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martedì 8 dicembre 2015

Perché non viene fermato chi veramente finanzia l'ISIS?


(Fonte: it.sputniknews.com)

Dopo la strage di Parigi in molti sono tornati a scoprire l’orrore dello Stato Islamico (Daesh) con Hollande che giura di volerlo annientare e Obama che gli promette supporto incondizionato.

Eppure gli Usa e i loro alleati continuano a rimanere alleati di paesi come la Turchia e l’Arabia Saudita che finanziano lo stesso Isis (Daesh), al punto che combattere lo Stato Islamico (Daesh) senza rompere con i suoi finanziatori suona come una autentica presa in giro. 

Se come dicono Hollande e Obama sconfiggere l'abominio del Daesh dovrebbe essere la priorità, allora come è possibile che non venga presa alcuna misura nei confronti dei paesi che continuano ad avvantaggiarlo sul campo? La cosa a ben guardare sembra più semplice e paesi come gli Stati Uniti che tendono a essere chiamati in causa come il paese riferimento globale cominciano a coprirsi di ridicolo nel sostenere di voler fare una guerra senza quartiere all'Isis (Daesh) e nel contempo a sostenere che il governo di Assad e la Russia rafforzano l'Isis (Daesh) combattendo contro i ribelli.

Si tratta di affermazioni prive di ogni logica anche perchè tra i ribelli siriani si trovano anche i membri della branca siriana di Al Qaeda, Al-Nusra, che ha ricevuto armi e appoggio proprio da quei paesi come Arabia Saudita e Turchia che sulla carta sono nostri alleati. La cosa incredibile è che a Washington decidono gli amici e i nemici e tutti i media si allineano di conseguenza, con la realtà che finisce come sempre in secondo piano.
Così dobbiamo sentirci dire quotidianamente che la Russia è un paese aggressivo e dittatoriale quando siamo alleati di paesi come la Turchia che arrestano sistematicamente membri dell'opposizione, opprimono minoranze (vedi i curdi) e nemmeno riconoscono il genocidio degli armeni. Per non parlare del comportamento scandaloso tenuto nei confronti dell'Isis (Daesh), con migliaia di foreign fighters che hanno attraversato in lungo e in largo la Turchia potendola utilizzare come una sorta di porto franco e di porta girevole per entrare in Siria. Per non parlare dell'Arabia Saudita che governa i suoi cittadini, o forse sarebbe meglio dire sudditi, applicando le rigide regole della Sharia islamica. Di fronte all'enormità di queste ingiustizie Obama e soci continuano a parlare di Assad scaricando su di lui la colpa della nascita dello Stato Islamico (Daesh).
Eppure ora ne parlano tutti, lo Stato Islamico (Daesh) come ha potuto controllare in pochi mesi mezzo Iraq conquistando anche una città di due milioni di abitanti come Mosul? Chi ha continuato a comprare il petrolio all'Isis (Daesh)?

Si può veramente credere alle follie di Erdogan per cui sarebbe Assad a comperare il petrolio dallo Stato Islamico (Daesh)? E se anche così fosse, come mai nessuno gli chiede conto del perchè si sia sentito autorizzato a favorire in ogni modo attività ostili in un paese sovrano senza aver ricevuto alcuna autorizzazione dalle Nazioni Unite? Come si può combattere e distruggere lo Stato Islamico (Daesh) se si disconoscono il 70% delle forze che lo combattono sul terreno (Hezbollah, esercito siriano, milizie sciite)?
Insomma il Re è nudo, ancora una volta, e questa volta sarà davvero difficile per costoro lavarsi la coscienza. Lo stesso Hollande che ha l'obbligo di dare delle risposte al suo popolo ferito dall'abominio del terrorismo, potrà continuare a lungo ad allinearsi alle politiche Usa? In che modo si potranno giustificare al popolo francese ed europeo le sanzioni commerciali contro la Russia e il permanere di ottimi rapporti con un paese come la Turchia che da mesi (anni) offre un solido retroterra all'Isis (Daesh) impegnandosi invece a bombardare i curdi?



sabato 5 dicembre 2015

Francia, le contromisure al terrorismo limiteranno la libertà d'informazione


Francia: iniziano le censure-web, camuffate da contromisure al terrorismo. "Sicurezza è schiavitù" si direbbe orwellianamente, e a farsi benedire la libertà di poter attingere a fonti di informazione che non riportino altro che le menzogne occidentali...

