venerdì 4 dicembre 2015

Dopo ABRACADABRA, a Santa Marinella torna la parola magica: "Sono stati i Fascisti"

gruppi su Facebook, a Santa Marinella, da qualche tempo, stanno subendo una vera e propria involuzione progressiva. La migliore della settimana, la troviamo questa volta su "Santa Marinella Il Paese che Vorrei!!!", gruppo creato a sinistra, probabilmente da SEL, dove trovano spazio cose davvero divertenti. L'occasione è ghiotta, dopo una piantumazione - assolutamente meritevole - di alberi per la giornata mondiale del clima, dei vandali hanno sradicato i poveri alberelli. 
 

La piantumazione a cura degli scout dell'AGESCI. Immagine presa da FB. 

Aldilà del fatto che per noi queste inezie si sarebbero risolte con una sana bastonatura, la sinistra NEUROpea di Vendola e soci, ha riproposto una parola magica che giustappunto non risuonava più da qualche tempo nelle cronache giornalistiche e negli slogan politici. 
No, non è ABRACADABRA ma " SONO STATI I FASCISTI".
Sì, sappiamo che non crederete ai vostri occhi ma è cosi. Siamo consapevoli che Madre Natura (perché noi abbiamo una concezione Sacra dell'ambiente), digerirà anche i prodotti politici tossici e industriali come i sellini, lo siamo altrettanto del fatto che il neoambientalismo d'accatto reggerà il bordone al nuovo strumento del nuovo ordine mondiale: il climatismo, però tutto ciò è davvero esilarante. Siccome siamo buoni e vi abbiamo sempre fatto divertire, le cose - anche questa volta - non ve le faremo andare a cercare, le potete leggere qui. 
 

Il poro arbusto fatto oggetto di vandalismo, da parte sicuramente di qualche cervello bruciato che frequenta la zona. Immagine presa da FB 

Mettetevi comodi, rilassatevi, godetevi la lettura e per fare magari un po' di atmosfera, se avete un passamontagna ed un eskimo indossateli, tanto sopra il maglioncino di cachemire ci stanno no? 😉

Manuela Comito > Santa Marinella Il Paese che Vorrei!!!
Voglio condividere con voi le riflessioni di Lorenzo sulla vicenda degli alberi. Sono stati i fascisti.
Gli alberi piantati domenica scorsa, dopo 24 ore erano già oggetto di vandalismo e brutalità. Mi è stato detto che gli alberi appena messi a dimora nella piazzetta erano stati “sdraiati” da qualche imbecille e il mio primo pensiero è stato: “sono stati i fascisti”. 
Sarà per un retaggio culturale, sarà per la mia età, sarà per le mie esperienze, ma il riflesso è stato questo. Poi sono giunto sul posto e mi sono reso conto che poteva “semplicemente” essere opera di un ragazzino che non ha di meglio da fare che vandalizzare il proprio paese. 
Ma è davvero così “semplice”? Che cosa spinge un ragazzo ad accanirsi su un paio di alberelli e cimentarsi nell’arte dell’incuria, della distruzione per la distruzione, della superficialità come stile di vita? A me sembra evidente: è il contesto ambientale, sociale e culturale in cui vive; è il degrado che lo circonda e che gli appare normale; sono la mancanza di alternative creative, di godibilità, di soddisfazione. 
È la mancanza dell’aggregazione positiva dello sport, la passione formativa del rapporto con l’ambiente, la soddisfazione dell’affermazione del sé come individuo all’interno di una collettività accogliente, l’impossibilità di proiezioni sul futuro, l’assenza di un sogno. E la responsabilità di tutto questo di chi è se non di una categoria di sedicenti politici che invece di amministrare correttamente praticano un intollerabile quanto scellerato esercizio del potere finalizzato al consenso e non alla crescita.
Quando un’amministrazione lascia morire decine di palme sul proprio territorio pensando più alla svolta della mancata potatura che al dramma di quella perdita, quale insegnamento sta dando ai suoi giovani cittadini? 
Quando questa amministrazione e la maggioranza che la sostiene continua a prenderci in giro per mesi, anni, con “giustificati” rinvii dell’apertura della biblioteca comunale, un luogo per studiare, per leggere, per incontrarsi, … che esempio sta dando? 
Viviamo in un paese di cantieri aperti e mai finiti, di piscine pubbliche chiuse, di campi sportivi non agibili, di luoghi di ritrovo e aggregazione negati, dove manca il controllo del territorio e dove la pioggia fa paura. Questi amministratori che non sanno distinguere una piazza dalla copertura di un parcheggio e che costringono i cittadini a ricevere ciò di cui hanno diritto sotto la forma di un favore elargito dal potere, che modello rappresentano per i ragazzi?
Ed ora veniamo al perché lo fanno. Questa gente che fa politica “scendendo in campo” e “sporcandosi le mani” (quando, invece, la politica dovrebbe essere la nobile attività di chi si dedica al benessere del collettivo) ci costringe nel degrado perché nel degrado è più facile esercitare il proprio potere. 
Impone la logica dell’emergenza perché nell’emergenza è più facile fare affari. Nega l’importanza dell’ambiente naturale perché la natura genera sogni, favorisce la speculazione mentale e impedisce la speculazione edilizia.
A queste persone che hanno confuso il servizio per la gestione del bene pubblico con l’esercizio arbitrario del potere, fa comodo che la situazione rimanga quella che è e lavorano affinché nulla cambi. Sono quelli che provano fastidio per la diversità e che trovano intollerabile l’accoglienza. Persone prive di empatia per cui la logica dell’io prevale su quella del noi. Gente che impedisce la crescita culturale perché la cultura è spazio critico, intelligenza sociale, ribellione contro qualsiasi forma di oppressione e solo un popolo privo di consapevolezza può concedere loro il suo voto. 
Egoismo, individualismo, edonismo, denaro, prevaricazione sono i valori che governano l’azione di questi individui e qualunque sia la bandiera sotto la quale si presentano, questi per me sono fascisti e sono stati loro a brutalizzare gli alberi, loro è la responsabilità.
Ma questi signori devono sapere che noi non ci arrenderemo mai e per quanti alberi potranno distruggere, avremo semi da mettere in terra. Siamo fatti così, abbiamo iniziato a rompere i coglioni quando vivevamo ancora sugli alberi e non smetteremo fino a quando questo mondo non sarà un posto migliore. Un luogo di popoli che convivono nella pace e nel rispetto della natura, dove si condivide e si ragiona; uno spazio in cui si pratica l’arte e si immaginano progetti per un futuro in cui si è felici, tutti.
Ci daremo da fare finché non ci saremo riusciti, e ce la faremo perché non smetteremo mai di avere fiducia nell’intelligenza umana, nella condivisione, nel progresso. Non siamo capaci di arrenderci né di arretrare e non siamo capaci di smettere di rompere i coglioni al potere perché la nostra non è una fede, è un vizio.

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