venerdì 10 maggio 2013

Il mio amico è Bobby Sands [recensione]


Recensione cineforum AzionePuntoZero: Hunger

Pochi giorni fa cadeva l'anniversario della morte di Bobby Sands, avvenuta il 5 maggio 1981 e Azione PuntoZero non poteva mancare di rendergli onore. Lo ha fatto organizzando un evento entro il quale è stato proiettato il film Hunger, girato di SteveMcQueen,.
Prima di iniziare, una rapida cena,  poi giù nella sala proiezioni e i presenti, dopo aver dato uno sguardo alle pagine del giornalino dedicato alla serata, sono stati introdotti al tema da un paio di interventi sulla visione del film. Nell'Irlanda del Nord di fine anni 70 inizio anni 80, durante la rivolta dei prigionieri repubblicani contro l'occupazione Inglese, Bobby Sands, Ufficiale Comandante dell'IRA assieme ai suoi militanti conduce in carcere una lotta che si manifesta attraverso vari gradi di protesta organizzata all'interno di una sezione del carcere di Long Kesh,  costituita da 8 edifici a un piano a forma di H, che divennero tristemente noti come H-Blocks con lo scopo di ottenere la concessione dello status di Prigioniero politico e di conseguenza una serie di condizioni che lo status permetteva di avere . Una lotta di liberazione e di riscatto, dai soprusi che la popolazione irlandese  era costretta a subire da parte degli unionisti fedeli alla Corona di Sua Maestà, nell'Ulster. Essi si trovarono di fronte ad un governo britannico inamovibile e alla fermezza diabolica del premier britannico Margaret Thatcher, disposti a tutto pur di non accettare le legittime richieste dei repubblicani: i membri dell'IRA dopo la blanket protest (il rifiuto di indossare le divise carcerarie e di adeguarsi alle regole dell'istituto di pena) passano allora alla dirty protest, ovvero al rifiuto di lavarsi, radersi e di svuotare i rifiuti organici contenuti nei buglioli: le celle divennero così squallide latrine ricoperte di feci. Le condizioni durissime in cui essi si ritrovarono venne ulteriormente peggiorato dal trattamento che veniva loro riservato dalle guardie carcerarie, con scherni, pestaggi, soprusi..

Rendendosi conto che il governo non tradiva alcun cedimento, decisero di attuare la forma più estrema di protesta: lo sciopero della fame. Dopo un primo esperimento fallito, il secondo venne attuato con più decisione, ben 10 persone arrivarono fino in fondo, restando ferme nella propria scelta di fronte ad ogni tentativo di distoglierli dalla lotta.  Lo sciopero terminò il 3 ottobre 1981 attraverso la protesta delle madri, che rifiutarono di vedere i propri figli andare oltre, in questa protesta che sembrava non giungere a conclusione. 

L’introduzione dei militanti di APZ sugli avvenimenti, è risultata utile in quanto il film non fornisce un inquadramento sulla guerra d'indipendenza, ma catapulta direttamente lo spettatore all'interno dei terribili blocchi H. Ci si trova catapultati in una dimensione: una guardia carceraria nella sua preparazione per il lavoro (i cui i tagli sulle nocche causate dai pestaggi, una inezia in confronto alle sofferenze dei carcerati, sembrano causa di un dolore tremendo) si prosegue con la presentazione di Dave Gillan che viene portato nudo nella cella in cui è già presente Gerry, un altro prigioniero politico.  In questa parte emergono le sofferenze che essi erano costretti a sopportare e il cui unico ancoraggio alla vita esterna erano i messaggi passati di nascosto attraverso le rare visite di parenti e amici. Importante il passo in cui vengono consegnati loro vestiti civili che risultano però una presa in giro (gli vengono consegnati grandi e vivacemente colorati, sempre una divisa in fondo, attraverso cui poterli ancora schernire e deridere) e i carcerati rifiutano una tale umiliazione. Si passa infine, attraverso un lungo dialogo tra Padre Dom e Sands (in cui egli chiarisce i motivi dell’estrema scelta dello sciopero della fame e la totale convinzione di non negoziare e arrivare fino in fondo in nome dell’Irlanda libera) alla parte finale incentrata sullo sciopero della fame di quest’ultimo.
Il film risulta, fin dall'inizio, scarno ed essenziale: pochissimi i dialoghi, molti e lunghi periodi descrittivi, frequenti pause. Un ritmo decisamente lento, quindi, che unito ad un sapiente uso della telecamera (notevole in questo senso la costante scelta dell'inquadratura sempre adatta al momento) e un forte gioco delle luci contribuisce a tenere costantemente in tensione lo spettatore. 

Una pellicola descrittiva in cui emergono pienamente le condizioni disumane dei prigionieri:  sembra, durante la visione, di respirare l’aria fetida delle celle ricoperte di sterco; le scene di pestaggio, violenze e sangue vengono mostrate in tutta la loro crudezza; non viene risparmiata la visione della degenerazione del corpo… Una fotografia chiara e netta di come si viveva nelle celle, in un escalation di tensione fino a giungere alla parte finale, incentrata sullo sciopero della fame di Bobby, raccontato con estremo realismo. Il degrado graduale del fisico viene riportato passo a passo ed esprime chiaramente la sofferenza lenta e sempre crescente a cui hanno dovuto far fronte i partecipanti allo sciopero. 
Un vero e proprio pugno allo stomaco, dunque, che lascia il segno agli occhi e al cuore di chi sa cogliere le dimensioni della durezza che la lotta aveva assunto all’interno del blocco carcerario. Una visione che, essendo cruda e diretta, lascia parecchio spazio alla riflessione personale, nell’ottica dell’esame di coscienza. Ci si rende conto, in particolar modo, di quanto il nostro sacrificio sia insignificante in confronto di coloro che hanno realmente messo in gioco sé stessi per un’Idea e per dei Valori, restando fermi, incrollabili di fronte a qualsiasi tipo di scempio, insulto, violenza fino al drastico sciopero della fame, quello vero, non quello decantato dai pagliacci politici odierni per proteste futili.

Il nostro dovere di sacrificare noi stessi per la Tradizione nell’esercizio quotidiano deve seguire nel nostro piccolo, la stessa fermezza e dobbiamo essere consapevoli che per quell’ideale delle persone sono giunte fino all’estremo sacrificio: una spinta, quindi, a non cedere nonostante le continue e costanti difficoltà che il mondo moderno ci impone, consapevoli che, trent’anni fa c’è chi ha sopportato ben di peggio per l’indipendenza del proprio popolo, dall’oppressione di un governo ingiusto, falso, mondialista e schiavizzante.
La nostra lotta per la libertà continua, nel nostro piccolo, nel solco di eroi come Bobby Sands e di tutti i militanti dell’IRA, morti in ragione di quei valori che ci contrappongono al fango di una globalizzazione oppressiva e standardizzante. 

Elio Carnico

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