Sono tempi strani.
Mi sveglio, il
televisore appena acceso (vecchia abitudine galeotta) manda
canzoncine ridicole, sigle di cartoni animati e già nell’alzarmi dal
letto la giornata ha assunto i contorni della farsa mesta e tragica. Esco e
mi sento già stanco, mi guardo intorno e dentro di me, e
il Nemico è dappertutto.
Le persone oscillano tra una mesta docilità, una rabbia
inespressa (Facebook è diventato la valvola di sfogo della nazione)
ed il caratteristico vittimismo.
Gli sfoghi cominciano solitamente con le parole «dovrebbero»
o «bisognerebbe». Chi sarebbe il salvatore, o i salvatori, non è dato
saperlo. Forse Renzi, o Grillo o Savini, addirittura la Meloni (lei?
salvare chi? al massimo le sue parassitarie prebende!),
spesso è genericamente «la gente» che «vedrai tu quando…». Il
«quando» fissa una prospettiva fosca - quando non ci sarà più da
mangiare, quando staremo tutti per strada, quando avremo toccato il fondo,
quando i clandestini ci avranno invaso - oppure un decisivo momento
di rottura - quando ci sveglieremo, quando «avremo
vinto». Allora li saremmo (chi?) «andati a prendere».
A questo si aggiunge il bombardamento mediatico
che forgia le menti e le coscienze, riportando tutti sul giusto binario del
«dialogo». È indispensabile essere «civili». Essere «pazienti».
Qualsiasi
cosa che escadagli steccati costruiti dai
media viene liquidata (e condannata) come «violenza». Non so
come, ma la dottrina del «politicamente corretto» si sposa
perfettamente con gli eccidi virtuali del «quando».
«Vergogna» e «dignità» continuano ad essere i termini più
apprezzati mentre guardo intontito le immagini delle esecuzioni
dell’ISIS, delle rivolte in Ucraina scorrere sullo schermo del televisore.
I TG dicono tutto ed il contrario di tutto perché non
sanno bene che posizione prendere – dilaniati tra la generica linea
anti-russa e la presenza in piazza di nazionalisti. Così la
rivolta è opera di «neonazisti». Poco dopo è di «cittadini
che chiedono di entrare in Europa».
Così come per gli sbarchi e i naufragi sulle nostre coste.
Un giorno accusiamo la Germania e la culona della cancelliera Merkel che ci
dice di tenerceli, un giorno la esaltiamo perché li accoglie tutti (ma non i
nostri, i siriani che vengono dall’Ungheria)
Intanto sempre i TG ci parlano di «giovani
drogati» che per una dose sterminano i nonni, di padri disperati
che uccidono figli tossici e si suicidano, di bimbi, di madri, di
pensionati falciati sul marciapiede dai soliti «automobilisti
ubriachi», mentre dilagano le baby adolescenti «di buona famiglia» che
si prostituiscono per qualche capo «griffato» con professionisti, manager e
rispettabili padri di famiglia. Nessuno ci fa caso. Manco la
Mussolini, che si è subito ripresa il pedofilo e fedigrafo consorte…
Ci si suicida perché si è perso il lavoro o perché si deve
chiudere l’azienda. Cala un sipario nero, come dimezzanotte,
e compare il Nemico, il Calunniatore, il
Seduttore… «Chi me lo fa fare, il lavoro, la famiglia…» è il
mantra, l’autoassoluzione e scongiuro per tutto.
Ma ci sono «segnali di
ripresa». Siamo ormai «fuori dalla recessione» e quasi «fuori
dalla crisi» se fossimo stati civili, se fossimo stati
responsabili… «Responsabilità» è in effetti una delle parole
d’ordine da qualche anno: bisogna «lavorare» e «concentrarsi» sui «problemi
reali del paese», perché solo così «ne saremmo usciti», ed ogni
deviazione è una mancanza di «responsabilità», ce lo dicono Renzi e
Berlusconi, e perfino Grillo. E soprattutto il neo presidente Mattarella,
emerso dalle nebbie della prima repubblica e già santificato.
Quotidianamente ci spiegano come avevamo sbagliato tutto
(millenni di civiltà) ed eravamo «inadeguati». Siamo in un momento
storico (detto «il nostro tempo») in cui il mondo «è cambiato» e
dobbiamo adattarci. A dimostrarlo, c’è il fatto che «all’estero»
non sono come noi – «all’estero» è un «paese civile», un
Eldorado dove il «progresso», Obama e la Merkel hanno risolto ogni
problema. Da noi invece in concomitanza delle tornate elettorali vengono
arrestati ex ministri, governatori, sindaci, banchieri e
faccendieri: tutti, stupiti, al momento dell’arresto ci
dicono che «non hanno fatto nulla di illegale, hanno preso, o dato,
soldi, sì, ma non lo sapevano…»
«Ondate bibliche» di disperati – bimbi attratti nel
paese dei balocchi - sbarcano a Lampedusa, o ce li andiamo a prendere
con la Marina Militare a poche miglia dalle coste dell’Africa: le immagini
commuovono e muovono politici, sacerdoti, intellettuali, giornalisti
e tutti noi a parole di accoglienza e conforto – e solo parole rimangono, se
non occasione di arricchimento e sfruttamento. E di aumento della
criminalità, una criminalità feroce e disperata, opera di disperati che non
hanno niente da perdere e da fare, .
