giovedì 13 agosto 2015

I nostri maestri: Léon Degrelle, l’ideale va edificato nell’esistenza


“E’ dolce sognare un ideale ed edificarlo nel pensiero.
Ma, a dire il vero, questo è ancora assai poco. Che cos’è un ideale se rimane solo un gioco, anche se noi vi mettiamo un sogno davvero puro? Dopo di questo, occorre edificarlo nell’esistenza . E ciascuna pietra è cavata dai nostri piaceri, dalle nostre gioie, dai nostri sonni, dal nostro cuore.
Quando, nonostante tutto, l’edificio, sul finire degli anni, si eleva, quando non ci si ferma per strada, quando dopo ogni pietra più pesante da drizzare, si va avanti, soltanto allora l’ideale si mette a vivere. Esso vive man mano che moriamo noi stessi.  Quanto è drammatica, in effetti, una vita retta…”
Ritroviamo molto in queste poche righe tratte da “Militia”, dove Léon Degrelle, con la forza delle sue parole incisive, ci riporta un insegnamento fondamentale per chi che intende intraprendere il percorso di formazione tradizionale che vale la pena, a nostro parere, di approfondire.
Il desolante panorama politico (e non) d’oggi è disseminato di “personaggi” che “plasmano” l’ideale a proprio piacimento, e anziché modificare la propria esistenza in ragione di principi e valori sovra individuali, modificano la realtà e la verità adeguandola alla propria visione del mondo, minata inevitabilmente dagli egoismi, i vizi e le manie che caratterizzano questa epoca di fine ciclo. Tale tipo d’uomo, avendo una opinione “personale” dell’idea, la modifica continuamente come continuamente muta l’opinione di un individuo che non ha un centro dato dalla conoscenza dei Principi tradizionali.
Tale comportamento deve essere estraneo a chi  vuole veramente seguire il sentiero della Tradizione. Lo sforzo da compiere è quello di ridurre il più possibile il divario tra il “pensare di essere” e l’”essere”, tra il “dire” e il “fare”, e vivificare ciò in cui si dice di credere nell’esistenza donando il proprio tempo, le proprie energie e il proprio denaro. Il pensiero e le parole rimangono solo fumo, se non sono orientate secondo i principi di verità e giustizia, se non hanno, quindi, una precisa direzione, e non trovano il loro naturale compimento, attraverso il metodo , nell’azione. Con la formazione e la conoscenza, si impara a disciplinare la mente evitando i “voli pindarici” e vivificando nel retto pensiero e nella retta azione l’insegnamento Tradizionale.
Il pensiero si tramuta in azione giusta e sacra quando è sacrificio, superamento di sé rivolto verso l’alto. Esso  quindi travalica la dimensione terrena (legata alla propria individualità e al proprio ego) per rendersi partecipe di qualcosa di superiore e divino. Solo quando riusciamo ad abbandonare il nostro tornaconto egoistico e l’”apparire”, per fare spazio all’”essere” nel dono completo e disindividualizzato, allora compiano un azione veramente degna di un uomo della Tradizione. Uccidi il tuo ego, per essere te stesso quindi,  in una rinuncia che rende sempre possibile il “giocarsi tutto” con semplicità e disinteresse che non significa passività ma amore nel dono puro e semplice, staccato dai frutti.

Il che sembra facile a dirsi, ma molto arduo a farsi, visto che il confine che separa l’azione “impura” dall’azione “pura” è a volte sottilissimo. Chi condivide il nostro percorso in questo può aiutarci a “vedere” la parte vile e bassa di noi, che affiora anche quando ci sembra di aver fatto in tutto e per tutto un buona lavoro. Eliminare completamente la parte “moderna”che è in noi è, purtroppo impossibile, ma la strada da seguire che ci viene indicata è quella di “addomesticarla” e contenerla il più possibile. In ciò ci aiuta la comunità dove possiamo metterci in gioco attraverso il confronto, per conoscerci e rettificarci.
AzionePuntoZero

Nessun commento: