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martedì 23 novembre 2010

Presentazione - La nuova Nobiltà di Sangue e di Suolo [recensione]

Non di solo pane

Una serata chiarificatrice, capace di far respirare aria nuova [eterna?] e di indicare con forza una strada che, oltre i tempi e di là da essi, resta maestra. La conversazione di martedì scorso con Mario Tuti ha permesso a chi vi ha partecipato di restituirsi una visione organica della vita, in particolare del ruolo che in essa dovrebbe ricoprire l’agricoltura. Si presenta “La nuova Nobiltà del sangue e del suolo”, testo di Walther Darrè, Ministro tedesco per l’Agricoltura dal 1933 al 1942, ristampato dalle Edizioni Ritter nella collana “La spada ed il martello” con una prefazione di Maurizio Rossi e una post-fazione di Mario Tuti.

Il mondo rurale che, nonostante tutto, continua a circondare, se non le nostre vite, quanto meno le nostre città, rappresenta infatti innanzitutto uno degli ultimi “habitat” – ma forse sarebbe meglio dire Lebensraum, in omaggio all’autore – naturali che l’uomo non ha ancora compromesso del tutto. In seconda analisi, inoltre, esso costituisce lo spazio dove ancora può svolgersi una vera e propria funzione sociale dell’agricoltura, funzione che è ben altra rispetto a quella che attualmente svolge, soprattutto laddove – Rossano docet – è affidata prevalentemente a manodopera estera e clandestina.
In apertura d’incontro, Azionepuntozero ha innanzitutto disegnato un quadro storico dell’opera e un quadro metastorico di ciò che la cultura contadina ha rappresentato. Le politiche rurali del nazionalsocialismo vengono così riscoperte alla luce della tradizione secolare del contadinato tedesco. Una civiltà quindi capace di guardare sia ai cicli cosmici che alla genuinità della produzione alimentare, senza perdere di vista comunque il rispetto per la propria terra, Vaterland e quindi “genitore”, con tutto ciò che di più alto questo termine comporta.
C’è stata poi la magnetica trattazione del tema da parte di Mario Tuti, cui spetta l’enorme merito di aver tradotto il testo, ormai trentasei anni or sono, e di averne poi curato la postfazione. Un intervento permeato di conoscenza della fonte, del contesto storico ma anche di agronomia e agricoltura sociale, derivante dagli studi che Tuti ha dapprima seguito e poi, approdato al regime di semi-libertà, praticato. “Un’agricoltura, quella sociale, vocata non solo alla produzione di alimenti e materie prime quanto alla produzione di quei beni relazionali e servizi di carattere sociale in grado di influire sul benessere e la qualità della vita della popolazione”: basta questo passo della postfazione, di per sé, a gettare una luce più chiara su cosa possa oggi significare accostarsi ad un testo come quello di Darrè. Visioni ben lontane da quella tipicamente moderna, che rende quindi anche la stessa terra un “bene da consumo”, come se si potesse “consumare” ciò che invece ha dato sostentamento e identità alle generazioni che ci hanno preceduto e che dovrà continuare ad assicurare anche a quelle che ci succederanno.
Ai presenti, quindi, tante riflessioni da approfondire lasciate in pegno da questo incontro, insieme ad un auspicio: che l’uomo in semilibertà abbia piantato nei loro animi semi di libertà, e che ad essi spetti ora il compito di coltivarli nel migliore dei modi, ogni giorno, come si fa con il grano che dall’alba dell’Uomo imbiondisce ogni anno i campi per nutrirlo, insieme ai suoi figli.

Walther Darré
LA NUOVA NOBILTÀ DI SANGUE E SUOLO
Introduzione di Maurizio Rossi
Postfazione di Mario Tuti
Edizioni Ritter , pag.147

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mercoledì 10 novembre 2010

La Nuova Nobiltà di Sangue e di Suolo

Walther Darré
LA NUOVA NOBILTÀ DI SANGUE E SUOLO
Introduzione di Maurizio Rossi
Postfazione di Mario Tuti
Edizioni Ritter , pag.147


Ancora oggi, gli scritti politici di colui che volle essere il difensore della dignità dei contadini e della cui grande levatura etica e riconosciuta onestà intellettuale nessuno ha mai potuto dubitare, si presentano quanto mai di pressante attualità, mantengono inalterati quei caratteri di freschezza idealistica e di una formidabile e lucida chiamata alla mobilitazione, stimoli quanto mai necessari per non soccombere impotenti, inesorabilmente schiacciati dalla sterilità di questa società consapevolmente votata al suicidio, del suo “pensiero debole” che desertifi ca le menti e inaridisce i cuori. Il pensiero politico di Walther Darré torna a parlarci di critica alla civilizzazione urbana, industriale e totalmente meccanizzata, distruttrice dell’anima del popolo, di severa critica alla società borghese e della spazzatura etnica che la componeva, dell’ascesa dell’economia capitalistica mondiale che ebbe conseguenze drammatiche su tutto il mondo contadino. Tornano, attraverso i suoi scritti, i richiami alla storica lotta anti-plutocratica che i ceti contadini, da sempre, avevano portato avanti contro le potenti oligarchie dell’usurocrazia bancaria e finanziaria all’insegna dell’indissolubile comunione organica fra la Stirpe, la cultura popolare, il sangue e il suolo, della rivoluzionaria strategia di accerchiamento delle campagne sulle città, della prospettiva di un’economia autarchica volta al benessere del popolo e della Comunità e non al profitto capitalista e di un’agricoltura risanata a livello umano e spirituale, di rinnovati entusiasmi e legami comunitari, di tradizioni tramandate e di concrete e fattive solidarietà cementate dalla consapevolezza di avere radici certe e profonde e quindi un destino di lotta e di vittoria. Quella vittoria che i contadini tedeschi, guidati dal loro Reichbauernführer Walther Darré, conseguirono nel 1933, con la nascita di quella nuova realtà politica e istituzionale che la propaganda di allora soleva defi ire come la Volksgemeinschaft nazionalsocialista dei lavoratori, dei contadini e dei soldati. Dall’Introduzione.