domenica 16 settembre 2012

LA TERRA MUORE DI CANCRO - Rutilio Sermonti


COMUNICATO 27

LA TERRA MUORE DI CANCRO

La Terra è ammalata di cancro, e in una fase tragicamente avanzata della tremenda malattia di cui non si conoscono le cause nè i rimedi. E la forma di carcinoma che l'affligge ha addirittura un nome latino: si chiama Homo sapiens. Non è questa una figura retorica, bensì una precisa diagnosi, fondata su una sindrome che non lascia spazio ad equivoci. I carcinomi, o tumori maligni, possono infatti assumere svariate forme e collocazioni, ma sono tutti caratterizzati dal fatto che un gruppo di cellule di un organismo vivente prende ad assumere uno sviluppo abnorme e teratologico, al difuori della collaborazione e dell'armonia esistente tra tutte le altre, sino a provocare la necrosi di esse e la morte dell'organismo, comprese le cellule neoplastiche "colpevoli". Ora, se guardiamo a tutta la Terra e alla vita che la popola come a un tutto organico in perfetto equilibrio, e alle singole specie come componenti di quell'equilibrio, non può non colpirci con assoluta evidenza come la nostra specie abbia felicemente e orgogliosamente assunto in esso il ruolo di fenomeno canceroso. E' l'unica specie che sia riuscita a inventarsi una pletora di false esigenze, tale da costringerla ad esercitare sulle altre specie e sullo stesso mondo inanimato una predazione smodatamente superiore alle risorse del medesimo. E' l'unica specie i cui modi di vita provocano gran copia di rifiuti inutilizzabili, o addirittura tossici e mortiferi, che rendono invivibile il pianeta per loro e per le altre specie. E' l'unica specie convinta di avere tutti i "diritti" a carico delle altre, senza nulla dover dare in cambio. E' l'unica specie il cui scopo e vanto consista non nell'affrontare le difficoltà e i pericoli che fanno parte della "lotta per la vita" di ciascuna, bensì mentendo e ingannandosi a vicenda sui medesimi, al punto da darsi una gerarchia fondata sui mentitori più abili.
E' l'unica specie il cui sforzo non sia quello di impiegare al meglio le qualità e attitudini naturali di dotazione, bensì di vivere disprezzandole e sostituendole con espedienti più "comodi" e meno "faticosi", con l'inevitabile effetto di atrofizzarle. E', di conseguenza, l'unica specie composta per la quasi totalità di malati. Come "sapiens", non c'è male, ci sembra !
Se poi, dalle modalità dell'azione umana passiamo ai suoi effetti sulla totalità dell'armonico ordine ecologico, l'analogia con il suo valore cancerogeno ci colpisce in modo ancor più clamoroso. Entrare nei dettagli sarebbe troppo lungo, e peraltro inutile, dato che , dal lontano "Silent spring" della Carson, non è mancato un crescendo di denunzie dell'autentica strage che l'umanità civilizzata ha perpetrato intorno a sè.
Gli sventurati che vengono colpiti individualmente dal cancro, in misura sempre crescente, conoscono bene il significato tremendo della parola metastasi. Dopo qualche tempo dalla comparsa del focolaio iniziale, qualche frammento, anche microscopico, del tessuto infestato, si distacca da esso e, seguendo i vasi sanguigni o linfatici che lo toccano, migra verso altre zone dell'organismo, e si fissa in genere a proliferare a sua volta con la consueta rapidità in altro punto delicato per la sopravvivenza. E' la compiuta invasione del male, è la sconfitta della vita, è l'affanno dei palliativi per ritardare la fine. Unico rimedio efficace è la precoce diagnosi di tumore iniziale e il pronto intervento chirurgico per asportare tutto il focolaio prima che i paventati distacchi abbiano luogo.
