“La strada da percorrere conduce al di là del PUNTO ZERO, conduce oltre la linea, oltre il muro del tempo e, attraverso di esso” Ernst Junger
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martedì 18 agosto 2015
Ferragosto è una festa fascista
Buon #Ferragosto! Una festa parametro di distinzione tra uno Stato che riconosceva e tutelava il valore della famiglia, organizzando gite per tutti e istituendo sacrosanti giorni di riposo e uno "stato" che ti tassa anche la casa di proprietà, promuove il gender, e legifera l'apertura dei centri commerciali anche la domenica, con ripercussioni sul tessuto sociale e sui piccoli commercianti.
Lo diciamo subito: nel titolo l'abbiamo sparata grossa. Fino a un certo punto, però. Perché è vero, le origini del Ferragosto sono di qualche millennio antecedenti la marcia su Roma. Ma se il 15 agosto facciamo gite fuori porta, mangiamo al sacco e, soprattutto, nessuno lavora, lo dobbiamo al regime fascista, che ha istituzionalizzato la festa estiva per eccellenza così come la conosciamo oggi.
Andiamo con ordine, però. Ferragosto, come termine, è di origine latina e deriva da feriae Augusti (riposo di Augusto) termine che indicava una festività istituita, per l'appunto, dall'imperatore Augusto nel 18 a.C. per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli. L'idea sottostante era quella di istituire una festa che collegasse le altre feste agostane come i Vinalia rustica o i Consualia. L’anello mancante, insomma, per consentire un lungo periodo di riposo dopo le fatiche del raccolto. Tutte assieme, queste ferie venivano chiamate augustali e se vi stavate chiedendo perché Agosto si chiama così, ora lo sapete.
Durante quel periodo si svolgevano numerose sagre paesane e corse di cavalli. Una di queste, il Palio di Siena, ha luogo ancora oggi, tradizionalmente il 16 agosto. Se si chiama Palio dell’Assunta, tuttavia, è perché nel frattempo Ferragosto è diventata una festività cattolica, per l'appunto, quella dell'ascensione della Madonna al Cielo. Non a caso, fu proprio lo Stato Pontificio a istituzionalizzare nel calendario tale festività, dopo la caduta dell’Impero.
Tuttavia - eccoci al punto - il Ferragosto non era veramente il Ferragosto che festeggiamo oggi, prima del Fascismo. Per dire, lo sapevate che il piatto tradizioale del Ferragosto, prima del 1925, era il piccione arrosto? Comunque, una volta salito al potere, il regime decise di organizzare, attraverso le associazioni dopolavoristiche delle varie corporazioni, centinaia di gite popolari.
Di suo ci mise i treni popolari di Ferragosto - quelli che arrivavano sempre in orario - con prezzi fortemente scontati. Questo permise anche alle classi sociali meno abbienti di visitare le città italiane o di raggiungere le località marine o montane. L'offerta era limitata al periodo tra il 13-15 agosto e poteva essere acquistata in due formule: la gita di un sol giorno, nel raggio di circa 50-100 km; e la gita dei tre giorni a 100–200 km di distanza massima.
Durante queste gite la maggior parte delle famiglie italiane ebbe per la prima volta la possibilità di recarsi in villeggiatura al mare, in montagna e nelle città d'arte. Poiché che le gite non prevedevano il vitto, però, nacque anche la collegata tradizione del pranzo al sacco. Per la tradizionale grigliata di Ferragosto, bisognerà attendere il boom degli anni ’50.
Fonte: Linkiesta
venerdì 18 ottobre 2013
Alfredo Oriani - in memoriam
Alfredo Oriani. 18/10/1909 - 18/10/2013
Un forte senso nazionalistico ispirò i suoi scritti, nella speranza di una rinascita spirituale della gente italica che ponesse l'uomo come motore della storia e non succube di essa, in quella rivolta ideale capace di far rinascere nell'individuo il senso dello Stato, della gerarchia, dell'Ordine, dei valori Tradizionali. Oriani auspicò il ritorno di un' aristocrazia nobile, spogliata dalle scorie ideologiche della rivoluzione francese e veramente degna di guidare il popolo verso la rinascita.