Il Governo francese, con la scusa di imporre rigide leggi contro il terrorismo a motivo degli attentati di Parigi, si sta procedendo alla chiusura dei siti web di notizie alternative. La versione francese del sito web “We Are Change” risulta già essere stata bloccata, in una offensiva senza precedenti contro i media alternativi in Europa.
L’informativa di Trueactivist.com dice:
“Le Blog De Resistence” è un portale di informazioni alternative molto popolare con più di 10 milioni di visite e migliaia di sottoscrittori regolari. L’autore, che si fa chiamare Z, è stato chiamato a fare dichiarazioni dopo gli attentati di Parigi.
Secondo quanto riferisce il webmaster:
“Quanto tempo ancora durerà questo blog aperto? Il peggio è che ai francesi non interessa, sono totalmente ossessionati con più sicurezza a spese delle loro libertà. Il mondo si burla dei terribili segreti rivelati da Snowden. Questa è la Francia, la “terra della libertà”.
Oggi, una volta di più lo ripeto, ho molta paura per la libertà di espressione e per i media aternativi. Non so per quanto tempo ancora potrò scrivere e informare liberamente. Temo per me stesso. La grande quantità di leggi approvate dall’inizio dell’anno (legge antiterrorismo, intelligence….) è enorme. Risulta molto difficile per noi scrivere sotto uno stato di emergenza. Lo stress e la tensione sono da tutte le parti”.
Fonte: Selecta News
Nota: Lo avevamo previsto. Il terrorismo gioca un ruolo decisivo nella politica repressiva attuata dai governi  del sistema globalista. Così è stato dall’11 Settembre con la conseguente “Guerra al Terrore” scatenata da George W. Bush ed da Dick Cheney che, oltre alle guerre scatenate in Asia e Medio Oriente,  ha consentito la sospensione dei diritti negli USA,  tramite l’emanazione del  “Patrioct Act” ,  che  prevedeva ( naturalmente al fine di combattere il terrorismo), una serie di strumenti straordinari tra i quali si rileva – “la possibilità dell’Esecutivo di far giudicare i terroristi (o sospetti tali) catturati da tribunali militari, a porte chiuse senza le garanzie usuali dei procedimenti giurisdizionali”.

Il 13 novembre 2001 il Presidente Bush emette il Presidential Military Order sulla detenzione, il trattamento e il procedimento nei confronti di alcuni non-cittadini nella guerra al terrorismo in cui dichiara che «la situazione di emergenza determinata dalla minaccia terrorista richiede che, per garantire la sicurezza nazionale, siano adottate misure straordinarie nei confronti dei non-cittadini che il Presidente ritenga appartenere ad Al Qaeda o che egli giudichi essere in qualche modo collegati alla rete del terrore……”.
Queste misure sono ancora vigenti e possiamo ricordare fra queste il carcere di Guantanamo, con le torture inflitte ai detenuti  da parte dei  militari USA, la campagna di assassinii mirati fatta attraverso i droni senza pilota che hanno causato alcune migliaia di vittime civili innnocenti, come effetti collaterali. Una campagna che viene svolta fuori dai riflettori dei media in paesi come il Pakistan, lo Yemen, la Somalia, il Sudan o la Nigeria.
Non è difficile che anche in Francia si adottino delle misure simili, visto che gli attentati di Parigi sono considerati una sorta di 11 S. della nazione francese. Altrettanto si può considerare prevedibile uno spostamento di opinione e di consensi nei cittadini  francesi  per effetto degli attentati da cui si potrebbe avvantaggiare il governo Hollande che cerca di presentarsi come un governo energico che reagisce con durezza alla situazione di emergenza. Questo considerando la forte caduta di consensi che lo stesso governo Hollande aveva registrato nei mesi precedenti. 
Naturalmente Hollande occulta la sua politica di appoggio  e di complicità con i gruppi terroristi di Al Qaeda all’estero (in Siria) per le sue finalità di voler rovesciare un governo legittimo (quello siriano) e per compiacere gli stretti legali con l’Arabia Saudita e gli altri Stati del Golfo.
A breve scadenza potremo vedere  gli effetti di questa strategia che sicuramente non sarà limitata alla sola Francia.
Traduzione e commento: Luciano Lago

giovedì 26 novembre 2015

I combattenti di Hezbollah pronti a liberare Palmyra; i mercenari dell’Isil si danno alla fuga


Redazione il 19 novembre 2015 - 10:55 in Medio OrientePrimo Piano

Il Movimento di Resistenza libanese Hezbollah ha inviato centinaia di combattenti nella provincia siriana di Homs, per partecipare insieme all’esercito di Damasco ad una operazione su larga scala per riconquistare l’antica città di Palmyra dai terroristi dell’Isil.
I preparativi per questa nuova operazione militare ha fatto scattare l’allarme tra le fila dei terroristi che, dopo le batoste incassate nelle ultime settimane, stanno cercando una disperata via di fuga dalla città martoriata di Palmyra.
Hezbollah è tra i principali alleati del governo siriano nella lotta contro il terrorismo; i combattenti libanesi hanno vinto molte battaglie nel Paese, soprattutto nella regione strategica lungo il confine libanese di Qalamoun.
Negli ultimi giorni le forze militari pro-governative hanno sfondato le linee dei mercenari dell’Isil a Tal Syriatel e Jabal Ma’ar, riconquistando il pieno controllo su questi due settori importanti. I militari siriani hanno fortificato le loro posizioni intorno alle aree riconquistate, per prevenire possibili tentativi di infiltrazione da parte dei terroristi.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha annunciato che l’organizzazione Da’ish (Isil) ha iniziato ad abbandonare i territori siriani verso la città di Mosul, in Iraq.

www.ilfarosulmondo.com 

lunedì 23 novembre 2015

Lotta all'ISIS, Europa inerme senza l'appoggio degli USA


L'indignazione e il clamore sollevati dai leader europei dopo gli attacchi terroristici di Parigi resteranno nell'aria: l'Europa non è in grado di dare una decisa risposta militare finchè gli Stati Uniti non saranno convinti della necessità di tali misure, ritiene il direttore del centro “Carnegie Europe”.

I raid aerei compiuti dalla Francia contro le posizioni dello "Stato Islamico" dopo gli attacchi terroristici di Parigi sono solo simbolici, dal momento che un tale affronto richiederebbe una risposta più ampia da parte dei Paesi europei, ritiene Jan Techau, direttore del centro "Carnegie Europe".

Secondo l'analista, un'operazione militare seria è possibile solo in un'alleanza con gli Stati Uniti, Paese che al momento si oppone ad un intervento terrestre nel conflitto in Siria. L'Europa è ancora in attesa del soccorso di Washington. Se gli Stati Uniti non intendono assumersi questo impegno, l'Europa rimarrà ferma.

Un altro problema è la mancanza di comprensione teorica delle finalità e degli obiettivi che il Vecchio Continente dovrebbe necessariamente risolvere in Medio Oriente con mezzi militari, ritiene il politologo.

"Nessuno in Europa è capace di definire gli obiettivi politici da raggiungere iniziando una guerra. Senza fissare obiettivi politici non ha senso avviare una campagna militare: le operazioni si protrarrebbero a lungo e comprometterebbero gli interessi degli stessi organizzatori."

"Senza un progetto politico e senza un potenziale militare non può esserci una politica estera forte, pertanto il clamore sollevato dai leader politici europei si tradurrà nel nulla," — scrive il direttore del "Carnegie Europe".

Conseguentemente gli europei continueranno ad agire in Medio Oriente come stanno facendo da molto tempo: aspettare una reazione degli Stati Uniti, aggiunge l'analista.

La politica estera europea è inesistente e copia quella degli USA: Bruxelles ha seguito la linea diplomatica di Washington ai colloqui sul processo di pace in Siria e seguirà la Casa Bianca se opterà ad un intervento militare per risolvere il conflitto.

Questa dipendenza è ritenuta dall'esperto molto pericolosa per l'Europa.

In primo luogo non è sempre comodo dipendere dagli altri e in secondo luogo gli europei non avranno altra scelta che seguire la politica di Washington anche quando porta al disastro, come è successo in Iraq.

(Fonte: www.sputniknews.com)

sabato 21 novembre 2015

A proposito di “minuti di silenzio”: cominciamo col rispettare noi stessi e la nostra storia!


[Fonte: www.ildiscrimine.com]

Ha destato un grande “scandalo” (mediatico, s’intende), la notizia riguardante alcune studentesse marocchine di una scuola di Varese che, al momento di osservare un minuto di silenzio per le vittime delle stragi di Parigi, hanno scelto di uscire dalla classe.

Il “caso” è stato prima cercato col lanternino (si pensi a tutti i casini che capitano in ogni scuola, ogni giorno), e poi spregiudicatamente sfruttato da tutti i vari “spettacoli di chiacchiere” (talk show) nei quali si avvicendano, senza mai arrivare a nulla che non sia il rinforzamento dei presupposti iniziali dei loro ideatori, “esperti”, opinionisti e signore (alcune delle quali notevolmente “rifatte”) invitate per l’unico motivo che hanno la coscia o la lingua lunga.

Queste “serpi” che si anniderebbero tra di noi, tra i banchi della “buona scuola”, sono state sbattute in “prima pagina” come il più celebre “mostro” del cinema italiano, e proposte fino alla paranoia all’ospite “islamico” di turno come “mala pianta” da estirpare dalla sua “comunità”. Come se tutti i musulmani appartenessero, per il semplice fatto di aderire da una fede, ad un’unica, tetragona ed impermeabile “genia”, gli atti di ciascuno della quale ricadrebbero automaticamente su tutti gli altri.

Tutto ciò è davvero odioso ed incivile, degno proprio di quella “barbarie” tanto esecrata....

[...]  Ed aggiungo che se veramente sono uscite dalla classe perché le vittime russe non erano state commemorate, con tale comportamento [le ragazze] hanno dimostrato un’indipendenza di giudizio che, comunemente, non viene riconosciuta alla media delle donne musulmane, specialmente quando sono religiose praticanti ed osservanti. La donna musulmana, infatti, per il solo fatto di accettare la sua funzione nella famiglia e nella società, metterebbe automaticamente il cervello (e la libertà di coscienza) in soffitta… Quello che è accaduto potrebbe rappresentare perciò un discreto spunto di riflessione per molti individui prevenuti, ma sappiamo bene che la donna musulmana “usa il cervello” solo se si ribella alla religione e si “occidentalizza”! A quel punto viene ammirata e rispettata, altrimenti ogni suo comportamento è esecrabile e dettato dall'”indottrinamento” ricevuto…

Ma quale che sia il motivo per cui sono uscite dalla classe, resta il fatto che questi “minuti di silenzio”, oltre ad avere una loro storia (nascono ad un certo punto) vengono adoperati a geometria variabile, a seconda degli umori del momento e, soprattutto, della “importanza” delle vittime (di serie A, B, C… fino alla Z: ricordiamoci del titolo del Giornale dopo il massacro sulla Freedom Flotilla: “Israele ha fatto bene”).

