giovedì 29 aprile 2010

Ecco come le banche stanno divorando la città

Riprendiamo un articolo dal sito centumcellae.it, che gentilmente ringraziamo, che evidenzia come Civitavecchia sia progressivamente aggredita dalla speculazione bancaria e finanziaria. Abbiamo piacere che qualcuno finalmente se ne accorga perchè sembra che chi si dovrebbe occupare del bene pubblico (i politici) e chi dovrebbe fare informazione (i giornalisti) abbia tutt'altro a cui pensare. E' ovvio che l'articolo del buon Galice per quanto informato non possa trovare soluzioni e - come una mosca chiusa in un barattolo, si rimanga incollato alle solite filastrocche della cultura radical-chic. In una democrazia liberal-capitalista chi conta sono i banchieri, la legge la fanno loro, le regole le detta il mercato (che loro drogano). Solo con la riappropriazione della sovranità monetaria e della Banca d'Italia in mano dello Stato e non ad una banda di azionisti e del loro sicario strozzino (quel Mario Draghi ex Goldman Sachs premiato per le sue speculazioni ingorde), si potrà invertire la tendenza e riaffermare la giustizia sociale impedendo agli speculatori privati il bello e cattivo tempo.
Contro il Capitale - Lotta Radicale!

Un altro pezzo di storia, a largo Galli, lascia il posto all'ennesima filiale. Specchio di una città che perde ricchezza e cultura, tra gente indebitata e negozi che comprano oro.


CIVITAVECCHIA – Non sono soltanto i palazzi che a decine si incastrano ad ogni angolo ancora libero della città a modificare inesorabilmente l'assetto urbanistico di Civitavecchia. C'è anche qualcos'altro, di più opprimente, insinuante e inquietante che se la sta divorando nell'apatia e nella evidente compiacenza in qualcosa di più profondo, ovvero nel suo tessuto storico, sociale e culturale. Si tratta delle banche che, paradossalmente, in un periodo di crisi funesta per l'economia nazionale e cittadina, proliferano come funghi fagocitando spazi e angoli della città da cui tristemente si sta cancellando la storia e le tradizioni di un tempo che ormai fu. Esempio quanto mai emblematico di questa perversa opera di cancellazione della città è l'ultima banca in ordine di tempo pronta ad aprire battenti: il Banco Desio, la cui agenzia sarà ospitata dai locali dell'ormai ex ristorante “Da Cecco” nello storico palazzo che si affaccia su Largo Galli (nella foto). Uno dei pochi esempi di architettura Liberty resistita ai bombardamenti e che, con quel caratteristico ristorante chiuso poche settimane fa, ha tenuto vivo negli anni il sapore di quella meravigliosa Civitavecchia di primo 900, di quella Civitavecchia in cui il pesce appena pescato, le finestre sul mare, la passeggiata da percorrere prima o dopo cena rappresentavano l'attratttiva soprattutto turistica per quei romani innamorati del nostro litorale. Chiuso il ristorante tutti i ricordi vengono sepolti ora dalle voraci casse di sicurezza di una banca. Non era proprio possibile aprire un'altra tipoligia di attività in questo edificio? Non era proprio possibile tutelarne la valenza storica e architettonica con una attività sempre gastronomica o artigianale, che ne mantenesse intatto il pregio sociale e culturale? Quanto è desolante vedere come ogni pezzo di storia cittadina debba lasciare il posto, presto o tardi, alla cinica espressione dell'affare. E quanto è ancora più desolante vedere come, a fronte di ripetuti proclami di sostegno e valorizzazione del piccolo commercio e dell'artigianato, nessun freno si riesca a porre allo strapotere di una banca. Naturale pensare che non può essere certo un'Amministrazione comunale a decidere quale debba essere l'acquirente di un edificio privato, ma altrettanto naturale pensare che un'Amministrazione dovrebbe favorire, attraverso tutele e sgravi fiscali ad hoc, la valorizzazione del proprio patrimonio storico attraverso adeguate e consone attività commerciali. Fermo restando il fatto che esiste una Variante tanto sgradita ad alcuni palazzinari, nota come Variante 30, che la tutela del pregio storico-architettonico di alcuni edifici la impone eccome. E il Palazzo di largo Galli rientra sicuramente tra questi. E pur non ponendo vincoli sulla eventuale tipologia commerciale degli edifici tutelati la Variante 30 ne pone sulla loro architettura interna che, nel caso in questione, vedendo i lavori attualmente in corso nel palazzo per fare posto al Banco Desio, è lecito chiedersi se rimanga davvero inalterata. Ma questo dubbio a quanto pare non si insinua in nessuno; così come la tutela e la valorizzazione di tanti beni storici della città passa assolutamente in secondo piano nel nome di una indifferenza che si lega a doppia mandata ad una evidente logica: l'assuefazione delle nostre vite, in una Italia e in una Civitavecchia in crisi, consegnata a chi gestisce l'economia. Qualcuno ha mai prestato attenzione al numero di banche presenti a Civitavecchia? Sono 42 per la precisione: Banca Antonveneta, Banca Cr Firenze (due agenzie), Banca di Credito Cooperativo di Roma (due agenzie), Banca Intesa, Banca Marche (due agenzie), Banca Monte Dei Paschi di Siena (cinque agenzie), Banca Nazionale Del Lavoro (tre agenzie), Banca Popolare di Lodi, Banca Popolare di Puglia e Basilicata (due agenzie), Banca Popolare di Spoleto, Bancaetruria, Banco di Sardegna, Cassa di Risparmio di Civitavecchia (cinque agenzie), Cassa Risparmio Provincia di Viterbo, Sanpaolo Imi, Unicredit Banca di Roma (quattro agenzie), Unicredit Corporate Banking (due agenzie), Banca Delle Marche, Banca Popolare Dell'Etruria e del Lazio, Intesa S. Paolo (due agenzie), Banca Popolare di Novara, Banca Toscana (tre agenzie). Con il Banco Desio di imminente apertura si arriva a 43; in una città di 60.000 abitanti, di cui circa 15.000 con età inferiore ai 18 anni, quindi teoricamente incapace al momento di produrre reddito, e di cui circa 7.000 disoccupati, stando alle ultime stime disponibili. Questo significa che c'è una banca ogni mille abitanti. Per tenere in sicurezza capitali e ricchezze accumulate? Difficile crederlo. Molto più facile pensare che queste 43 banche servano a tenere in piedi il sistema di indebitamento a cui sono obbligate non solo le famiglie ma ormai anche i singoli individui: per permettersi l'acquisto di una casa per prima cosa, per garantirsi beni di lusso come auto, seconda auto, televisori e pellicce in secondo luogo, per non fare a meno di prime necessità indispensabili come acqua, luce, gas, vestiti e libri scolastici per i figli infine; perché questo è il tipo di indebitamento a cui sempre più frequentemente le famiglie sono obbligate. E la cartina tornasole di tutto ciò sta in un altro fenomeno dilagante e devastante al tempo stesso che si sta verificando a Civitavecchia come in altre città: l'apertura a catena di negozi che comprano oro e argento. Qualcuno ha provato a contare anche questi? I soldi escono dalla banca sotto forma di mutuo o prestito e vi rientrano sotto forma di oro e argento venduti per non finire sul lastrico. Mentre la città, sofferente, indifferente, lacera e sempre più povera si fa divorare ogni cosa: redditi, storia, tradizioni e cultura. Civitavecchia bella città d'incanto.

Marco Galice
da www.centumcellae.it

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