Identificato dal fascismo stesso come il suo precursore, Mussolini il 27 aprile 1924 così lo ricorda in un discorso, rivolgendosi ai giovani universitari fascisti, in occasione della celebre Marcia sul Cardello:
“Più gli anni passano, più le generazioni si susseguono e più splende questo astro, luminoso, anche quando i
tempi sembravano oscuri. Nei tempi in cui la politica del piede di casa sembrava il capolavoro della saggezza
umana Alfredo Oriani sognò l’impero; in tempi in cui si credeva alla pace universale perpetua, Alfredo Oriani
avvertì che grandi bufere erano imminenti le quali avrebbero sconvolto i popoli di tutto il mondo; in tempi in
cui i nostri dirigenti esibivano la loro debolezza più o meno congenita, Alfredo Oriani fu esaltatore di tutte le
energie della razza”
Benito Mussolini
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giovedì 25 luglio 2013
25 Luglio – 8 Settembre 1943, le date della svolta
Il 1943 può essere
definito come l’anno delle illusioni: si illusero i congiurati del Gran
Consiglio del Fascismo di salvare il Regime sacrificando Mussolini; si illusero
il Re e Badoglio di tradire l’alleato senza pagare dazio; si illusero i ragazzi
di Salò di difendere l’onore d’Italia e finirono col combattere i propri
fratelli; si illusero i partigiani di sostituire la dittatura fascista con
quella del proletariato, pensando di fare dell’Italia una repubblica sovietica e
si ritrovarono, invece, a sostenere la monarchia e l’occupante americano; si
illusero infine gli italiani convinti che la guerra fosse finita, quando invece
ne stava per iniziare una seconda ben peggiore.
Tutto ebbe inizio
il 25 luglio 1943 quando, con una
deliberazione del Gran Consiglio del Fascismo, il Regime cessò di esistere.
Mussolini, pur potendo rigettare l’ordine del giorno del Ministro Grandi e far
arrestare i congiurati, inspiegabilmente accettò il deliberato che lo esautorava
di tutti i suoi poteri per essere trasferiti al Re.
Intanto Vittorio
Emanuele III con i vertici delle Forze Armate tramava per liquidare Mussolini,
come primo atto per poi passare dalla parte vincente, quella degli
alleati.
Il responso del Gran
Consiglio, contrariamente alle intenzione dei protagonisti (che di fatto si
comportarono come utili idioti, per dirla alla Lenin), tornò utile al Re per
dare una insperata veste istituzionale a
quello che fu a tutti gli effetti un Colpo di Stato.
L’indomani Mussolini,
rispettoso delle regole e convinto della correttezza di Vittorio Emanuele III,
si presentò al monarca per rassegnare le proprie dimissione da Capo del Governo.
Il Re, il cui unico scopo era quella di salvare la corona e se stesso dal
tracollo bellico, con un atto inconcepibile dal punto di vista istituzionale, lo
fece sequestrare (e non arrestare in quanto ne mancavano i presupposti
giuridici).
Tutti i poteri furono
affidati ai vertici dell’esercito che instaurarono una dittatura militare con a
capo il Maresciallo Badoglio. Del nuovo esecutivo nessun esponente politico ne
faceva parte in quanto i partiti rimanevano fuori legge al pari del partito
fascista nel frattempo sciolto.
A parte qualche
spontanea manifestazione di giubilo, derivante dall’equivoco che con la caduta
del regime sarebbe finita la guerra, degli antifascisti e dei partigiani neanche
l’ombra, li avremmo visti solo dopo al seguito delle vittoriose truppe
alleate.
Il nuovo governo si
affrettò a rassicurare l’alleato tedesco circa la fedeltà dell’Italia e il
proseguimento della guerra al suo fianco e nel contempo avviò segreti contatti
con gli angloamericani per passare armi e bagagli dalla parte del nemico, nella
patetica illusione di uscire indenni da una guerra che volgeva al
peggio.
