Si riparte: nuovo ciclo, nuovo
anno militante.
A sancire l'avvio, una pre-riunione, essenziale per
riassestarsi dopo il periodo estivo, fissando i punti cardine di ciò che vuol
dire essere un'Unità Operante a tutti gli effetti. Un rapido giro di
riflessioni personali hanno visto in tutti il percorso fatto finora come un
elemento che determina dei cambiamenti radicali nel modo di essere, di vedere e
di vivere le cose. Sottolineando il fatto di essere fortunati nel poter approssimarsi
alla Tradizione e con essa a quei valori di Verità e Giustizia che ne sono il
cardine e poter lottare per essa. Occasione unica, che va colta, coltivata,
alimentata continuamente e che ci dà la possibilità di avere mezzi per una
formazione personale autentica e di incontrare uomini che hanno già percorso
prima di noi una parte del cammino e che sanno darci buone indicazioni per un
percorso formativo integrale. Un metodo unico, diverso dall’attivismo
politicante che di concreto poi ha ben poco. Azione e lavoro, obiettivi e
metodi per raggiungerli, aldilà di ogni ciarlare vano e fumoso. Naturale il
nascere di perplessità e l'affiorare di qualche dubbio legato
all’organizzazione del tempo disponibile e della costanza dell'impiegare sempre
l'energia necessaria a favore della Comunità: dubbi e incertezze messe al
tavolino, per non risparmiarsi ed affrontare con schiettezza il lavoro che c’è
da affrontare.
Un paio di letture, ci hanno poi
aiutato a riflettere: I quattro pilastri dell’anno e il documento sulla
Comunità che ha realizzato Raido. Ulteriori riflessioni.
La visione della realtà distorta
che il mondo moderno continuamente ci propina fa scattare ad un certo punto,
qualcosa all'interno di determinate persone. Esse reagiscono in due modi: alcuni
finiscono nel giro degli “alternativi” o “ribelli” ma sostanzialmente rimangono
sotto scacco, pur sgomitando e avvertendo dentro sé un senso di nausea per una
vita alla quale non riescono a dare un significato e nella quale non riescono a
vedere uno spiraglio di luce; altri trovano nella vita comunitaria il mezzo
attraverso cui realizzare sé stessi e l’affermazione dell’idea tradizionale. Si
ha dunque, attraverso la militanza, la possibilità di un riscatto di sé stessi
e nel contempo la possibilità di poter diffondere semi di luce nel buio
completo del mondo che ci circonda. Ciò non può che comportare un impegno
costante, un'alimentare continuamente il fuoco che arde dentro noi attraverso
la fiamma della comunità. Se non si fa ciò, se ci sfugge questa unica
opportunità, questo privilegio, allora si rischia di rimanere nuovamente
invischiati nelle trappole che il mondo moderno, vile e viscido, continuamente
ci tende. La lettura su cosa sia la Comunità Militante ha poi fissato i punti
cardine, i pilastri che possono permetterci di rimanere in piedi e tenere la
barra dritta. La vita comunitaria implica il vincolo ad uno STILE di vita che
differenzia gli appartenenti al gruppo dal marasma esterno, rigore ed
intransigenza per la formazione di individui validi che siano d'esempio: ogni
parte, ogni componente della nostra esistenza e coinvolto, attraverso lo
spirito del CAMERATISMO ovvero un rapporto virile tra tutti i componenti, senza
buonismi, menzogne, malintesi. Un rapporto, quello comunitario, basato sul confronto
vero, attraverso il quale mettersi in gioco capendo quando si cade e trovando
la forza in sè, quando ciò accade, per rialzarsi e anche attraverso la spinta
degli altri camerati, ripartire. Il rapporto che si viene a creare, investe
quindi l'intera sfera dell'essere: ciò che viene detto all'interno delle mura
della sede deve essere salvaguardato NELLA comunità. Fuori dalla sede, il
nulla. Un rapporto vero e un'azione impersonale, dettati da un comune sentire,
portano all'affermarsi come comunità vivente, fiore nel deserto contemporaneo,
con lo scopo di essere un'esempio d'Ordine concreto, in una società che viaggia
al contrario.
Elio Carnico
Nessun commento:
Posta un commento