Fenomenologia del Carraffa pensiero, su identità, religione e civiltà
Sarebbe dovuto accadere, prima o poi
Dopo esserci sorbiti nei giorni precedenti le divertenti considerazioni di Flachi della Giovane Italia, circa un rinnovato impegno politico della sua compagine che a memoria di ogni essere senziente non se ne ha traccia dall’autunno scorso, se non per qualche dichiarazione alla stampa, oggi, dalle pagine dei giornali e dei siti web locali abbiamo dovuto trangugiare l’ennesimo pappone riscaldato di un altro giovane virgulto del PDL locale. Il presidente di Nuova Italia Carraffa ci illumina con le sue considerazioni riguardo il dialogo tra le religioni. Ora, finchè si rimane nel recinto di una “attività” politica fatta di comunicati e deleghe di natura ectoplasmatica ci si può anche stare – ci riferiamo alla sua delega all’Arrow Bio che avrebbe dovuto fargli pronunciare almeno qualche sillaba sulla questione megadiscarica di Allumiere - ma, quando si inizia a rimaneggiare considerazioni su temi così delicati, non si può bluffare. Su alcune questioni delicate e di livello alto, che necessitano di una stratificazione culturale, una preparazione politica notevole e di esperienza decennale, si deve avere la decenza di lasciare spazio a chi di queste cose ne parla con cognizione di causa. Non possiamo riportare integralmente l’intervento, perché lo spazio non ci verrebbe ovviamente concesso e dalle risate non riusciremmo a continuare a scrivere, cionondimeno possiamo esimerci dall’invitare l’esponente del PDL ad evitare considerazioni storiche strampalate, difendere valori come l’identità culturale e religiosa dei popoli che nemmeno sa dove stanno di casa, confondere dialoghi tra persone e capacità di confronto tra civiltà. Tutto ciò solo per antipasto, quando poi si avventura in considerazioni circa “aprirsi senza paure alle diverse culture, parte delle quali, non sempre nei loro paesi assumono nei confronti della nostra cristianità lo stesso atteggiamento. “ e a “minoranze che mettono l'occidente di fronte a drammi che sperava di non dover mai conoscere” e “che una irreversibile e selvaggia globalizzazione tende a mettere tutto in discussione, solo riscoprendo e tramandando intatte le nostre radici alle generazioni future” arriviamo veramente a delle esagerazioni da avanspettacolo. In un frullato tra civiltà europea e occidente, criticando la globalizzazione che è espressione del modello democratico liberal-capitalistico a cui si “ispira” politicamente, senza alcuna capacità di esprimere il proprio orizzonte di valori, l’appartenenza ad una religione, il modello politico e culturale a cui fa riferimento – sarà forse il pareggio di bilancio? – spera di guadagnare visibilità a buon mercato. Gentilmente, capiamo che lo spazio nel centrodestra è abbondante e specialmente l’ala destra è particolarmente scoperta ma non esageriamo. Comprendiamo le mosse per assumere la fisionomia di “un qualcosa di destra” che non sia la parte dei “mastini di moscherini” che non perdono occasione per azzannare gli antagonisti. La politica è una cosa seria, i riferimenti politico-culturali anche, l’appartenenza ad un mondo di valori con un certo suo stile ed una sua linea di condotta. Qui non stiamo a carnevale che ogni scherzo vale e che ogni costume fa una parte. Al giovinotto, consigliamo un low profile per dirla alla yankee che tanto ama. Magari qualche buona lettura con qualche autore di riferimento, gli consigliamo Adriano Romualdi, magari una schiarita di idee tra destra centro e sinistra potrebbe dargliela. Forse più opportunamente potrebbe altresì chiederla, al suo punto di riferimento Gianni Alemanno che spesso si recava alla libreria Europa, sempre che non le abbia dimenticate …..
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