L’8 settembre del 1943
arrivò l’annuncio di Badoglio che chiamò armistizio quello che in realtà fu
tradimento: nel volgere di 24 ore i tedeschi divennero improvvisamente nemici e
gli invasori americani alleati.
Questo atto scellerato
non mutò le sorti del conflitto, non servì a lenire le sofferenze della
popolazione civile che continuò a lungo a morire sotto i bombardamenti
terroristici dell’aviazione angloamericana. Servì solo a scatenare l’ira
vendicativa di Hitler, in quel momento padrone assoluto del nostro Paese.
Con il rovesciamento del
fronte e il passaggio dell’Italia dalla parte degli angloamericani (che faceva
presagire una rapida e vittoriosa conclusione del conflitto), si riorganizzarono
i vecchi partiti che seppero, soprattutto quello comunista che aveva mantenuto
una sua struttura clandestina, cogliere al volo quella insperata opportunità di
tornare ad essere protagonisti della vita politica italiana. La guerra invece
continuò per altri 18 mesi e nel conflitto tra eserciti si inserirono i
partigiani, alcuni smaniosi di ricostruirsi una verginità politica dopo essersi
affermati grazie al regime, altri per attribuirsi delle onorificenze da spendere
al tavole della spartizione del potere alla fine del conflitto. E fu guerra
civile.
Questi sono i fatti che
ognuno può giudicare, ma che dubito si possano
contestare.
Gianfredo Ruggiero, presidente Circolo Culturale Excalibur –
Varese
Nota: la pubblicazione del
presente articolo non richiede la preventiva autorizzazione dell’autore, è
sufficiente citare la fonte.
giovedì 14 luglio 2011
14 Luglio 1789 -
Una tra le più grandi sciagure abbattutesi sull'umanità, la Rivoluzione Francese.
Noi rappresentiamo un principio nuovo nel mondo, noi rappresentiamo l'antitesi netta, categorica, definitiva di tutto il mondo della democrazia, della plutocrazia, della massoneria, per dire in una parola, degli immortali principi del 1789. Pertanto non ci si deve stupire se tutto il mondo degli immortali principi, della fraternità senza fratellanza, dell'uguaglianza diseguale, della libertà con i capricci, sia coalizzato contro di noi. Siamo veramente sul piano dove la battaglia diventa difficile, seducente, importante perché battere i vecchi residui dei partiti politici italiani è stata una fatica ingrata, ma agitare un principio nuovo nel mondo e farlo trionfare, questa è fatica per cui un popolo od una rivoluzione passano alla storia.
Benito Mussolini
Noi rappresentiamo un principio nuovo nel mondo, noi rappresentiamo l'antitesi netta, categorica, definitiva di tutto il mondo della democrazia, della plutocrazia, della massoneria, per dire in una parola, degli immortali principi del 1789. Pertanto non ci si deve stupire se tutto il mondo degli immortali principi, della fraternità senza fratellanza, dell'uguaglianza diseguale, della libertà con i capricci, sia coalizzato contro di noi. Siamo veramente sul piano dove la battaglia diventa difficile, seducente, importante perché battere i vecchi residui dei partiti politici italiani è stata una fatica ingrata, ma agitare un principio nuovo nel mondo e farlo trionfare, questa è fatica per cui un popolo od una rivoluzione passano alla storia.
Benito Mussolini
mercoledì 14 aprile 2010
Il Duce, il Fuhrer e il litorale a nord di Roma......

Dal Sito Centumcellae.it, che gentilmente ringraziamo.
CIVITAVECCHIA - Il Gruppo Archeologico Romano ha organizzato per domani (oggi ndr), mercoledì 14 aprile una Lezione speciale nella Sede
dell'Università Unitre di Civitavecchia in via Frangipane 8, alle ore 17.00, in occasione della ricorrenza della visita di Hitler e Mussolini nel nostro comprensorio avvenuta il 7 maggio 1938.
