martedì 9 marzo 2010

La libbra di carne avvelenata da Moni Ovadia al Teatro Traiano

Avevamo quasi abboccato, poi quasi un sesto senso, le indiscrezioni, gli interpreti, il dubbio. Vuoi vedere che avremmo dovuto assistere alla solita lezioncina di Moni Ovadia su quanto siamo cattivi noi "goim"? Cianciano di teatro militante e didattico, in realtà usano shakespeare per i propri fini, un grimaldello mieloso per trasmettere un senso di colpa che, ribadiamo all'eletto MONI, non ci assalirà, può starsene in pace. Preferiamo il buon vecchio William, rispetto a Moni e Shel, ha sempre molto da insegnare. Molto.


Il teatro dell'impegno con Moni Ovadia al Traiano
(Da TRC giornale che gentilmente ringraziamo)

Il teatro militante, dell'impegno e della rappresentazione didattica approda al Traiano nelle tre rappresentazioni di "Shylock il mercante di Venezia in prova" proposto da Moni Ovadia che ne cura la scrittura e la regia con Roberto Andò. Una rappresentazione difficile da dimenticare per intensità e teatralità con Shel Shapiro nei panni dell'ebreo. La prova generale di cui parla il titolo avverte lo spettatore che non si troverà a seguire il Mercante di Venezia di Shakespeare con il suo lieto fine e le annesse riflessioni sul denaro, il potere, la crudeltà dell’animo. Ad andare in scena è il teatro militante, la lezione ricca di citazioni, provocatoria e potente di Moni Ovadia che comanda la scena dal suo trespolo. Non è il teatro classico che i forzati dell’abbonamento, per dirla con una citazione dello stesso Ovadia, magari digeriscono perché in scena c’è il protagonista con carriera cine televisiva alle spalle. Qui l’impatto è forte, e se qualcuno si alza e se ne va, se il dubbio domina il dopo spettacolo, è perché questo teatro è diventato raro e difficilmente appagante, impegnativo e poco o nulla edificante. L’ospedale manicomio mattatoio che domina la scena con le reliquie di carne umana appese ai lati e da un enorme schizzo di sangue sopra uno specchio sul fondale è il luogo in cui si svolge la lezione. La vicenda di Shylock, uno Shel Shapiro in barella, viene condotta dal regista Moni Ovadia con incursioni frequenti sul tema: il teatro nel teatro, i personaggi che rappresentano se stessi come nei Sei personaggi pirandelliani, che educano il pubblico con le ballate dell’orchestrina nel più classico Brecht. E allora più che la storia di Shakespeare viene proposto con durezza, con l’urlo ricorrente di Moni Ovadia, il filo spinato che congiunge la diversità: l’ebreo Shylock l’archetipo dello strozzino senza nessuna umanità da cui deriva la convinzione antisemita che culminerà con l’olocausto, e poi l’omosessualità di Antonio, appena accennata in Shakespeare, e qui messa nella giusta evidenza con l’effeminato Bassanio, come la figura del rom che compare nel finale e la cruda versione di Porzia seminuda e sempre pronta all’amplesso. Difficile riportare gli elementi che compongono la lezione. Una rilettura molto limitata che non può afferrare i tanti riferimenti alla contemporaneità, compresa lo sferzante accenno al triste panorama teatrale di oggi e ai forzati dell’abbonamento. Uno spettacolo con un impatto devastante, di teatro impegnato, su cui occorre pensare e riflettere a luci spente e anche dopo. Una grande prova di teatro, curata nei particolari e nei personaggi, con un gruppo bravissimo d’interpreti a cui va il merito di saper sostenere il difficile compito di sostanziare le forme, di offrire contenuti, magari complessi e scomodi, senza ammiccamenti. E questo ha lasciato qualche perplessità e tenuto a bagno maria il pubblico del Traiano.

Preferite..... l'originale...

http://it.wikipedia.org/wiki/Il_mercante_di_Venezia

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