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lunedì 25 ottobre 2010

Petali persi nel mare


Il fiore di ciliegio, di un candore puro, è un lampo magnifico e doloroso: compare a primavera e dura finché il primo vento ne fa scempio, strappandone i petali e disperdendoli irrimediabilmente. Un’immagine naturale, riscontrabile attraverso l’osservazione, che è stata tuttavia impressa con particolare cura in uno dei tanti simboli efficacissimi di cui la cultura nipponica è ricca. Così la meraviglia ghermisce il lettore di “Addio ciliegi in fiore”, quando l’equipaggio di Yamato, sul punto di tuffarsi nel suo viaggio senza ritorno, si ferma come un corpo solo, per un attimo fuggente, a guardare i ciliegi fioriti sulla costa. E’ la foto di una giovinezza che guarda per l’ultima volta una primavera.
Yamato era la corazzata ammiraglia della flotta imperiale giapponese durante l’ultimo conflitto mondiale. Il 6 aprile del 1945, scortata dai resti della flotta, fu spedita in una missione suicida nel disperato tentativo di forzare il blocco di Okinawa ed impedire il bombardamento terroristico del suolo giapponese, reso possibile dall’invasione dell’isola da parte delle forze statunitensi. A bordo della Yamato, imbarcato come ufficiale, c’era anche il giovanissimo Yoshida Mitsuru, tra i pochissimi sopravvissuti dell’azione.
Lo stile estremamente asciutto, tipico della narrativa giapponese si accentua ulteriormente nella sua opera, redatta nel gergo militare. Quello che scorre sotto gli occhi del lettore è poco più di un bollettino, agile e sferzante: le parole lasciano il posto a vivide immagini di eroismo. Ci si sente calati in una tempesta d’acciaio che si abbatte sui protagonisti di quella storia vissuta tra le scie dei siluri, i colpi di mitraglia e il fischio delle bombe. Il naufragio di Yamato, che è il nome stesso del Giappone, lascia a pochi la vita, al significato della quale l’autore dedica le ultime, profonde pagine del testo.
“Addio ciliegi in fiore” ha ottenuto nel Paese del Sol Levante, dove è considerato un classico della letteratura contemporanea, un successo con pochi precedenti. Al contrario, è fondamentalmente “sfuggito” al grande pubblico in Occidente.

giovedì 8 luglio 2010

"Manifesto della destra divina" - Letture Punto Zero

Un libro che va  letto, alcune parti un po "rognose" da cui si scorge la evidente radice neopasoliniana e antifascista,  nel complesso una buona lettura per rflettere sulle radici profonde della nostra identità.

C'è destra e destra. C'è la destra grattacielara di Formigoni e Moratti, la destra in Chanel di Stefania Prestigiacomo, la destra opportunista e nichilista di Gianfranco Fini, la destra che entra negli antichi borghi in suv neri e lunghi come carri funebri, sul sedile di dietro ecco il labador come nelle pubblicitá e il bambino con gli occhi azzurri pure quello come nelle pubblicitá, magari comprato nei laboratori della fecondazione eterologa o strappato dall'utero di una nuova schiava con due figli piccoli e il marito scappato con un'altra, la destra ingioiellata che invoca leggi severe contro scippatori e rapinatori ma a sentir parlar di pena di morte si ritrae come una lumaca nel guscio perchè l'Europa non vuole, la destra spaventata dai musulmani in preghiera in piazza del Duomo a Milano che però il giorno dopo anzichè a messa è andata al centro commerciale e al multisala, la destra che si commuove quando c'è l'inno nazionale e poi ordina champagne, la destra che non ha una lingua sua e per dire stranieri dice "extracomunitari" e per dire omosessuali dice "gay", tale e quale la sinistra, la destra che invece di fare figli va in vacanza, che invece di leggere guarda la televisione, che invece di comportarsi virilmente va dall'avvocato, la destra delle villette a schiera, la destra che colleziona orologi, la destra che dice "weekend" e poi addirittura li fa, la destra che ci tiene alla tradizione e che la tradizione sarebbe l'albero di Natale in giardino e il panettone in tavola...
...la destra che per dire ateo dice "laico", la destra che dice "ok", la destra che manda il figlio unico a studiare all'estero, la destra che divorzia e si mette con le slave e le sudamericane, la destra che dice "centrodestra"...
Io con questa destra dall'egoismo infantile e senile, talpesco, cieco, con questa destra di ciucci presuntuosi, di furbi fessi non voglio avere nulla a che fare. Dall'introduzione.
"Manifesto della destra divina" (Camillo Langone, ed.Vallecchi)