lunedì 24 settembre 2012

Si apre la nuova stagione militante - APZ


Si riparte: nuovo ciclo, nuovo anno militante.


A sancire l'avvio, una pre-riunione, essenziale per riassestarsi dopo il periodo estivo, fissando i punti cardine di ciò che vuol dire essere un'Unità Operante a tutti gli effetti. Un rapido giro di riflessioni personali hanno visto in tutti il percorso fatto finora come un elemento che determina dei cambiamenti radicali nel modo di essere, di vedere e di vivere le cose. Sottolineando il fatto di essere fortunati nel poter approssimarsi alla Tradizione e con essa a quei valori di Verità e Giustizia che ne sono il cardine e poter lottare per essa. Occasione unica, che va colta, coltivata, alimentata continuamente e che ci dà la possibilità di avere mezzi per una formazione personale autentica e di incontrare uomini che hanno già percorso prima di noi una parte del cammino e che sanno darci buone indicazioni per un percorso formativo integrale. Un metodo unico, diverso dall’attivismo politicante che di concreto poi ha ben poco. Azione e lavoro, obiettivi e metodi per raggiungerli, aldilà di ogni ciarlare vano e fumoso. Naturale il nascere di perplessità e l'affiorare di qualche dubbio legato all’organizzazione del tempo disponibile e della costanza dell'impiegare sempre l'energia necessaria a favore della Comunità: dubbi e incertezze messe al tavolino, per non risparmiarsi ed affrontare con schiettezza il lavoro che c’è da affrontare.
Un paio di letture, ci hanno poi aiutato a riflettere: I quattro pilastri dell’anno e il documento sulla Comunità che ha realizzato Raido. Ulteriori riflessioni.
La visione della realtà distorta che il mondo moderno continuamente ci propina fa scattare ad un certo punto, qualcosa all'interno di determinate persone. Esse reagiscono in due modi: alcuni finiscono nel giro degli “alternativi” o “ribelli” ma sostanzialmente rimangono sotto scacco, pur sgomitando e avvertendo dentro sé un senso di nausea per una vita alla quale non riescono a dare un significato e nella quale non riescono a vedere uno spiraglio di luce; altri trovano nella vita comunitaria il mezzo attraverso cui realizzare sé stessi e l’affermazione dell’idea tradizionale. Si ha dunque, attraverso la militanza, la possibilità di un riscatto di sé stessi e nel contempo la possibilità di poter diffondere semi di luce nel buio completo del mondo che ci circonda. Ciò non può che comportare un impegno costante, un'alimentare continuamente il fuoco che arde dentro noi attraverso la fiamma della comunità. Se non si fa ciò, se ci sfugge questa unica opportunità, questo privilegio, allora si rischia di rimanere nuovamente invischiati nelle trappole che il mondo moderno, vile e viscido, continuamente ci tende. La lettura su cosa sia la Comunità Militante ha poi fissato i punti cardine, i pilastri che possono permetterci di rimanere in piedi e tenere la barra dritta. La vita comunitaria implica il vincolo ad uno STILE di vita che differenzia gli appartenenti al gruppo dal marasma esterno, rigore ed intransigenza per la formazione di individui validi che siano d'esempio: ogni parte, ogni componente della nostra esistenza e coinvolto, attraverso lo spirito del CAMERATISMO ovvero un rapporto virile tra tutti i componenti, senza buonismi, menzogne, malintesi. Un rapporto, quello comunitario, basato sul confronto vero, attraverso il quale mettersi in gioco capendo quando si cade e trovando la forza in sè, quando ciò accade, per rialzarsi e anche attraverso la spinta degli altri camerati, ripartire. Il rapporto che si viene a creare, investe quindi l'intera sfera dell'essere: ciò che viene detto all'interno delle mura della sede deve essere salvaguardato NELLA comunità. Fuori dalla sede, il nulla. Un rapporto vero e un'azione impersonale, dettati da un comune sentire, portano all'affermarsi come comunità vivente, fiore nel deserto contemporaneo, con lo scopo di essere un'esempio d'Ordine concreto, in una società che viaggia al contrario.

Elio  Carnico

Nessun commento: