Evola descrive , nel seguente passo tratto da "gli uomini e le rovine", gli elementi dello stile romano.
"Questa romanità originaria ebbe la sua base in una figura umana definita da un certo gruppo di disposizioni tipiche. in primo luogo sono da considerarsi un'attitudine dominata, un audacia illuminata, un parlare conciso, un agire preciso e coerente quanto meditato, un freddo senso di dominio, alieno da personalismo e vanità. Allo stile Romano appartengono la virtus non come moralismo bensì come virilismo e coraggio, epperò la fortitudo e la costantia, cioè la forza d'animo; la sapientia, nel senso di riflessività, di consapevolezza; la disciplina come amore di una propria legge e di una propria forma; la fides nel senso specificatamente romano di lealtà e fedeltà; la dignitas, la quale nell'antica aristocrazia patrizia si potenziava in gravitas e solemnitas, in misurata, seria solennità. Sempre dello stesso stile appartengono l'agire preciso, senza grandi gesti; un realismo che non significa materialismo bensì amore per l'essenziale; l'ideale della chiarezza, il quale solo in certi popoli latini doveva trasformarsi in razionalismo; un equilibrio interno e una diffidenza per ogni abbandono dell'anima e per ogni confuso misticismo; un amore pel limite; l'attitudine ad unirsi senza confondersi, in vista di un fine superiore o per un'idea, da essere liberi. Possono aggiungersi anche la religio e la pietas non significanti la religiosità nel senso più recente, significanti invece, pel Romano,un atteggiamento di rispettosa e dignitosa venerazione e, in pari tempo, di fiducia, di riconnessione nei riguardi del sovrasensibile, sentito presente ed agente presso le forze umane individuali, collettive e storiche. Siamo naturalmente lontani dal pensare che ogni romano abbia incorporato tali tratti; essi tutta via costituirono, per così dire, la "dominante", erano consustanziati nell'ideale sentito da ognuno come specificatamente romano."
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