Come sempre, non si può permettere che un partito che affermi l'identità di una Nazione alzi troppo la testa. Ecco subito pronte accuse ridicole, false testimonianze, prove inesistenti per incarcerarne gli esponenti: solite manipolazioni democratiche, volte a sopprimere una legittima opposizione politica che comincia a fare troppo rumore...
È davvero una strana inchiesta quella
che ha portato al giro di vite contro Alba Dorata, il partito nazionalista
greco accusato dalla magistratura ellenica di essere una associazione a
delinquere. I fatti sono noti: il 17 settembre il rapper di sinistra Pavlos
Fyssas è stato ucciso al termine di una rissa nata in un locale per futili
motivi. L’assassino è stato accusato di essere un simpatizzante di Alba Dorata.
Poiché, tuttavia, persino nella Grecia governata con pugno di ferro dalla
troika la responsabilità penale è ancora individuale, occorreva trovare un modo
per estendere un’indagine in grande stile dal presunto simpatizzante a tutto il
movimento. L’indagine sulla morte di Fyssas si è quindi intersecata con la
messa sotto accusa dell’intera Chrysì Avgì come associazione eversiva dedita
alla violenza sistematica. La rissa in cui è morto il rapper avrebbe quindi
avuto una regia lucida le cui responsabilità arriverebbero sino al leader
stesso del terzo partito di Grecia.
In
un crescendo di allarmismi non si capisce quanto fondati, il blitz contro oltre
trenta esponenti del movimento nazionalista è stato spiegato addirittura con la
necessità di sventare un golpe in atto. Come è stata giustificata questa accusa
enorme? L’inchiesta si struttura su almeno quattro livelli.
1) Il governo
greco sarebbe stato innanzitutto allertato da un’informativa dei servizi
segreti greci e israeliani. L’informativa faceva riferimento al 28 settembre
come la data prevista per il colpo di stato. Da qui l’accelerazione della
repressione. Trattandosi di informative riservate, di servizi segreti, di
indiscrezioni non confermate, è difficile saperne di più. L’efficienza dei
servizi segreti israeliani non è certo in discussione, così come, però, una
loro tendenza alla “informativa facile” quando si tratta di colpire Stati o
movimenti ritenuti pericolosi (vedi le rassicurazioni sulla responsabilità
siriana nell’attacco chimico del 21 agosto, sulle prime prese come oro colato
dalle potenze occidentali e in seguito ritenute sempre meno affidabili). Su
questo livello, tuttavia, sono possibili solo congetture. Ma questo vale anche
per i “colpevolisti.
2) Si è anche
parlato di infiltrazioni di Alba Dorata nelle forze di polizia. Sul punto,
tuttavia, è difficile dire di più rispetto alla nota ufficiale del ministro
della Difesa Dimitris Avramopoulos: “Non c’è stato alcun coinvolgimento o
partecipazione nella gestione attiva delle forze speciali delle forze armate da
parte di membri di Alba dorata”. Dato che il governo greco non è esattamente
amico di Chrysì Avgì, una dichiarazione di una tale nettezza appare definitiva.
Di sicuro si sa che una percentuale vicina al 50% dei poliziotti greci avrebbe
votato per Alba Dorata alle elezioni parlamentari greche del giugno 2012. Il
che, avendo ancora gli appartenenti alle forze dell’ordine greche dritto di
voto, non è peraltro una colpa.
3) C’è poi la
tesi del “doppio livello”: Alba Dorata avrebbe una struttura politica e una
militare. A testimoniare tale tesi, le confessioni di alcuni “pentiti”,
rigorosamente anonimi, che hanno raccontato le loro scomode “verità” sul volto
reale del movimento. Si è parlato di squadre paramilitari pronte all’azione e
di sedi piene i “catene e manganelli”. Un golpe fatto a catenate? La
ricostruzione dei pm ha inoltre teorizzato il doppio livello facendo
riferimento allo statuto che prevede espressamente la separazione delle due
attività (politica e attivistica). Eversivi e pure idioti, questi greci che
scrivono sullo statuto di celare gruppi paramilitari dietro la facciata
politica. Gli stessi pm hanno sottolineato che questa struttura organizzativa sarebbe
identica dal 1989. E ci hanno messo ventiquattro anni per scoprirli?
4) La prova
più surreale del preteso golpe è infine quello che fa riferimento all’attività
web di militanti e simpatizzanti. È stata data molta rilevanza, anche sui media
italiani, all’articolo scritto da Ourania, figlia di Mikalioliakos, leader di
Alba dorata, sul portale del partito: “Chiedete a voi stessi quanto siete
disposti a sacrificare e quanto effettivamente avreste da perdere. Chiedete a
voi stessi fin dove siete disposti ad andare. Sì, pochi sanno esattamente cosa
voglio dire. Chiedetevi se si può perdere tutto, ma proprio tutto, per un’idea,
la nostra idea. Basta chiedere a se stessi. Si può essere uno di noi, si può
vivere solo per un’idea? Posso? Possiamo?”. Se questo è un invito al golpe,
poteva certo essere più esplicito e meno retorico. E forse anche più riservato
(ma l’idea del golpe annunciato via internet fa il paio con quella dell’ala
paramilitare messa a verbale nello statuto). Qualche giornale ha anche parlato
dei gruppi “militaristi” a cui sarebbe iscritto su Facebook il comandante in
pensione Sotiris Tziakos, il capo designato della Grecia post-golpe. Caspita,
un ex militare che segue pagine militariste: quando si dice uno scoop…
Insomma,
a una prima occhiata, l’idea di un imminente colpo di stato nazionalista non
regge. Tanto più che fare un golpe è un’impresa mica da ridere. Servono
contatti reali, qualificati con l’esercito, non qualche trombone in pensione o
qualche celerino manesco. Servono armi che non siano l’arsenale adatto a una
scaramuccia fra ultras. Serve una organizzazione paramilitare interna ferrea, e
qui ci si scorda che solo pochissimo tempo fa Alba Dorata era un partito
dall’1% e che è improbabile che la crescita di consensi sia dovuta all’ingresso
di frotte di soldati politici pronti a tutto. Qualche dubbio, del resto, devono
averlo gli stessi giudici istruttori che dopo un lungo interrogatorio hanno
incriminato quattro deputati di Alba Dorata ma hanno disposto il rilascio di
altri tre in libertà vigilata (Kasidiaris, Panagiotaros e Michos). Pericolosi
eversivi rimessi in libertà dopo pochi giorni di carcere?
In
attesa di avere reali elementi concreti per giudicare la fondatezza di accuse
che per ora sembrano un po’ campate per aria, resta da capire a che punto sia
la democrazia in Grecia. È in effetti strano, al di là di qualsiasi giudizio di
valore, che uno Stato messo in ginocchio dai diktat di organizzazioni
sistematicamente sottratte al voto popolare possa mettere in piedi su basi
tanto fragili un giro di vite contro il terzo partito del Paese. Le stesse
garanzie formali previste dall’ordinamento greco sembrano essere state sospese:
in Grecia, come da noi, vige l’immunità parlamentare ma il ministro degli
interni Nikos Dedias ha scritto una lettera al Procuratore della Corte Suprema
Euterpi Koutzomani, per chiedere di sospenderla per i deputati di Alba dorata,
definendoli membri di un’organizzazione criminale. È la prima volta in Grecia,
dal 1974, che alcuni deputati vengono arrestati senza che decada l’immunità
parlamentare. Ad Atene, forse, un golpe c’è già stato, ma non per mano di Alba
Dorata…
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