mercoledì 19 agosto 2015

E' passato a miglior vita Emilio Bianchi, ultimo superstite dell'impresa di Alessandria


Bianchi, capo palombaro, insieme al tenente di vascello Luigi Durand De La Penne, faceva parte dell'equipaggio che aveva avuto come bersaglio la Valiant, difesa anche da un complesso apparato di reti metalliche che gli incursori dovettero tagliare o superare sfruttando la scia delle navi inglesi e manovrando i pesanti e lenti maiali a propulsione elettrica, la cui prua era costituita da una carica di 600 kg di esplosivo dotata di un sistema a orologeria e di un potente magnete. Così potente che gli incursori, esausti, nel buio del fondale, dovevano rallentarla a forza di braccia perché non facesse rumore quando si attaccava alle fiancate delle navi dalle quali era fortemente attratta nell'ultima fase dell'applicazione. Ogni suono, nel silenzio della notte, li avrebbe traditi.

Bianchi venne scoperto e catturato quando fu costretto a riemergere nei pressi della corazzata per intossicazione di ossigeno causata dalla lunghezza della missione, oltre cinque ore. Intanto De la Penne riuscì a completare la sistemazione della carica venendo tirato a bordo poco dopo dalla furibonda e incredula sorveglianza inglese.
Lui e De La Penne, interrogati con decisione, non rivelarono dove avevano applicato la cariche esplosive magnetiche e gli inglesi, per costringerli a parlare, li rinchiusero nel ponte più basso della corazzata condannandoli così a morte sicura. Neppure davanti a ciò i due parlarono. Poco prima della detonazione, De La Penne chiamò tuttavia il comandante della corazzata: "Mi creda, è meglio che evacui la nave". Un atteggiamento che permise di salvare numerose vite: si contarono infatti solo 8 inglesi morti. E che permise di guadagnare difinitivamente il rispetto del nemico.

Per puro miracolo la corazzata, sventrata dalla carica, si adagiò sul fondo del porto in modo tale che la zona assai sotto il pelo dell'acqua, dove i due erano richiusi, non si allagò. De La Penne riportò solo una lieve ferita alla testa. La buona sorte che meritano gli eroi.

Dopo Bianchi, volontario in Marina dal 1932 e quindi palombaro incursore nella XMas, e De La Penne, tenente di vascello, anche gli altri quattro palombari incursori vennero via via catturati: trascorsero il resto della guerra in prigionia. Dopo il conflitto l'impresa valse loro anche riconoscimento anche da parte della Marina inglese che pure, per colpa di quella sconfitta tenuta segreta con mille espedienti, fu costretta ad allentare la pressione sui convogli italiani diretti in Nord Africa. Tanti marinai devono la vita ai sei incursori di Alessandria. La provvisoria supremazia navale nel Mediterraneo dovuta all'impresa non venne tuttavia sfruttata dal comando italiano.


IL FUNERALE
Il funerale di Alessio Bianchi, capitano di corvetta, è stato annunciato per domani, lunedì, alle 16 a Torre del Lago Puccini.

Bianchi 11 anni fa, 92enne, aveva anche partecipato al varo, alla Spezia, del nuovo sommergibile Scirè della Marina militare: madrina era stata la figlia Elisabetta. Un'occasione per ricordare ancora l'impresa per cui aveva ricevuto la medaglia d'oro al valor militare, compresa la sua emersione, poco prima, del suo partner nella missione. «Quando venne su gli dissi - aveva raccontato - ce l'hai fatta a tirare le spolette?». Una narrazione proseguita con i particolari della cattura da parte degli inglesi: «La pistola sul tavolo» nell'ufficio dei militari britannici che li interrogarono; gli ordini impartiti dai comandanti «Di non parlare» e poi ancora «come una grande scossa di terremoto» quando la nave si appoggiò sul fondale.
Con fair play tutto britannico, dopo l'armistizio e la liberazione dei prigionieri, a Taranto fu lo stesso ex comandante della Valiant, il commodoro sir Charles Morgan, ad appuntare sul petto dei sei commando la medaglia d'oro al valor militare che fino a quel momento le autorità italiane non avevano potuto consegnare.

IL MINISTRO
«Si è spento oggi l'ultimo degli eroi dell'impresa di Alessandria d'Egitto, dove il coraggio e l'ardimento permisero di ottenere altissimi risultati». Il ministro della Difesa Roberta Pinotti esprime il suo cordoglio alla famiglia e alla Marina militare per la scomparsa del capitano di fregata Emilio Bianchi. «La sua morte rappresenta una grande perdita per la Difesa - sottolinea il ministro - Il comandante Bianchi, medaglia d'Oro al valor militare per l'impresa del 1941, ha lasciato un segno profondo. In tutti noi resterà il ricordo indelebile di un uomo che ha servito le istituzioni e il nostro Paese con totale dedizione e incondizionato attaccamento ai valori della Patria. Se n'è andato oggi una figura eroica della storia della Marina, della Difesa e dell'Italia intera», conclude Pinotti.

IL CAPO DI STATO MAGGIORE
«Grazie al suo eroico comportamento, ha scritto una pagina indelebile della nostra storia». Con queste parole il generale Claudio Graziano, capo di stato maggiore della Difesa, ricorda la figura di Emilio Bianchi, deceduto ieri a Torre del Lago, in provincia di Lucca, all'età di 103 anni.

Fonte: Il Messagero

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