venerdì 31 luglio 2015

Cannabis: una legge per legalizzare la droga di inizio


Da: AzioneTradizionale.com
(intelligonews.it) – Fallimento assoluto: sia per gli effetti al cervello, sia per il messaggio che diamo ai giovani”. E’ netta l’analisi di Alessandro Meluzzi, psichiatra, da sempre impegnato nelle comunità di recupero per tossicodipendenti e persone con problemi psichici collegati all’uso di sostanze. AIntelligonews spiega i motivi del suo no.
Favorevole o contrario alla proposta di legge bipartisan sulla legalizzazione della cannabis?
«Assolutamente contrario per tre ordini di motivi. Primo: la cannabis fa molto male in sé. Che sia privata, di Stato o legale è un potente psicodislettico che nei dosaggi comunemente assunti produce effetti psicotizzanti e allucinogeni. Può essere efficace nella cura dei malati terminali, ma mi guarderei bene da trattare una quindicenne come un malato terminale. E il fatto di assimilare una quindicenne a un malato terminale, denota una civiltà che non sta bene. A questo punto gli potremmo dare la morfina, oppure il Toradol col caffelatte per evitare che gli venga il mal di testa. In questa proposta di legge c’è qualcosa di abnorme». 
E gli altri due motivi del no? Cosa risponde a chi sostiene che si tratta anche di una questione economica?
«No perché il mercato è velocissimo. Nell’immediato si limiterà ad affiancare la sostanza legalizzata ma poi si attiverà nella distribuzione di derivati di sostante tuttora illegale, ad esempio il crack che brucia il cervello già alla prima assunzione, per non parlare degli effetti prodotti sulla concentrazione. E allora cosa facciamo, la corsa agli armamenti? Il rischio, concreto, è che se viene legalizzata la cannabis, poi verrà legalizzato il crack, la cocaina o l’eroina. Si tratta di una iniziativa assurda che mostra poi una contraddizione in termini: da un lato facciamo, giustamente, campagne durissime e severe contro l’alcol e il tabacco e dall’altra legalizziamo una sostanza che fa molto male. Puniamo col ritiro della patente un padre di famiglia se beve un bicchiere di birra o di vino e poi distribuiamo la cannabis a chi la vuole. Non oso pensare le conseguenze su chi guida uno scooter o un’auto con riflessi rallentati: in quel caso che facciamo la ritiriamo la patente oppure visto che è legalizzata va tutto bene? Ma c’è un’altra considerazione non meno importante…».
Quale?
«Il disincentivo pedagogico. E’ un cattivo messaggio al mondo dei giovani. Non solo ma si innesta un meccanismo perverso perché la trasgressione si sposterà in avanti, verso altre frontiere. Se la cannabis diventa legale, allora la trasgressione sarà farsi una pippata di cocaina. I confini del piacere si spostano insieme alla possibilità di trasgredire e quindi la tendenza andrà sempre oltre. Insomma, questa proposta di legge è un fallimento assoluto». 
In base alla sua esperienza sul campo nelle comunità di recupero per tossicodipendenti, esiste la distinzione tra droghe pesanti e leggere e quindi farsi una canna è come bere birra o fumare una sigaretta?
«E’ una totale fesseria. Negli ultimi venti anni non ho mai visto un solo esordio di schizofrenia giovanile che non fosse associato al consumo di cannabis. Il che non vuol dire che farsi una canna significhi diventare schizofrenico, ma in soggetti con una predisposizione genetica vengono amplificati. Senza contare che ci si può drogare con tutto, con la colla o con la benzina ad esempio. Mentre bere un bicchiere di birra o di vino fa bene – ovviamente non l’abuso – non si può dire che una modesta assunzione di cannabis sia un nutrimento per l’organismo perché sicuramente è una sostanza che fa male al cervello. Ho un’esperienza professione di oltre trentanni iniziata lavorando nella comunità Incontro di don Gelmini e poi proseguita nella mia comunità “Agape Madre dell’accoglienza” e posso dire che come non ho mai visto uno schizofrenico che non abbia cominciato con la cannabis; così non ho mai visto un consumatore di droghe che non venisse dall’esordio con le cosiddette droghe leggere. Il che non significa che tutti arrivano all’eroina, ma ho visto questo trend in decine di migliaia di ragazzi che ho conosciuto e seguito»

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