Sarà una occasione per trarre un bilancio di quegli eventi alla luce dei nuovi documenti ormai declassificati che man mano vengono resi di dominio pubblico. La lezione sarà tenuta dal Prof. Livio Spinelli che farà una carrellata storica di quella giornata iniziata di buon mattino nello specchio d'acqua antistante Ladispoli e Furbara con una gigantesca esercitazione aeronavale, alla quale seguì una poderosa esercitazione tattica terrestre a Santa Marinella in località Prato Cipolloso presenti il Re Imperatore Vittorio Emanuele III, Himmler, Gobbels, Ribbentrob, Ciano, Graziani.
Al termine dell'esercitazione - racconta il Prof. Spinelli - i partecipanti, accolti dal Podestà di Civitavecchia Ernesto del Greco si trasferirono a Civitavecchia nella villa e tenuta del Ministro Alberto de Stefani (da lui donata nel 1947 alla Repubblica dei Ragazzi) e successivamente si recarono a pranzo al Castello Odescalchi di Santa Marinella, come ricorda oggi una lapide. A Santa Marinella la famiglia Petacci aveva villetta a Capolinaro dove Claretta trascorreva le vacanze estive dai suoi zii. Si farà luce su alcuni episodi poco noti fra quello di Hitler che a Santa Marinella venuto a sapere che sui Monti della Tolfa c'erano i discendenti dell'Imperatore Federico Barbarossa, diede ordine di cercarli, riuscì a trovarli, ma l'aquila sveva del loro casato si era un po' troppo "spelacchiata"; infatti gli ultimissimi discendenti del Barbarossa facevano i carrettieri. Si parlerà inoltre della Sezione Ebraica della Scuola Marittima di Civitavecchia dove dal 1934 al 1938 furono formati circa 200 Cadetti che costituirono il primo nucleo dell'attuale Marina Militare e Mercantile di Israele. I primi cadetti dormivano a Santa Marinella nella villa del Generale Guido Mendes nella zona di Cacciariserva, quest'ultimo era stato compagno di classe di Eugenio Pacelli al Liceo Visconti di Roma, nella Villa del Gen. Mendes c'era anche il suo nipotino Franco Modigliani,futuro Premio Nobel per l'Economia. Altri episodi riguardano infine Santa Severa dove oltre alla Sarfatti era solita trascorrere le giornate al mare anche donna Rachele. Infine nel 1948 a S.Severa si registra un curioso episodio: quando venne qui ad abitare dalla Germania la Regista di Hitler, Leni Riefenstahl, la "signora" fu però "cortesemente" invitata dalle Forze dell'ordine ad abbandonare l'Italia.
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martedì 16 febbraio 2010
Lo dicevamo che c'era aria di fascismo......

Il lunario distribuito in centinaia di copie a ogni appuntamento elettorale: "Calendario storico 2010 - LXXXVII E.F.". Ovvero ottantottesimo anno dell'Era Fascista. E' la trovata del candidato Pdl in consiglio regionale, Luigi Celori, autore del nostalgico cadeau destinato a militanti che come lui non rinnegano. Né il passato né le gloriose origini. Riassunti nel distico riportato in basso: "Dovete sopravvivere e mantenere nel cuore la fede. Il mondo, me scomparso, avrà bisogno ancora dell´idea che è stata e sarà la più audace, la più originale (...). La storia mi darà ragione". Firmato: Benito Mussolini. Il suo lascito morale, l´eredità politica. Che l´ex capogruppo di An alla Pisana, in corsa per un terzo mandato, non ha alcuna intenzione di ripudiare LEGGI L'articolo (di Giovanna Vitale)
Ringraziamo il sito de "La Repubblica" per la gentile concessione.
Non è che a noi non piace il calendario, è che con il PdL c'entra poco....... ci sembra!
Ringraziamo il sito de "La Repubblica" per la gentile concessione.
Non è che a noi non piace il calendario, è che con il PdL c'entra poco....... ci sembra!
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