Ma non intendiamo quì occuparci delle forme individuali, se non come similitudini o paradigmi dell'orrenda realtà del cancro della Terra, determinato dall'Uomo. Dobbiamo quindi chiederci se il fenomeno delle metastasi sia riscontrabile anche sul piano terracqueo. Ebbene: non solo è riscontrabile, ma appare oltremodo più grave. Non solo gli agenti cancerogeni della biosfera hanno le loro reti di distribuzione dai luoghi d'origine, nei corsi d'acqua, sul terreno e persino nell'aria e nei venti (fumi, gas. aerosol, particelle radioattive, ecc), ma ad essi si aggiunge un altro, che è il più impalpabile ma anche il più negativamente efficace. Si tratta della trasmissione mentale. L'Uomo-cancro ha saputo mettere al servizio della causa dell'annientamento della Terra che lo ospita anche quella che si dice sua unica prerogativa: la mente. Manipolando massivamente le menti più deboli e impreparate, le forze operanti del cancro sono riuscite a far cessare quasi del tutto quella naturale resistenza detta istinto di conservazione, e a generare addirittura favore ed entusiasmo (progressismo) a favore della diffusione dell'orrenda malattia. Si è giunti così ben presto, non più di cent'anni, a superare il momento in cui si potesse pensare al radicale intervento chirurgico che anticipasse le metastasi. E siamo qui, a contarci le ore.
Consultando la storia, per renderci almeno ragione della caduta che ha fatto dell'umanità la nemica della Terra, non ci sembra punto utilizzabile il mito biblico-sumero del peccato originale e dell'espulsione dall'Eden. Rispetto alla durata dell'esistenza dell'Uomo al mondo, il tradimento risulta infatti chiaramente non essere stato "all'origine", bensì molto recente. Ed esistono tuttora piccoli popoli (cosiddetti selvaggi) che non vi hanno avuto alcuna parte nè colpa. L'epoca può essere indicata con buona approssimazione come il XVIII secolo dell'era volgare, contemporanea cioè all'avvento dell'illuminismo e all'invenzione delle "ideologie". Prima, invero, può essersi commesso qualche errore ( il peggiore, anch'esso paleontologicamente recente, l'adozione del denaro ), ma nulla di paragonabile all'impegno frenetico, continuo, spasmodico a sovvertire le eterne leggi della vita, adibito senza scrupoli e con puerile cocciutaggine, al canto di inni trionfali, nel breve attimo di tre secoli circa. Si giunge anche a correggere l'affermazione apodittica da noi fatta all'inizio, che attribuisce il tradimento alla "Umanità". L'iniziativa fu invero della Razza Bianca, abitante l'Europa e successivamente insediatasi oltre Atlantico. Il coinvolgimento delle altre razze fu successivo, ed ebbe già il carattere che abbiamo definito metastatico. Nè si deve porre il piede nella tagliola della grande frode nota come democrazia. Essa è nè più nè meno che l'escogitazione di astuti criminali per poter compiere impunemente le peggiori infamie, attribuendone la paternità al popolo. Rettifichiamo quindi anche l'accusa che abbiamo levato contro i popoli bianchi. Gli "untori" del cancro che uccide il nostro pianeta, non furono i popoli, ma i loro padroni, palesi ed occulti: gli specialisti dell'inganno. Anzi, più che gli untori, furono loro stessi il cancro che condanna a morte tutto ciò che ancora sopravvive. I popoli come tali, altre colpe non ebbero che la loro stoltezza e la loro viltà, che li rese e tuttora li rende succubi dei propri assassini. Non si finisce mai di riflettere: non è vero neppure che un estremo tentativo di tempestivo intervento chirurgico non vi sia stato, anche per il geo-cancro. Un tentativo eroico che diede un fremito di speranza dall'Italia alla Germania, dalla Spagna all'Argentina, dalla Romania al mondo Arabo, dalla Finlandia al Giappone, e persino ai figli migliori dei popoli asserviti nelle gerarchie ufficiali alla turpe congiura. Anch'essi erano uomini, erano popoli, erano capi, assai migliori e più degni dei loro cinici avversari, ma anche in mezzo a loro, inavvertite, le metastasi erano già operanti, e di lì a poco scoppiarono come fuochi pirotecnici, ed ereditarono la Terra.
Nessuna delle rettifiche che, per scupolo, abbiamo voluto esporre, vale però in alcun modo a confutare la convinzione che è alla base del presente scritto: il Mondo ha il cancro, e ne sta morendo.
C'è ancora una possibilità di salvezza ? Probabilmente no: comunque non siamo in grado di dirlo, nè di suggerire una strategia. Unica ipotesi che escludiamo in modo assoluto è quella di arrendersi, o di suggerire la resa ai più giovani che hanno fede in noi.
Sarebbe tradirli, e tradire noi stessi, e nessuna forma di tradimento fa parte del nostro repertorio.

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