martedì 5 febbraio 2013

Giovani, il futuro che non si vede

Falcidiare gioventù, identità, radicamento e salvaguardia delle proprie origini si può. E' la dimostrazione che il turbocapitalismo colpisce nelle propaggini più profonde del tessuto sociale e nazionale, più di quanto si creda.
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Altro che "choosy" o "sfigati". A rispondere agli appellativi, certamente poco eleganti, del ministro Fornero e del sottosegretario Martone, che avevano chiamato così i giovani italiani in cerca di lavoro o che non si sono laureati nei tempi previsti, ci hanno pensato il dipartimento di sociologia dell'università Cattolica e il Consorzio AlmaLaurea che, su commissione della Fondazione Sussidiarietà, hanno chiesto a quasi 6 mila neolaureati se sono stati disponibili a trasferire la propria residenza in un'altra città o ad accettare lunghi trasferimenti casa-lavoro.
Ebbene, nel rapporto "Sussidiarietà e... neolaureati e lavoro", dei 5730 giovani intervistati il 53% ha mostrato un'elevata adattabilità agli spostamenti e ai sacrifici per il lavoro. Tra i picchi superiori alla media registrati dalla ricerca gli uomini (il 63%), gli ingegneri (60%), i lavoratori precari (60%), i lavoratori autonomi (altro 60%) e i residenti al Centro-Sud (anche qui il 60%, dieci punti percentuali in più rispetto ai residenti al Nord).
Entrando nello specifico della ricerca svolta, il 54% ha svolto uno stage in Italia, il 9% all'estero. Ai programmi di studio fuori dall'Italia hanno partecipato in maggioranza i laureati in Lingue (uno su tre), seguiti dagli agrari (uno su cinque).

Più diffusi gli stage in patria. A farne uso sono soprattutto gli psicologi (74%), gli architetti (62,7%) e chi ha seguito studi politici e sociali (60,8%). Chi si muove meno per stage, sia in Italia sia all'estero, sono i laureandi e laureati in Giurisprudenza. Nel dossier presentato è dimostrato che i più "adattivi" alle esigenze del mercato guadagnano in media 100 euro in più al mese e gli stage fatti durante il periodo della laurea o i master subito dopo consentono un guadagno netto superiore: 1381 euro contro i 1263.
Tra le tipologie identificate dallo studio spiccano quelle dei "precari in cerca di gloria", che rappresentano il 39,6%, e gli "adattivi ma deboli", che rappresentano il 34,8%.

La prima categoria è composta essenzialmente da laureati in Lingue, Ingegneria, Economia e Statistica ina tenei del sud Italia, sono stati intraprendenti durante la laurea e hanno un'elevata disponibilità ad adattarsi a tempi e luoghi di lavoro. Hanno partecipato al programma Erasmus, hanno contratti a tempo determinato e hanno già cambiato tre lavori. Operano nel settore delle telecomunicazioni, chimico, metalmeccanico, dell'elettronica, provengono da famiglie di ceto medio-basso e guadagnano 1265 euro al mese.
Gli "adattivi ma deboli" corrispondono invece a giovani che sono stati poco attivi durante il periodo della laurea ma che hanno sviluppato oggi più flessibilità. Si tratta in prevalenza di donne che vivono e lavorano al Nord e non hanno fatto stage né esperienze all'estero. Anche loro provenienti da famiglie di ceto medio-basso, sono occupati a tempo determinato nel settore del commercio, chiedono orari di lavoro adeguati e guadagnano 1212 euro al mese.
Tra le categorie schematizzate nel dossier ci sono anche quelle chiamate "Elites intraprendenti", rappresentano il 14,5%, sono figli del ceto dirigente del Nord, sono laureati in materie politico-sociali, economico-statistiche o ingegneria, hanno master o dottorati di ricerca e hanno conseguito la laurea in tempi brevi con voti superiori alla media. Loro guadagnano 1352 euro al mese.

Infine ci sono i "rassegnati". Sono l'11,1%, in maggioranza donne del nord Italia, si sono laureati tardi, trovano la laurea poco efficace rispetto al lavoro trovato, provengono da famiglie di ceto medio dipendente e cercano la sicurezza contrattuale. Oggi guadagnano 1164 euro al mese.

Fonte: Ustation.it

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