Nemmeno i grandi distributori italiani, che meno hanno risentito delle difficoltà economiche e che hanno per primi spazzato via le botteghe e gli alimentari di quartiere a cui ogni italiano era affettivamente legato, possono dormire sonni tranquilli: arrivano gli iper-mercati cinesi. A prezzi stracciati. Con commessi sorridenti, che parlano la tua lingua da tre generazioni e proprio non hanno alcuna intenzione di fare una pausa settimanale. E pensare che i politici che hai votato e voterai hanno venduto la tua patria per farti avere questo libero mercato… Alle prossime elezioni, ricordatelo.
(Corriere della Sera) – La Coop sei tu, ma adesso ci sono anche loro. Incasellati come un piccolo esercito. Nelle loro divise rosse, siano commessi o magazzinieri, presidiano ogni metro quadrato dell’ipermercato «Yi Gou», marchio dietro al quale si snoda una catena di centri made in Cina che per la prima volta sbarca in Emilia Romagna, lanciando quella che, in era pre globalizzazione, sarebbe stata considerata una sfida impossibile all’egemonia delle cooperative e di altri colossi della grande distribuzione. Eccole qui le avanguardie di un’avanzata che non si fermerà certo a Ferrara.
Undici ragazzi, età tra i 20 e i 30 anni, tutti rigorosamente cinesi, immigrati di seconda o terza generazione. La cortesia è tipicamente orientale, ma tutto il resto è occidentalizzato. Bandierine tricolori sventolano dal soffitto. E il principale requisito per l’assunzione è l’obbligo di parlare l’italiano, «almeno quello di base: guai non capire il cliente». Anche perché la clientela, per la stragrande maggioranza, è italiana: gente attirata dai prezzi bassi, per non dire stracciati, di questo ipermercato di 1400 metri quadrati (con i magazzini arriva a 2 mila), piazzato strategicamente da qualche settimana alle porte di Ferrara, a un tiro di schioppo dall’autostrada, al fianco di aziende italiane già affermate «così da sfruttarne la scia in termini di clientela» confessa con candore Chen Jin, 29 anni, responsabile del neo mega store, dopo aver fatto la trafila, da magazziniere a commesso.
Vendono di tutto, gli uomini della «Yi Gou», persino i presepi scontati. Più di 600 articoli. Solo in parte «made in China»: «Abbiamo firme italiane, inglesi e francesi» afferma una delle commesse, Chen Xiaolei, 22 anni, arrivata da bambina nel Ferrarese. «L’offerta – prosegue – è molto estesa: abbigliamento di ogni genere, calzature, oggetti per la casa, detersivi, giochi, addobbi natalizi, sanitari: solo l’alimentazione non è prevista».
«Ce la vogliamo giocare, anche se sarà molto difficile»prosegue Jin, convinto che l’arma qualità-prezzo potrà essere decisiva, ma altrettanto consapevole che da queste parti, e con concorrenti dalle spalle così larghe, il rispetto delle regole sarà molto più che un optional. I dipendenti sembrano formichine in moto perpetuo. Si lavora dalle 9 alle 20, senza giorno di chiusura. E i prezzi sono bassi: difficile trovare un articolo che superi i 30 euro.
Chiedere come fanno è come chiedere il nome di chi tira le fila di questo business già sbarcato, e con successo, in alcune città dell’Inghilterra. Pare che la proprietà faccia capo ad alcuni fondi d’investimento in mano a potenti industriali cinesi. Al telefono, dalla sua casa di Ancona, risponde Paolo Xie, 40 anni, nato in Cina e arrivato in Italia 25 anni fa. Dice di aver preso in affitto la licenza del ramo d’azienda: «È stato un investimento graduale. I primi centri commerciali li ho aperti due anni fa in provincia di Ancona e ora tentiamo in Emilia… ».
Alla Coop Estense, colosso che nel Ferrarese vanta due ipermercati e una decina di supermercati, le antenne sono dritte da un pezzo, anche se tendono a minimizzare: «Per il momento, il nuovo arrivo non ha creato problemi – afferma Alessandro Medici -, anche se è ancora presto per una valutazione. Sappiamo che è partito bene e che la sua forza è nei prezzi: però sarà importante capire se riuscirà a mantenerli nel tempo o se dovrà ritoccarli verso l’alto. Il mercato d’altra parte sta radicalmente cambiando e nessuna realtà imprenditoriale, anche la più radicata, può dormire sonni tranquilli». Batte invece sul tasto delle regole il presidente di Ascom Ferrara, Giulio Felloni: «Nessuna chiusura verso nessuno, ma guai a chi sgarra. Non saranno tollerate furbizie. I prezzi bassi? Ognuno sceglie la politica che preferisce, ma è evidente che poi la qualità del prodotto ne risente… ».
da: Azionetradizionale
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