In poche parole, più che il “rispetto”, si finisce per far prevalere un conformismo dettato dall’alto, che siano istituzioni, intellettuali eccetera

Mi chiedo però quale autorità abbiano queste istituzioni, scuole comprese, per richiedere “minuti di silenzio” quando nascondono da settant’anni una marea di verità su quello che è successo a noi italiani… Migliaia di vittime di bombardamenti terroristici che facevano uso anche di ammennicoli atti a suscitare l’interesse dei bambini. Addirittura scuole sventrate con gli scolari dentro (Gorla) e giostre saltate in aria con tutti i bimbi sopra (Grosseto). E non c’è stato uno, dico uno, studente delle nostre scuole che è mai stato portato lì a mettere un fiore.

Con queste premesse, non ci si meravigli che “sei studentesse islamiche” non “rispettino” ciò che viene proposto da chi non ha mai rispettato, per primo, se stesso!

 Enrico Galoppini

lunedì 16 novembre 2015

Dopo Parigi è "guerra all'Islam?"


(Fonte: www.ildiscrimine.com)

Giovanna Canzano ha intervistato per il quotidiano “Rinascita” ed altre testate Enrico Galoppini, studioso del mondo arabo-islamico e redattore di “Eurasia – Rivista di studi geopolitici”.

Parigi il giorno dopo. Il secondo attentato. Ma questa volta è guerra?

Per poter parlare di “guerra” bisogna sapere per prima cosa chi ce la sta dichiarando e a chi la si vuol fare. E qui cominciano i dolori. Perché a sentire le esternazioni dei politici (si noti che il primo in assoluto, prima ancora di Hollande, è stato Obama!) sembrerebbe una guerra dichiarataci dall’Isis, cioè dal “terrorismo islamico”. Ovvero da un generico “terrorismo” e… in definitiva, dall’Islam tout court!

Ora è chiaro che tutto questo rimestare in un minestrone di parole dal quale deve saltare fuori “l’Islam” come “nemico pubblico numero uno” è un inganno spaventoso, oltre che una cosa assurda. Vogliamo fare la “guerra all’Islam”? Ah sì, e allora facciamo la guerra ad oltre due miliardi di persone? Vogliamo dichiararla agli Stati che, ufficialmente, sono più “islamici” di altri? Ma quelli sono gli alleati di ferro dell’Occidente! Intendiamo allearci allora con quegli stati arabi (ed islamici) che combattono da anni il cosiddetto “terrorismo islamico”? Manco per idea, perché gli occidentali han fatto di tutto per sovvertire il governo siriano e gioivano quando in Egitto erano andati al potere i Fratelli Musulmani. Gli stessi inqualificabili e scellerati che hanno distrutto la Libia ed ora si atteggiano a vittime del “terrorismo islamico” e si mostrano disperati di fronte al numero incalcolabile di “profughi” in marcia dalle stesse regioni devastate!

Dunque, per parlar chiaro, non sarà “guerra” con nessuno, o, se lo sarà, si tratterà di una cosa che logicamente non avrà alcun nesso con la pretesa causa scatenante. Un po’ come per l’11 settembre 2001, quando per rispondere ad una “guerra” portata all’America da terroristi per lo più sauditi della famigerata al-Qa’ida (che nessuno ricorda più) è stato invaso l’Afghanistan!

Più verosimilmente ancora, mentre a parole si scateneranno nuove “crociate”, nei fatti avverrà che chi deve “capire” capirà. E si adeguerà al messaggio in stile mafioso portato da questa nuova strage di gente inerme. I cui familiari, sia chiaro, non riceveranno mai alcuna compensazione per il duro colpo subito, esattamente com’è successo a tutte le vittime del “terrorismo” negli anni della “strategia della tensione”… A tutte queste persone non potrà mai essere gabellata per “giustizia” una serie di bombardamenti massicci su chissà quale area del Medio Oriente, ma i nostri cosiddetti governanti, purtroppo, più di questo non sanno o non riescono a fare.

L’ISIS avanza in Europa?

L’Isis non avanza in alcun modo perché semplicemente non esiste così come ce lo raccontano. Questo spauracchio serve ad un sacco di cose, tra le quali – non ultima – un’esigenza estrema di tenere lontani gli occidentali dalla spiritualità tradizionale islamica. La quale, come si stanno sforzando di provare anche alcuni rari onesti commentatori che hanno accesso alla stampa più o meno ufficiale, è assolutamente inserita in quel filone sapienziale che origina dalla notte dei tempi e sul quale s’innestano tutte le tradizioni ortodosse. Tra queste ed ogni fenomeno modernista esiste un’inconciliabilità di fondo, perché ogni “riformismo” altro non è che concessione all’errore, anche se a questi sedicenti “fondamentalisti” piace tantissimo affibbiare ai musulmani tradizionali l’accusa di bid‘a (“innovazione”, cioè “eresia”), se non addirittura quella di kufr (“negazionismo”, ovvero il misconoscimento dei fondamentali dell’ortodossia).