Sullo schermo del televisore, gli onnipresenti appelli
di «Onlus che chiedono soldi» per dei ragazzini africani.
Il «cyberbullismo» è la nuova piaga sociale.
Adolescenti si suicidano quasi quotidianamente perché «su siti web dove si può
scrivere di tutto» ricevono insulti da parte di «vigliacchi protetti
dall’anonimato». L’eroina è ovunque e «gli esperti» (ci
sono sempre esperti per ogni cosa) parlano di «ricorsi ventennali delle
droghe». Twitter scandisce la dialettica (140 caratteri, hashtag)
del dibattito del momento. Intanto, «tanto siamo tutti
d’accordo», cominciamo a legalizzare la Cannabis – il nome latino dà un’aura di
scientificità, e responsabilità. Giocatori, cantanti e show girl sembra
facciano a gara a spacciare le loro «performances» a base di sesso e
droga, ed è ritenuto originale e spiritoso che un noto maître à
penser mimi in televisione un «tiro» di coca. E poi, togliere il
soldi alle mafie, e con lo Stato che ci guadagna!
Tutti incollati al proprio tablet o al proprio
smartphone, intenti a «whatsappare» e scattare «selfie». Ma «la
rete» è presentata come una giungla inesplorata e pericolosa, dove si
annidano pericoli (il più temuto: i «neonazisti» e i «pedofili»,
spesso associati).
La violenza domina l’Italia. E soprattutto le
«curve delle opposte tifoserie», e questo è davvero grave. Ogni polemica
si risolve in reciproche accuse di «squadrismo». La «democrazia» è costantemente
in pericolo. Per fortuna la Roma dei Casamonica e di Mafia capitale, nelle
parole del suo sindaco Marino: «ha saputo cacciare fascisti e nazisti». Ma
siamo seri!
La «ludopatia» sta conducendo nell’abisso milioni di
famiglie, ma lo stato ci guadagna. Lo spettro della
Grecia e del «default» sempre presente.
La «transofobia» serpeggia. I giovani continuano a morire
per «il folle gioco alcolico dei social network». «L’ombra del satanismo»
incombe e ci sono stati furti nelle chiese e profanazioni. Halloween ha
ormai sostituito il Carnevale.«Gender» è la parola chiave, insieme a
«genitore 1» e «genitore 2».
«Mala tempora currunt», si annunciano tempi bui, avrebbe
detto Cierone. Io invece mi chiedo com’è che si sia potuto arrivare a questo, a
questi tempi strani e che io sento estranei… Ma ormai ho smesso di pormi
domande, di cercare quale può essere la verità in questo coacervo di
inutili luoghi comuni, e procedo per inerzia, come il Governo. Le persone
in strada hanno gli occhi bassi ed un’aura di rassegnazione.
L’intero Paese sembra giunto al termine di una relazione – quando nessuno
dei due ha il coraggio di lasciare l’altro e la storia va avanti per un po’
malgrado sia finita, e gli istanti in cui sembra funzionare di nuovo
servono solo a ricordarti quello che hai perduto.
Lo stato sociale è in crisi, si sente parlare di famiglie,
di anziani, di bimbi che hanno fame. Si cammina rasente ai muri, come in
tempo di guerra. L’altro giorno ho visto una scena che, settantenne, mi ha
riportato ai tempi della mia infanzia: due anziani, neanche malmessi,
raccoglievano cicche per recuperarne un po’ di tabacco…
Intanto la depressione, il male oscuro, oscura le volontà e
le coscienze…
E questa rassegnazione, troppo evidente per essere ignorata
dei media, è presentata come il terreno fertile per la
presa di potere dei «populisti». Conservare il «rispetto delle
istituzioni» è il limite di critica superato il quale si sfocia nello «squadrismo». Ce
lo dicono manager e politici dall’alto delle loro prebende milionarie.
Si annuncia uno strano autunno, senza gioia,
senza vendemmie, senza frutti: a confondere ansia e
desiderio, disincanto ed illusione.
Intanto ho visto in faccia il Nemico, l’ho
riconosciuto: e siamo noi, noi in questo è tempo strano ed
estraneo di irresponsabilità, di identità generiche al limite del
dissolto! Siamo noi questa società, ed è da noi che deve partire il
cambiamento! Una piccola comunità di gente che non si prefigge di
cambiare il mondo a colpi di “male minore”, di compromessi e luoghi
comuni, ma affermando qui e ora tutta la verità, pur sapendo che
è ignorata dai media e dall’opinione pubblica. Nella speranza che il
tempo la vedrà trionfare!
La Verità svelata dal Tempo, forse
l’opera più personale scolpita da Gian Lorenzo Bernini e ora nella
Galleria Borghese di Roma, dovremmo eleggerla a simbolo del nostro
impegno. Il fatto emblematico è che Bernini quella scultura non ha mai
potuto terminarla. Proprio come accade spesso a ciascuno di noi, quando ci
accorgiamo che non avremo abbastanza tempo per adempiere al nostro compito.
Altri, però, continueranno il lavoro iniziato. E non taceranno!
Caterpillar
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