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venerdì 17 giugno 2011

Civitavecchia - Vitali si schieri contro la privatizzazione dei servizi

E’ di questi giorni la notizia che il Comune di Civitavecchia con la famosa delibera 71, intende privatizzare i servizi pubblici con un bando che, stranamente si colloca precisamente a ridosso della scelta referendaria del 12 e 13 giugno. Solo qualche giorno dopo l’esito del referendum il capogruppo PDL Vitali in una dichiarazione che rasenta il comico ha dichiarato “Durante questi mesi di campagna elettorale per il referendum – spiega Vitali – la città è stata letteralmente ricoperta da manifesti con un sole giallo al centro che invitavano a votare sì a tutti e quattro i quesiti del referendum nazionale del 12 e 13 giugno. Quegli stessi manifesti sono stati il frutto dell’iniziativa dell’Onorevole Fabio Rampelli, esponente a livello parlamentare del Pdl, che si è fortemente impegnato, insieme alla sua comunità di riferimento, nella battaglia per il sì.” E’ evidente che Vitali non sappia cosa sia accaduto. Oltre al fatto che non vi sono stati MESI di campagna ELETTORALE,  non vi sono state città ricoperte di manifesti, l’On. Rampelli non si è mai sognato, legittimamente,  di fare campagna per i 4 sì (l’ha fatta per tre, per l’acqua pubblica e contro il nucleare), il capogruppo in consiglio comunale oltre a non conoscere le posizioni dei suoi capi, deve uscire dalla contraddizione.
Se è stato contrario alla cessione ai privati dell’acqua, si schieri senza se e senza ma, contro la privatizzazione dei servizi pubblici oppure dica cosa ha fatto, se ha votato E come al referendum. Si decida, non ci può appropriare del risultato referendario accusando gli altri di volerlo fare e dopo una settimana Restarsene in silenzio di fronte ad un evidente contraddizione espressa dalla maggioranza di cui fa parte.

Azione Punto Zero Destra Radicale Tradizionale

mercoledì 15 giugno 2011

Fuori dalle speculazioni sull’acqua, fuori dal nucleare, basta con i privilegi.

Siamo lieti del risultato referendario, senza alcuna illusione.
 
Questo è quanto uscito dalle urne il 13 Giugno e quanto dovrà essere raccolto volentieri o meno dal Governo in carica. E’ divertente vedere come i saltimbanchi della sinistra saltellino e festeggino la vittoria dei Si ai referendum come una vittoria esclusivamente loro. Se qualcuno di questi ritiene che per i quattro sì abbia votato solo il popolo di sinistra è un illuso (nella migliore delle ipotesi) o è in malafede. Quest’ultima, la più probabile, considerate le dichiarazioni a caldo e a freddo rilasciate dai leader nazionali e locali.  Basterebbe leggere i numeri tra partecipanti e votanti del resto, sempre che li si voglia e li si sappia leggere.
Al tempo stesso la destra radicale non si illude che il voto possa modificare di molto le cose, rimaniamo comunque immuni dalla infezione e suggestione democratica. Conosciamo perfettamente lorsignori. Non è da oggi che infatti una volta votato un referendum i cialtroni di Montecitorio facciano poi i loro porci comodi. Solo per fare alcuni esempi, nel 1978: abrogazione dei finanziamenti pubblici ai partiti (vincono i si ma i finanziamenti stanno là); nel 1987 moratoria sul Nucleare e abbiamo rivotato quest’anno, 1993: abrogazione dei finanziamenti pubblici ai partiti - la vendetta (i finanziamenti stanno ancora là), abrogazione dei ministeri dell'agricoltura e del turismo e riappaiono per miracolo, 1995: referendum per la privatizzazione della RAI (la rai quindi è privata eh eh).
Anche questa volta i camerieri del parlamento ascolteranno il popolo? Si, certamente, intanto il popolo continui a festeggiare.

