa cosa in Italia; ovviamente dà un grande sviluppo al mercato, già fiorente, dell’utero delle povere in affitto, di cui si occupano grosse agenzie internazionali: mettono in contatto la domanda e l’offerta. E ciò, adesso, è progressista. Le Repubblica ci scrive sopra mielosi reportages: “Noi donne divenute madri grazie all’utero in affitto”. Dove una ricca italiana   racconta di quando ha visto l’utero che aveva pagato a Delhi: “Emozionante. Con mio marito Abbiamo conosciuto Latika, capelli scuri e un grande sorriso, accanto aveva suo marito che fa il conducente di autobus. Abbiamo parlato in inglese di quello che ci aspettava, delle nostre storie, dei motivi che avevano fatto incrociare le nostre vite: lei lo faceva per i suoi due figli, per pagargli un’istruzione superiore. Per tutta la gravidanza abbiamo chiacchierato, comunicato via skype, tenendoci in contatto mentre il desiderio cresceva e si faceva più reale”.
“Il desiderio cresceva”: impagabile – i ricchi,i desideri se li soddisfano, hanno i soldi. E lei, la donna indiana che ha dato l’utero (fecondato con lo sperma del marito italiano)? “L’ha fatto per dare un’istruzione ai suoi figli”.
La Repubblica osa la domanda:
Non è sfruttamento dei ricchi sui poveri?
Risposta di “LAURA”, l’italiana ricca: “Quello purtroppo c’è in tutto il mondo, basti pensare ai minorenni sfruttati nelle fabbriche, alle ragazzine vendute sulle strade senza che nessuno si scandalizzi. Qui almeno c’era un rapporto tra adulti consapevoli, una libera scelta. Io, se fossi stata al posto loro, nella loro situazione, probabilmente avrei fatto la stessa cosa”.
Adesso, dunque, lo sfruttatore della miseria è progressista e illuminato se risponde: “Lo sfruttamento? C’è in tutto il mondo”. Una volta era una frase da capitalista odioso, che se ne infischia dei poveri; una volta, il progressista militava per “la liberazione degli oppressi”, accusava il ricco,il “filisteo” borghese, che si accomodava dell’ingiustizia sociale, essendone il favorito.  Era progressista, una volta, voler mettere fine per sempre allo sfruttamento dei ricchi sui poveri; adesso non più. Adesso chi si oppone alla compravendita delle donne povere perché si facciano ingravidare, non è progressista: è oscurantista, cattolico reazionario, omofobo.
E’ proprio un modo comune di sentire, a sinistra;   una callosa abitudine, lo sfruttamento del povero.   Non se ne accorgono nemmeno. Alessandra Moretti, la candidata del PD alle regionali del Veneto, ha una cosa in mente:   come alloggiare quanti più profughi e immigrati clandestini dal Medio Oriente? Questo è progressista: accogliamoli tutti. Specie nelle regioni reazionarie che votano Lega. La Moretti sa anche come fare: “I pensionati ospitino gli immigrati nelle loro case. Un pensionato che ha un assegno esiguo potrebbe arrotondare ospitando un profugo a casa sua: circa 35 euro al giorno sono una buona cifra per chi ospita nella propria casa un immigrato”.
Già: magari un immigrato maschio e minaccioso che terrorizza la vecchietta sola, che depreda il fragile vecchietto e gli porta in casa chissà chi, o la usa come base per lo spaccio, o che lo ammazza addirittura. Ma il povero riceverà 35 euro dallo Stato, una pacchia (glieli porterà via l’immigrato di sicuro) . Ma perché non comincia lei, la candidata progressiste Moretti? “Ospitare un profugo a casa mia? mi pare paradossale”. Eh certo, mica ha bisogno, lei, dei 35 euro.
Nemmeno si rende conto che quel che propone, la progressista, è sfruttamento della miseria. Di più: un insulto alla miseria.   I pensionati sono bisognosi, dunque li subaffittiamo agli immigrati; la burocrazia inadempiente pubblica ha prodotto sette milioni di pensionati a 500 euro al mese, e perché dovrebbero schifare di mettersi in casa un negro, un afghano, un musulmano siriano, e fargli da servo?
E si noti il tono con cui la tizia fa’ la sua proposta: un tono, come dire?, padronale. Con la più callosa incoscienza e insensibilità per la situazione reale degli “anziani” di cui straparla, povera vulnerabile parte della società che più vive nella paura degli “extracomunitari”, e ben a ragione.   E’ l’illustrazione involontaria di come l’oligarchia dei pubblici parassiti si sentapadrona del popolo italiano, che tassa per estrarne i proprio stipendi milionari, e della enorme parte di assistiti che mantiene in miseria al suo servizio. Ci hanno svenduto a stranieri il patrimonio pubblico che ci apparteneva (le privatizzazioni). Ci considerano loro servi. E sono progressisti.
L’idea della Moretti sta sul piano di quella attribuita (falsamente) a Maria Antonietta: “ il popolo non ha pane? Mangi la brioche”. Ma se anche l’avesse detta, Maria Antonietta aveva la scusante d’essere nata aristocratica, e non aver mai preteso di definirsi progressista. Invece la Moretti è “democratica” e dunque progressista per definizione. E’ di sinistra.  Una volta era di sinistra “lottare” per aumenti di pensioni e salari. Adesso è di sinistra insultare i poveri e i vecchi e cercare di metterli a servire degli ospiti indesiderati,   ignoti e pericolosi. E’ di sinistra sottometterli a prestazioni sgradevoli e pesanti per una paga da fame: una volta si chiamavano corvées; ma era l’Ancien Régime monarchico, mica la democrazia.
E’ proprio una mentalità generale che ha conquistato il progressismo, che l’ha invertito dalla sua posizione storica. In tutta Europa. Dopo i fatti criminali commessi dai “profughi” jihadisti a Colonia, i media progressisti hanno taciuto per non essere “discriminatori”. Adesso s’é saputo che cose peggiori hanno commesso in Svezia, da mesi, i cosiddetti profughi musulmani contro le donne,   e il governo stesso ha taciuto e non punito né perseguito i colpevoli. Omertà progressista. Perché? Per non violare i “diritti umani” si tacciono e non si puniscono gli stupri di massa. E’ proprio così: in nome di “diritti” astratti, nemmeno mai definiti (1), si consente la violazione del diritto più elementare, primordiale e certo, quello all’intimità della propria persona fisica.
Il Progressismo già s’era ridotto a perseguire, definendole come “conquiste di sinistra”,   legalizzazioni mortuarie e cadaveriche come l’aborto, l’eutanasia, il rimestare embrioni congelati, l’uso di stupefacenti. Adesso adotta come “avanzato” e innovativo lo sfruttamento dei ricchi sui poveri. Forse sarebbe arrivato il momento che la sinistra si facesse un esame di coscienza. Se avesse coscienza.   Resta l’utilità di un esame intellettuale curioso: com’è arrivato, il progressismo, alla sua stessa inversione? La risposta è forse nella domanda. Da quando il progressismo ha adottato come suo compito i “diritti” degli invertiti, non poteva che finire così, nell’inversione di tutti i valori.