L’Islam, nella sua accezione più ampia, ovvero quella di fenomeno anche politico e sociale, ha inoltre molto da insegnare agli occidentali per quanto riguarda problemi che li attanagliano e che non trovano soluzione. Penso a quelli della rappresentanza politica o della corruzione, per non parlare della politica monetaria e fiscale, dato che le indicazioni dottrinali al riguardo sono assai chiare sull’assenza di una moneta emessa “a debito” (o moneta-merce) e la tassazione dei soli patrimoni fermi anziché dei redditi. Gli occidentali, invece, vengono ammaestrati ad impietosirsi per il Charlie Hebdo, solo perché vengono raggirati di continuo e non sanno più distinguere quale abisso di degrado rappresenti certa “libertà di satira”, che peraltro prende di mira i simboli più sacri della tradizione religiosa cristiana. La quale, secondo una certa retorica “neo–crociata”, costituirebbe un caposaldo della “civiltà occidentale”!

In altre parole, gli europei devono smetterla di concepirsi “occidentali” se vogliono ritrovare se stessi e, diciamocelo chiaramente, vivere una vita meno disanimata e più a misura d’uomo. In questo, l’Islam può essere per l’Europa un esempio ed una valida fonte d’ispirazione. L’alternativa è quella di sprofondare nel nichilismo che travolge alla fine anche la stessa religione prevalente, mentre se gli europei riscoprissero una loro religiosità autentica non potrebbero essere stretti nella tenaglia dell’occidentalismo (americanismo) e del fondamentalismo islamico. I quali si affrontano sul ring ma si somigliano parecchio, mentre nel mezzo ci finiamo noi.

Quelli dell’ISIS sono strumenti di un ‘meccanismo’ ormai senza controllo?

No no, credo invece che, fatti salvi i sempre possibili “cani sciolti”, questi individui rispondano a precise catene di comando, altro che “fuori controllo”!

Affermare che gli attentatori sono elementi “fuori controllo” significa ammettere che essi colpiscono mossi unicamente dall’“odio per l’Occidente”, il che è esattamente ciò che vuol farci credere la propaganda occidentale stessa. Questi atti terroristici, che seminano morte tra persone intente nelle loro abituali attività, puntano al contrario ad obiettivi studiati molto freddamente. Sono, sotto un certo aspetto, atti di una guerra che, altrove, ha visto e vede ancora famiglie intere straziate da armi sofisticate che fanno meno orrore di una cintura esplosiva solo perché con la tecnologia i moderni hanno un rapporto che li ha resi insensibili ai suoi esiti più distruttivi. A Gaza o a Baghdad, a Kabul o a Beirut, le persone hanno fatto il callo alle bombe che dovevano portare la “democrazia” ed invece hanno solo ampliato i cimiteri ed aumentato il desiderio di vendetta di chi, poi, viene considerato “pazzo” se poi, un giorno, sceglie di fare il “terrorista”.

Il discorso non si esaurisce qui, ma anche questi sono aspetti che andrebbero considerati. Perché non è serio pubblicare prime pagine con titoli come “Israele ha fatto bene” mentre su Gaza piovono razzi da ogni parte e poi fare gli offesi con altri titoli “scandalosi” come l’ormai celebre “Bastardi islamici”. Poi si meravigliano se un giorno qualcuno, esasperato, fa una strage in redazione, ma sinceramente chi s’imbarca in una guerra, anche solo dell’informazione, quando l’informazione è un’arma che fa le sue vittime, deve prendersi le sue responsabilità. Insomma, un conto è “Charlie Hebdo”, che in un certo senso – se è vero che s’è trattato di un “commando jihadista” eccetera – se l’è cercata, mentre ovviamente dei turisti o degli spettatori d’un concerto non hanno alcuna responsabilità, ed anzi tra essi si potrebbe trovare anche chi è molto critico nei confronti delle stesse dirigenze occidentali che questi “terroristi” vorrebbero punire (mentre ammazzano solo gente innocente).

Tutto questo, ovviamente, non tiene conto della possibilità che in alcuni casi si tratti di totale manipolazione e malafede, perché sotto un “jihadista” che colpisce in una città europea si può celare qualsiasi cosa, tra cui elementi eterodiretti che non sanno alla fine a quale mulino portano acqua e addirittura soggetti che di arabo ed islamico hanno ben poco, tanto nessun tele-suddito saprà mai nulla davvero sulla reale identità degli attentatori (l’11 settembre 2001, sotto quest’aspetto, è emblematico).