Azione Punto Zero – Destra Radicale Tradizionale

lunedì 16 maggio 2011

4 SI ai Referendum del 12 e 13 Giugno - Rutilio Sermonti


Vi sembrerà forse strano che io, Rutilio Sermonti, allergico a qualsiasi forma di "ludi cartacei", venga ad invocare da tutti voi il massimo impegno proprio in occasione di una tornata di essi, e cioè dei quattro referendum abrogativi fissati per il 12-13 giugno prossimi.
  E' che ci troviamo davanti a una smaccata frode con cui i mascalzoni che si sono appollaiati sugli scranni del potere intendono defraudare il popolo anche di quel piccolo residuo di sovranità che consiste nell'arma referendaria, con cui, a differenza che nelle elezioni politiche, è dato al votante di esprimere una volontà, e non soltanto una delega in bianco.
  Anche per i referendum, sia chiaro, valgono tutte le altre gravi riserve che noi opponiamo al voto anonimo e non qualificato, determinato in massima parte con espedienti persuasori sub-liminali, con illusionismi e con ricatti, ma in certi casi, quando una "opinione pubblica" si sia autonomamente affermata, può darsi il caso che -cosa rara in democrazia- la volontà del popolo abbia una qualche voce in capitolo.

  La cosa altamente preoccupa il grasso servidorame degli usurai regnanti che si suole definire "classe politica". Essendo però preclare caratteristiche di essa il modesto livello intellettuale e culturale, anzichè contrastare con argomenti quelli dei fautori del referendum abrogativo, magari abusando della profusione di mass media pubblici e privati di cui dispone, preferisce adottare sistemi più grossolani e disonesti, ma di probabile successo. I principali sono due, che vanno a integrare il dato di partenza del diffuso disinteresse per la politica, che fa ormai di quello astensionista il più numeroso dei partiti. Uno consiste nell'esprimere i quesiti referendari in termini tali che la maggioranza dei "consultati" non ci capisca niente, o capisca il contrario. Si comincia dalla formulazione abrogativa, per cui, volendo dire NO a una legge, occorre votare SI. Sarebbe bastato chiedere: "volete conservare?" anzichè :"volete abrogare?" e nessun equivoco sarebbe stato possibile. Ma poi, tutto il gergo giuridico-burocratico in cui i quesiti vengono sottoposti ai votanti è del tutto incomprensibile a chi non sia un giurista nè un burocrate, bensì una casalinga, un contadino o un operaio edile: quelli che fanno "quoziente".
   L'altro metodo consiste nel fare in modo che i votanti non raggiungano il 50% fissato dall'art. 39 della Legge 357/70 sui referendum. Come? Col silenzio-stampa, e soprattutto col silenzio-TV. Quei pochi che fanno la fatica di leggere i giornali, più o meno, dell'esistenza di un referendum ne hanno notizia. Ma gli altri, i più, i bulimici di piccolo schermo, che ne sanno ? E anche i primi, per quasi la metà, mugugnano "non m'interessa" o "non ne capisco". Ognuno dei destinatari può fare il piccolo sondaggio personale che ho fatto io.
   Ora, noi sappiamo bene che non c'è nessuno, dai vecchi ai lattanti, a cui il successo del SI "non interessa", e soprattutto dei quesiti 2 (privatizzazione del servizio idrico) e 3 (ritorno al nucleare). Non occorre certo che sia io a illustrare a voi, molti dei quali possono essermi maestri, l'importanza enorme dell'abrogazione di quelle leggi demenziali, vere frecce del Parto della plutocrazia in agonia. Non si tratta dell'effetto Fukushima. E' che l'illimitata disponibilità di energia artificiale non è un bene: è una calamità; è il primo fattore materiale della degenerazione umana; è il maggiore alleato di Mammona.
   Ogni uomo di buona volontà deve sentire il dovere di impegnarsi per far fallire la sporca manovra che trasformerebbe la vanificazione del referendum in un trionfalistico alibi per i criminali. Nessuno si senta sminuito a parlare il linguaggio delle zolle, delle cucine, delle catene di montaggio e, magari, delle carceri. Ma vi chiedo di trasformarvi tutti, per breve tempo,  in maestri elementari, per far capire agli umili quello che non si vuole che capiscano, per spiegare loro l'importanza e il significato dei "QUATTRO SI", per implorarli, se occorre, di non farsi sfuggire questa occasione rara di troncare tentacoli alla piovra.
    Per uomini come voi, ogni altra parola sarebbe superflua.
    Enos, Lases, iuvate !                                                         

Rutilio Sermonti