“E’ dolce sognare un ideale ed
edificarlo nel pensiero.
Ma, a dire il vero, questo è ancora
assai poco. Che cos’è un ideale se rimane solo un gioco, anche se noi vi
mettiamo un sogno davvero puro? Dopo di questo, occorre edificarlo
nell’esistenza . E ciascuna pietra è cavata dai nostri piaceri, dalle nostre
gioie, dai nostri sonni, dal nostro cuore.
Quando, nonostante tutto, l’edificio,
sul finire degli anni, si eleva, quando non ci si ferma per strada, quando dopo
ogni pietra più pesante da drizzare, si va avanti, soltanto allora l’ideale si
mette a vivere. Esso vive man mano che moriamo noi stessi. Quanto è
drammatica, in effetti, una vita retta…”
Ritroviamo molto in queste poche righe tratte da “Militia”, dove
Léon Degrelle, con la forza delle sue parole incisive, ci riporta un
insegnamento fondamentale per chi che intende intraprendere il percorso di
formazione tradizionale che vale la pena, a nostro parere, di approfondire.
Il desolante panorama politico (e non) d’oggi è disseminato di
“personaggi” che “plasmano” l’ideale a proprio piacimento, e anziché modificare
la propria esistenza in ragione di principi e valori sovra individuali, modificano
la realtà e la verità adeguandola alla propria visione del mondo, minata
inevitabilmente dagli egoismi, i vizi e le manie che caratterizzano questa
epoca di fine ciclo. Tale tipo d’uomo, avendo una opinione “personale” dell’idea,
la modifica continuamente come continuamente muta l’opinione di un individuo
che non ha un centro dato dalla conoscenza dei Principi tradizionali.
Tale comportamento deve essere estraneo a chi vuole veramente seguire il sentiero della
Tradizione. Lo sforzo da compiere è quello di ridurre il più possibile il divario
tra il “pensare di essere” e l’”essere”, tra il “dire” e il “fare”, e
vivificare ciò in cui si dice di credere nell’esistenza donando il proprio
tempo, le proprie energie e il proprio denaro. Il pensiero e le parole rimangono
solo fumo, se non sono orientate secondo i principi di verità e giustizia, se
non hanno, quindi, una precisa direzione, e non trovano il loro naturale
compimento, attraverso il metodo , nell’azione. Con la formazione e la
conoscenza, si impara a disciplinare la mente evitando i “voli pindarici” e
vivificando nel retto pensiero e nella retta azione l’insegnamento Tradizionale.
Il pensiero si tramuta in azione giusta e sacra quando è
sacrificio, superamento di sé rivolto verso l’alto. Esso quindi travalica la dimensione terrena (legata
alla propria individualità e al proprio ego) per rendersi partecipe di qualcosa
di superiore e divino. Solo quando riusciamo ad abbandonare il nostro
tornaconto egoistico e l’”apparire”, per fare spazio all’”essere” nel dono
completo e disindividualizzato, allora compiano un azione veramente degna di un
uomo della Tradizione. Uccidi il tuo ego,
per essere te stesso quindi, in una
rinuncia che rende sempre possibile il “giocarsi tutto” con semplicità e
disinteresse che non significa passività ma amore nel dono puro e semplice,
staccato dai frutti.
Il che sembra facile a dirsi, ma molto arduo a farsi, visto che
il confine che separa l’azione “impura” dall’azione “pura” è a volte
sottilissimo. Chi condivide il nostro percorso in questo può aiutarci a
“vedere” la parte vile e bassa di noi, che affiora anche quando ci sembra di
aver fatto in tutto e per tutto un buona lavoro. Eliminare completamente la
parte “moderna”che è in noi è, purtroppo impossibile, ma la strada da seguire che
ci viene indicata è quella di “addomesticarla” e contenerla il più possibile.
In ciò ci aiuta la comunità dove possiamo metterci in gioco attraverso il
confronto, per conoscerci e rettificarci.
AzionePuntoZero
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