“Alla faccia dei debolucci di spirito” è stato il motto provocatorio con il quale è stato lanciato questo incontro. Di certo non può dirsi dei combattenti della RSI che come al solito ci hanno onorato della loro presenza. Ma non “il solito” incontro: sia perché sono le loro parole a scaldarci gli animi e ad alimentare ogni volta il nostro cammino militante sia perché, domenica scorsa, a Civitavecchia è stata anche l’occasione per presentare il libro “Atmosfere in nero” edito da Settimo Sigillo con Roberta Di Casimirro, membro del comitato scientifico delle Biblioteche di Roma e il professore Mario Merlino, autore del libro. La presenza dei combattenti si vede e si sente: l’Avv. Niglio ironizzando sulla sua presenza ha chiesto cosa ne faranno di lui tutte le circa quaranta persone presenti, descrivendosi come un reperto archeologico, che, come gli è stato risposto prontamente, se così fosse, l’avremmo invitato ad un museo e non in un posto di combattimento quale è stato l’incontro di domenica. Linea di combattimento, trincea militante a cui naturalmente sono le loro parole e presenza a dare autorità. Come quelle di Stelvio Dal Piaz, che portando i saluti del camerata Antonio Pedrini, non potuto essere fisicamente tra noi per motivi di salute ma la cui presenza si è sentita ugualmente con forza (a lui mandiamo i nostri più cari auguri di una pronta guarigione), ha preso la parola per primo “aprendo il fuoco” e riscaldandoci gli animi. Sono bastati le presentazioni e i ringraziamenti iniziali di un militante di Azione Punto Zero per dare al combattente delle Brigate nere la possibilità di ricordarci gli sforzi continui a cui dobbiamo sottoporci: loro, “prodotto” dello Stato fascista, normalmente crebbero come fiori in un giardino rigoglioso; noi, nati nel fango moderno, con fatica cerchiamo di esserlo quotidianamente. Forse, come ha ripetuto lo stesso Stelvio, è questo il grande miracolo. Ma di fronte ai loro sguardi e alla loro presenza la sensazione è quella di essere su un cammino che forse non terminerà mai prima di raggiungere le vette che loro stessi hanno conquistato.
Il suo augurio che la Stirpe, dal suo percorso carsico, riemerga fuori lo facciamo nostro con fede e coraggio. È proprio di Stirpe e di aristocrazia spirituale che parla il libro che gli ospiti hanno presentato. Di esempi di umanità e virtù, come ci ha ricordato Roberta, che non si potranno mai leggere sui libri di storia, citanti solo trattati e grandi battaglie, ma che qui, nelle cinque storie scritte da Mario, vengono raccontati. La “piccola storia” di chi non si arrese e scelse la “strada sbagliata”. Questo libro, ricorda la giornalista, consegnerà insieme ad altri quella verità storica che da anni viene rifiutata. Un libro di racconti che ovviamente non si racconta, ha proseguito Mario, ma del quale si può spiegare la funzione: citando un passo di Platone, l’autore ha ricordato che agli dei è concesso tutto tranne che negare il passato. Gli uomini invece lo possono fare e la storia dimostra che l’hanno fatto.
Noi invece che godiamo della loro presenza dobbiamo ricordare gli uomini del passato vissuti in quel giardino. Uomini che seppero restare in piedi anche di fronte al giardino che crollava. Sarà anche un miracolo, come ha ricordato Stelvio, che uomini nati nel mondo di oggi si ritrovino con loro e decidano di mettersi in marcia ma di fronte al loro esempio cosa possiamo essere noi che cadiamo anche per dei sassi nelle scarpe? Raccontandoci sue esperienze da professore e militante, Mario ci ha ricordato dello spartiacque tra la “levatura” morale di partigiani come Cossutta che, in un incontro in Parlamento con i suoi studenti, non esitò a dire che i fascisti non erano uomini, “al massimo i Tedeschi”, e che meritavano la fine che fecero; e la fede e il coraggio di chi come Giovanna Deiana, rimasta cieca in un bombardamento, aveva supplicato di essere accolta nel Servizio Ausiliario pur di difendere la Patria. Due tipi umani le cui differenze sono tanto profonde da non poter essere dimenticate dalla storia. Con l’intervento di Mario si è conclusa la presentazione del libro ma non l’incontro, proseguito col pranzo comunitario con tutti gli ospiti e i presenti. Incontro che non può che proiettarci verso nuove conquiste e vittorie militanti, carichi dell’esperienza vissuta grazie ai combattenti seduti accanto a noi in una tavola imbandita.
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