strage di Acca Larentia, 7-01-1978
" (…) Mentre siamo in riunione arriva la notizia che nella sede di Acca Larenzia i compagni hanno sparato di nuovo. (…) Quella sera del 7 gennaio, presi dalla rabbia per la morte di Franco Ciavatta e Stefano Bigonzetti i ragazzi iniziano gli slogan di protesta contro carabinieri e celere che sono lì davanti alla sezione per prevenire incidenti. Quella loro presenza di controllo è inaccettabile. (…). Il tono delle grida aumenta e dalla parte dei carabinieri iniziano a sparare lacrimogeni. La distanza tra noi missini e i carabinieri è minima e non si capisce perché ci sparino addosso. Indietreggio. Mi giro e vedo a terra quel ragazzo biondo con cui stavo parlando poco prima. E' Stefano Recchioni e torno indietro per aiutarlo a rialzarsi. Gli metto una mano dietro la testa per sollevargliela e gli occhi azzurri gli roteano all'indietro. Sulla mano ho una strana sensazione di caldo: provo a tirarlo su, ma quando la macchia di sangue si allarga sui miei jeans, capisco che non è stato colpito da un lacrimogeno ma da un proiettile alla nuca. Da una parte i carabinieri, dall'altra chi ha cercato riparo verso la sezione e si aspetta un'altra carica. Sulla strada è rimasto il corpo di Stefano che continuo a tenere tra le braccia. Non darà più segni di vita e il mio grido di aiuto non basterà a fermare quel sangue e a salvargli la vita. Non verso nessuna lacrima, ma niente da quel momento sarà più come prima ".
da "Nel cerchio della
prigione" - Francesca Mambro
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