Ogni anno l’8 di Settembre,
data spartiacque tra due mondi di concepire la vita e il mondo, non solo per l' Italia ma anche per l' Europa,
ci offre l' occasione di spendere
qualche riflessione che metta in chiaro, ancora una volta, la distanza tra l' orizzonte verso il quale le persone prima di questa
data tendevano, come singoli e come popolo e il pantano borghese in cui ci
troviamo. Per questo intento, lasceremo da parte i discorsi meramente politici,
per analizzare lo stato d' animo di
due canzoni simboliche delle due barricate, entrambe avente lo stesso titolo,
"Ragazzo dell' Europa".
Da
una parte c' è la canzone di Gianna
Nannini, che si contestualizza nell' Europa
liberal-democratica dei nostri giorni, della libera circolazione del capitale e
della forza lavoro. Un' Europa
"comunitaria" che esiste per consumare e produrre e la cui unica
preoccupazione è l' andamento dell' economia. Così, anche la vita dei giovani di questa
Europa non può che essere inchinata alla materia ingannati come sono che quel
che conta è vivere tutte le "esperienze" possibili attraverso la
pratica e la profanazione di tutto. La canzone della Nannini esalta un
randagismo che invita a spremere il proprio corpo come uno straccio per godere
il più possibile, esaltando la vita istintuale che risucchia l' individuo nell' anonimato
della specie. Il ragazzo di questa canzone non ha radici, esso "non pianta
mai bandiera", per cui non si sente neanche in dovere di trasmettere
un' eredità che avrebbe dovuto
cogliere con cura e consegnare a sua volta.
L' altra
canzone, invece, quella che richiama i valori che animarono l' Europa prima dell’8 settembre, è degli Hobbit. Il
testo racconta di un ragazzo dell' Europa
ben consapevole di appartenere a un suolo, a un popolo ed a un passato. Sa che
solamente l' altitudine crea nuovi
orizzonti e che vivere seguendo i piaceri è da plebeo mentre i nobili aspirano
all’Ordine, alla Verità, alla Bellezza, alla Giustizia. La vita, in questo
caso, non è un vagabondaggio, ma una missione che richiede fedeltà illimitata
poiché colui che vede più lontano è anche colui che ha saputo salire più in
alto.
Le opere
artistiche, come i due brani musicali proposti, sono un indicatore dei
valori che hanno guidato la creatività
dell’artista, per cui non ci stupiamo neanche più di tanto quando vediamo la
Nannini spopolare con il suo inno alla dissolutezza mentre gruppi come gli
Hobbit vengono emarginati dal mondo della musica propinata alle giovani
generazioni.
Nico di Ferro
http://www.youtube.com/watch?v=o3lDmnjXlng
– G. Nannini
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