ISIS solo ‘braccio’ armato dell’Islam, oppure niente di questo?

distruzione_tomba_sufiAl riguardo dell’Isis come ultima incarnazione di una tendenza modernista ed antitradizionale mi sono già espresso in vari scritti, ai quali rimando il lettore di quest’intervista [Il “Grande Medio Oriente” e il momento islamico dello “scontro di civiltà” (il caso italiano); Da Bin Laden al “Califfo”. La guerra finale contro l’Islam (per colpire l’Eurasia); Chi manovra i “modernisti islamici”?]. Non è possibile comprendere questo fenomeno se non lo s’inquadra storicamente (specialmente dalla metà del XVIII secolo) e se non si fa lo sforzo di coglierne l’intima natura “sovversiva” di tutto ciò che è stato l’Islam tradizionale per oltre quattordici secoli. È una china che, con esiti in parte simili, ha vissuto anche il Cristianesimo, con la nascita della cosiddetta “Riforma”, in tutte le sue varie declinazioni. Ovunque essa s’è imposta, fin dall’inizio, ed ovunque si sono affacciati i prodromi di essa, i risultati sono stati “guerre di religione” e una concezione del sacro impoverita e ridotta ad un freddo moralismo, che nell’Islam, così come nel fondamentalismo ebraico, si associa ad un “legalismo” altrettanto freddo e sterile.

L’ISIS in Italia? Sono già presenti nel nostro territorio e pronti a tutto?

Questo non lo devo sapere io, ma gli apparati preposti alla sicurezza di tutti e che tra l’altro paghiamo per questo servizio. Con questo intendo anche dire che ogni volta che si verificano gravi attentati come quelli di Parigi sono innanzitutto i servizi di sicurezza e di spionaggio a fare una figura barbina. Capisco che è praticamente impossibile controllare tutto e tutti, ma proprio per questo sarebbe importante smetterla di fare le pulci a cosa scrive un pincopallino qualsiasi su Facebook e concentrarsi su chi, perché e per come entra in un paese. Mentre mi pare che al riguardo la situazione sia parecchio preoccupante, se è vero – com’è stato documentato – che entrano “siriani” con passaporti taroccati che anche dei giornalisti d’inchiesta si sono procurati con una cifra relativamente contenuta.

Quanto ai giovani di famiglie musulmane nati e cresciuti qua, il problema è irrisolvibile, perché ci sarà sempre chi tenderà ad autoghettizzarsi pensando di aver subito, a torto o a ragione, una grave ingiustizia, che risale al momento in cui i suoi genitori o i suoi nonni sono emigrati e che poi è proseguita con una storia di emarginazione e sradicamento. L’emigrazione, volenti o nolenti, si porta dietro anche percentuali di persone che, in un misto di rivalsa e frustrazione, assieme al desiderio di sentirsi finalmente “qualcuno”, abbracciano qualche ideologia – e ribadisco “ideologia” – nella quale la religione è un puro pretesto per sfogarsi.

Certi giornalisti si sbalordiscono nel constatare che un ex “rapper” possa dedicarsi al taglio di teste in nome di un delirante “islam” (la minuscola, qui, è voluta), ma ciò non è affatto strano perché è proprio l’aver reciso i ponti con la tradizione autentica che conduce a certi gravi fraintendimenti, sui quali andranno poi a lucrare gli apparati d’intelligence di mezzo mondo che non vedono l’ora di attivare un “attentato islamico”.

Quest’attentato è una svolta?

Non saprei proprio, ma di sicuro qualche decisione la Francia dovrà prenderla, perché non fare nulla significa dare il segnale sbagliato che le si può combinare di tutto. Vede, la Francia è un paese che non è del tutto “occidentale”, nel senso che non è affatto conquistata all’americanismo e al suo modello. Parigi è una “città globale”, e come tutte queste città rappresenta la vetrina nella quale inscenare la finzione di una “classe media globale” che vuole solo divertimenti e bella vita.

manif-pour-tous-itineraire-parcours-horaire-2-fevrier-2013La Francia vera la si vedrà presto al voto, quando, se non interverranno manipolazioni e forzature, il Front National, che non è un partito “regionale” come la Lega Nord, sbaraglierà l’attuale pariglia d’inetti. La Francia vera non può digerire a cuor leggero un’abnormità come il TTIP, il trattato di “libero scambio” tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. La Francia vera si ribella contro i matrimoni omosessuali e la cancellazione, dall’alto, dell’identità sessuale.

O la Francia ritrova se stessa, rigetta l’occidentalismo, smette di omaggiare il “Charlie Hebdo” e si rimette ai suoi eroi come Giovanna D’arco, oppure merita di vagolare nell’angoscia indotta da questo “terrorismo” ufficialmente “islamico” ma in realtà senza volto perché così lo vuole chi l’ha coltivato e foraggiato.

Adesso pare di capire che la Francia s’impegnerà di più in Siria. Ma che vuol dire? È dall’inizio che la Francia è intenta a sovvertire la Siria, quindi? Vogliamo credere che questa famosa “terza guerra mondiale” nominata anche dal Papa vedrà da una parte l’Isis e dall’altra tutto il “mondo civile”? Suvvia, sarebbe come credere che una partita di calcio dal risultato incerto si giocasse tra una squadra di amatori e una selezione dei migliori campioni mondiali!