Note
1 – “Dogmi fluidi, liberamente reinterpretati”: così magistralmente li definisce Giuseppe Reguzzoni (Il liberalismo illiberale, come il politicamente corretto è divenuto la nuova religione civile delle società liberali – Antaios, 2015, euro 13). “Mentre l’Europa e l’Occidente lodano il resto del mondo quando rispetta i diritti umani e arriva persino a porre il rispetto di questi ultimi come condizione per fornire aiuti umanitari, i politici europei si rifiutano di stabilire in maniera obbiettiva quali siano i contenuti reali di questi diritti”. Da qui “i tratti di slealtà che sono caratteristici del linguaggio politicamente corretto” che guasta nel profondo la civiltà cosiddetta occidentale.
Maurizio Blondet

giovedì 21 gennaio 2016

Il flop "Garanzia Giovani"



Doveva essere la risposta “Europea” alla disoccupazione giovanile, si è rivelato un vero e proprio flop: il progetto “garanzia giovani” è tutto tranne che una garanzia. Il Piano Europeo, infatti, avrebbe dovuto tramite i fondi stanziati (1,5 miliardi di euro) favorire l’inserimento nel mondo lavorativo dei giovani disoccupati. In pratica, un’opportunità sia per l’azienda  di assumere un ragazzo senza costi, e sia per il tirocinante di farsi conoscere e intraprendere un percorso lavorativo. Insomma sembrava la svolta per poter sbloccare una situazione, quella della disoccupazione giovanile, in Italia buia come non mai.
Ma  sono numerosissime le testimonianze,  rintracciabili su internet, di ragazzi che dopo quattro mesi dall’inizio del tirocinio ancora non hanno visto un euro, alcuni addirittura ancora niente al sesto mese, quindi dopo aver già concluso il periodo di lavoro previsto. Alcuni, non riuscendo più a sopperire alle spese,  hanno dovuto rinunciare.  
Il progetto si è rivelato, infatti un macchinoso sistema divora – soldi (soprattutto nel centro-sud) dove il grosso dei fondi stanziati è andato alle aziende private, agenzie del lavoro o Enti di formazione. Il tirocinante, costretto ad un interminabile odissea burocratica, è infatti sottoposto al controllo di un “terzo” che si frappone fra lavoratore e azienda. E così che, ritrovandosi a lavorare gratis per mesi e mesi, il giovane deve anche sopportare inutili spostamenti in auto, attese e telefonate per compilare carte con persone che nulla c’entrano col proprio impiego. Perché in tutto questo losco giro, ottenere il rimborso è una vera e propria battaglia, dovendo combattere con Enti, centri per l’impiego, Regione e Inps, i quali totalmente impreparati e incompetenti, altro non sanno fare che scaricare continuamente barile. Tanto che per poter capirci qualcosa, molti ragazzi si sono riuniti nei social network per potersi scambiare a vicenda numeri e contatti ai quali fare riferimento. A dir poco assurdo.
Il ragazzo può solo sperare nel buon cuore del datore di lavoro, che eventualmente può anticipare il pagamento. Ma spesso anche quest’ultimo ha solamente colto l’occasione per “sfruttare” un giovane a costo zero, per il periodo prefissato, e poi tanti saluti.
Questo progetto, che doveva essere la svolta, si è dimostrato (com’era da aspettarsi) solo che una presa in giro, in quanto anziché essere visto come occasione per creare nuove opportunità di lavoro, si è rivelato solo una opportunità di guadagno per tutti, tranne che per il giovane.

Il che conferma, come ci insegnatoci da Codreanu, che un programma può anche essere perfetto ma se la qualità umana che lo porta in atto è scadente, non ci sono possibilità che esso vada a buon fine. Ed essendo ormai l’Italia preda di egoisti, approfittatori e mangiasoldi, il risultato non poteva essere che questo.  E’ inutile illudersi che progetti come “Garanzia Giovani” possano cambiare le cose: se prima non si cambia la qualità umana, niente potrà migliorare la situazione.

AzionePuntoZero

martedì 19 gennaio 2016

Jan Palach [in memoriam]



"Volti grigi senza nome, soldati rossi e terrore
Giù le mani dal mio paese, il mio sangue lavi le offese
Una piazza, strade vuote, solo un uomo e un altare
Sacrificio per l'onore, sul rogo un giovane muore!"

Jan Palach, 

19/01/1969 - 19/01/2016