lunedì 15 febbraio 2010

In missione per Rutilio

Cronaca di un viaggio, con gli occhi di un accompagnatore molto giovane. Le sue parole sono di insegnamento anche per i più grandi e fanno riflettere sul significato della militanza.

Si parte dalla libreria alle tre meno un quarto. E’ sabato 13 e il Sole è alto e imponente in un cielo cristallino come da settimane non si vedeva; non c’è pranzo fuori o scampagnate che tengano: la militanza chiama e la sua voce è forte. Noi due militanti, rispettivamente di Raido e del suo Cuib femminile siamo diretti a Montecompatri ai Castelli Romani, per andare a prendere un guerriero: Rutilio Sermonti. Non penso abbia bisogno di presentazioni; dalla Seconda Guerra mondiale, in cui ha combattuto tra le file delle SS e della RSI, non è più tornato dai campi di battaglia facendosi testimone ed esempio vivo di quei valori eterni cui noi cerchiamo di ispirarci giorno per giorno. Può essere nient’altro che un grande onore dover assolvere una funzione come questa che ci è stata assegnata. Arrivati a Montecompatri veniamo accolti nella sua casa, tempo di organizzare le ultime cose e si parte alla volta di Civitavecchia, dove ci aspettano i camerati che hanno organizzato l’evento in cui Sermonti dovrà sostenere un incontro, il titolo del quale è “Il dovere dell’azione”. Durante il tragitto abbiamo goduto dei racconti e delle testimonianze del guerriero: un’occasione unica, da prendere al volo, che non capita tutti i giorni e di cui solo in pochi hanno l’opportunità di godere.

Arriviamo a Civitavecchia, ordiniamo al volo la sala, e per le diciotto e quindici l’incontro può iniziare. La realtà è di provincia, le adesioni non sono molte, ma sicuramente “sentitissime” ed il relatore ha incantato tutti gli ospiti presenti con le sue storie di vita ed i suoi imperativi categorici per come organizzare un piano di contrattacco politico contro la vuotezza dei nostri tempi. Sono andati a ruba i suoi libri, tra i quali pietre miliari come “Stato organico” o i suoi manuali del militante.

Da lì ci siamo diretti con Sermonti a Santa Marinella dove ci avrebbe aspettato un altro reduce, persona di gran cultura, anch’esso con la sua presenza, forza e luce del fuoco di chi è esempio: l’avvocato Niglio. Classe 1918, vecchio camerata di Sermonti, ci ha accolto con grande calore nella sua casa, appena dopo aver scambiato con Rutilio un fraterno e cameratesco abbraccio. E’ nata tra i due reduci una conversazione unica, della quale la particolarità e il fascino forse non potrò più godere in vita mia: due vecchi reduci del loro calibro con la storia che si portano sulle spalle (del durante e del dopo la guerra!). Curiosità: Niglio fu anche marito della figlia del segretario del Partito Nazionale Fascista Roberto Farinacci.

Mi è venuta in proposito una riflessione, in seguito proprio alla morte del professor Pio Filippani Ronconi, del quale i funerali sono stati fatti la stessa mattina: siamo l’ultima generazione in grado di poter venire a contatto con personalità del genere e proprio in base a ciò penso sia doveroso, per gente come noi, cercare di trarre beneficio massimo della presenza di queste “stelle polari”, mentre troppo spesso purtroppo anteponiamo le nostre futili preoccupazioni borghesi ad occasioni del genere. Dal caso particolare si trasponga il tutto in maniera universale: potere approfittare delle più varie occasioni militanti, che portano sempre a livello sia interiore che esteriore, a qualcosa di buono, senza “disperderci” troppo nelle nostre più svariate piccole situazioni personali; sempre cercando ovviamente la giusta misura.

Un po’ provato per l’intensa giornata, grande sforzo per un “giovane” ottantanovenne – come si sa la giovinezza per noi è una qualità interiore, verso le ventuno e trenta si riparte per Montecompatri per riaccompagnare Rutilio a casa; non ci siamo fatti scappare l’occasione e anche in questo momento il Guerriero ci ha offerto un po’ delle sue memorie, come, molto interessanti, le impressioni che gli suscitavano i suoi incontri con Evola.

La giornata si è chiusa, con molta soddisfazione alle ventitrè e trenta, al nostro rientro a Roma.

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