Allora si abbia il coraggio (e soprattutto la creanza) di parlar chiaro e si dica a chi si vuol fare la guerra. La si vuol fare ai paesi islamici che sostengono il cosiddetto “Stato islamico”? E come la vogliamo mettere quando questi stessi sponsor sono partner più che appetiti per fare affari? Per quanto tempo racconteranno la favola della “cellula” composta da “reduci della Siria”? E che atteggiamento vogliamo tenere con il famoso “grande alleato” a sua volta alleato dei finanziatori “islamici” dell’Isis?

Gli italiani convertiti all’Islam si sentono in qualche modo vicini all’ISIS?

giazairi_via_musulmano“Convertiti italiani all’Islam” vuol dire ben poco. Ci sono italiani che si sono avvicinati alla religione islamica vedendovi un ideale di giustizia sociale, e questi sono quelli più “politicizzati”. Non dico che necessariamente debbano sviluppare una visione che conduce ad una simpatia per l’Isis, ed anzi bisogna riconoscere in costoro un forte impegno a migliorare le società nelle quali vivono. Fatto sta che in qualche caso ci sono quelli che tendono a fanatizzarsi ad un punto tale che tutto ciò che non è “islamico” (e cioè non collima con la loro particolare ideologia religiosa) è da sopprimere con la violenza. Tra questi possono allignare gli elementi oggettivamente pericolosi (in combutta con altri, immigrati), ma credo che gli apparati di sicurezza li tengano già tutti d’occhio. Così come dovrebbero tenere d’occhio altri ambienti frequentati da teste calde, o, peggio ancora, che si dimostrano “amici” ed “alleati” e poi tramano per crearti continuamente problemi. Ripeto: o l’intelligence lavora nell’interesse del suo paese o è una burla che sta alle calcagna di qualche “imam fai da te” ma non vede che altrove si tessono trame assai pericolose per l’incolumità di tutti i cittadini.

Poi vi sono anche “convertiti italiani all’Islam” che hanno un atteggiamento alieno da ogni politicizzazione e pertanto vivono questa loro esperienza come un’occasione di rigenerazione spirituale. Senza voler dare patenti di “musulmano buono” o “cattivo”, credo di poter dire che quest’atteggiamento sia quello in grado di dare i migliori frutti, perché senza fare troppo clamore agisce come una provvidenziale influenza rettificatrice di un ambiente – quello occidentale – che ha un nemico più insidioso di ogni altro: il nichilismo, che tutti questi “nostri valori” per i quali dovremmo andare a combattere un fantomatico “califfo” non riescono in alcun modo a mascherare.

giovedì 22 ottobre 2015

La Russia vuole una soluzione politica: e l'Occidente?


(Fonte: sputniknews.com )

Continua, incessante, perfino implacabile, l’iniziativa politico-strategica di Vladimir Putin sul fronte medio-orientale. Con la visita a sorpresa di Bashar el Assad a Mosca l’iniziativa militare della Russia si converte e si duplica in iniziativa diplomatica.

L'incontro nella notte tra Putin e Bashar chiarisce nettamente le intenzioni del Cremlino: giungere in fretta a una tregua garantita, dopo la sconfitta dei terroristi di Daesh e compagnia, con l'accordo internazionale più ampio possibile.

Il Cremlino, ancora una volta, brucia sul tempo le possibili operazioni diversive del campo occidentale, che cercano —seppure confusamente e in ordine sparso — di sminuire il successo già ottenuto dalla Russia con la sua operazione militare in Siria. Una di queste è al tempo stesso assai simile a un "wishful thinking" (cioè alla speranza che Mosca si trovi presto impigliata in un nuovo Afghanistan) e a una minaccia (cioè all'avvertimento esplicito che l'esercito islamico e le altre formazioni terroristiche, più o meno "moderate", riceveranno altri armamenti e equipaggiamenti, tali da costringere la Russia a mettere piede, fisicamente sul territorio siriano, ovvero a impegnare truppe di terra).

Putin chiude subito il discorso su questo aspetto propagandistico. La Russia vuole una soluzione politica. La soluzione politica passa attraverso la sconfitta delle formazioni terroriste, primo passo per consentire che "tutti i partiti politici e tutti i gruppi etnici e religiosi" possano sedersi a un tavolo negoziale. Il che significa implicitamente che Bashar el Assad resta al suo posto e sarà uno dei protagonisti del negoziato. Viene dunque decisamente respinta la pregiudiziale (cara alla Francia, per esempio) secondo cui un negoziato qualunque deve essere preceduto da una uscita di scena del presidente siriano.

Invitate al tavolo — sono parole di Putin, che Bashar al Assad ha condiviso, come tutte le altre — anche "tutte le altre potenze mondiali e regionali interessate alla soluzione". L'offerta è chiarissima e respingerla sarà molto complicato. Anche perché, in caso contrario, la Russia è determinata a continuare con le proprie forze aeree il martellamento delle posizioni di tutte le formazioni terroriste, nessuna esclusa. Si sa che, tra le potenze mondiali e regionali ve n'è più di una che continua a finanziare e armare i terroristi. In primo piano Arabia Saudita e Turchia, con dietro, in ordine sparso, tutti gli altri tredici compartecipi dell'operazione che ha portato alla morte di 250mila siriani in quattro anni di guerra di aggressione. Dunque l'offerta di Putin è anche un invito a desistere nell'aiuto ai terroristi.

 Si vedrà quali saranno le reazioni occidentali a questa mossa. Ma il quadro militare è anch'esso già radicalmente cambiato. L'esercito di Bashar è all'offensiva su più fronti, appoggiato da Hezbollah e — a quanto pare — anche da formazioni militari iraniane sulle cui dimensioni non si hanno informazioni precise. E —nel silenzio dei media occidentali — cominciano a diventare significative le diserzioni nelle schiere dei terroristi. Era facile sgozzare e avanzare, sia in Irak che in Siria, mentre gli aerei occidentali stavano a terra a guardare la demolizione della Siria. Adesso si comincia a morire anche dall'altra parte. Secondo fonti militari siriane e russe, sarebbe già più di 5.000 i caduti tra i terroristi e si registra la fuga di migliaia di terroristi verso la Giordania e, soprattutto, verso la Turchia. Una vera e propria disfatta militare dello Stato islamico potrebbe addirittura rendere ancora più difficile la situazione politico diplomatica occidentale.


 In ogni caso Putin ha lasciato capire che Mosca non ha nessuna intenzione di restare indefinitamente sul piede militare. L'Occidente (da cui dipende l'esistenza stessa del terrorismo) può decidere. Se ci saranno garanzie precise un negoziato può aprirsi. La palla è ora a Washington, cioè a Obama, visto che i falchi americani non hanno la minima intenzione di raccoglierla.




mercoledì 7 ottobre 2015

USA, il 2015 ti ha smascherato



(Fonte: http://it.sputniknews.com)

Il 2015 verrà ricordato sui libri di storia come un anno fondamentale nell’avventura del genere umano su questa terra: l’anno in cui la menzogna americana s’è mostrata a tutti per quello che è. Nuda, senza più veli, perché altro non poteva più fare.

Sono anni, decenni, secoli addirittura, che l'America taglieggia, deruba, preda, attacca e distrugge (per "ricostruire"!), usando la più grande macchina di raggiro mai messa in piedi: i cosiddetti "mass media".
Anche solo mantenendoci a questi ultimi anni (non sia mai detto che la nostra "liberazione" venga messa in discussione!), ne abbiamo sentite di tutti i colori pur di giustificare le intenzioni malvagie degli Usa: "armi di distruzione di massa", "esportazione della democrazia", "violazioni dei diritti umani", "brogli elettorali", "intervento umanitario", "bombardamenti chirurgici". La lista dei pretesti escogitati dall'America per attaccare a destra e a manca è praticamente senza fine, perché senza fine è la brama di sottomettere e sfruttare tutto e tutti.
Una serie inesauribile di frottole con tanto di teatrino (come quella sull'antrace iracheno) che tutto il mondo a loro sottomesso ha dovuto fagocitare a colazione, pranzo e cena, quando per un'inveterata quanto nociva abitudine ci si piazza davanti ad un telegiornale.
Col passar del tempo, effettivamente, sono sempre più quelli che qualche dubbio sulle amorevoli e filantropiche intenzioni americane se lo sono posto (la favola dell'11/9 è troppo grossa), ma in qualche modo, coi loro giochi da illusionisti della politica e della "comunicazione" (si pensi alla carta del "presidente di colore"), sono riusciti ancora a tirarsi dietro un certo consenso.
Ma è bastato l'inizio dei raid aerei russi in Siria a far saltare il tappo sul pentolone delle bugie dell'America. Un pentolone dal quale è uscito di tutto e di più: "Mosca attacca i nemici di Assad" (e cosa dovrebbe fare, di grazia???); "la Russia deve coordinarsi con la Comunità internazionale" (che coraggio, detto da chi fa da sempre come gli pare); "i raid russi provocano vittime civili, tra cui bambini" (ma guarda un po', all'improvviso sono diventati dal cuore tenero!).
 Il culmine di questa fuoriuscita di liquami nauseabondi (perché questo è l'odore dell'essenza, del concentrato dell'impostura) è stato il senatore McCain, che ha strillato — subito ripreso da tutte le solerti agenzie occidentali, senza più una stilla di senso del ridicolo: "La Russia attacca i ribelli finanziati dalla Cia!".
Il cerchio si chiude: a forza di menzogne si finisce per dire la verità.
Un momento che prima o poi doveva arrivare. Quello in cui i peggiori delinquenti, ladri e truffatori che la storia umana abbia mai visto confermano le stesse identiche cose che un'informazione cosiddetta "alternativa" — che ovviamente, anche se letta da tutti, non ha diritto di cittadinanza sui "grandi media" — ripete incessantemente da anni. 
A credere (per contratto) alle panzane americane sono davvero rimasti solo certi giornalisti ed il loro contorno di politicanti da strapazzo di un'Italia che, anche solo a giudicare dai commenti dei lettori di qualsiasi testata, sta con Putin e la Russia, ma che rischia di essere trascinata nel baratro nel quale, assieme alle sue menzogne, finirà presto l'America.