venerdì 24 maggio 2013

Il mio amico è Bobby Sands – secondo appuntamento [recensione]


Anche il secondo ed ultimo appuntamento di serate dedicate al tema irlandese, svoltosi ieri, ha visto una buona partecipazione in un bel clima di armonia comunitaria.
Ci si è presi il tempo per i saluti e consumare una cena al volo prima di accomodarsi e di venire introdotti alla visione attraverso uno speciale del nostro giornalino e un’introduzione storica delle vicende narrate nella pellicola.
Il fondamentale messaggio delle parole introduttive scandiscono come la lotta per l’Indipendenza Irlandese, 1919-1923 (a cui poi hanno fatto seguito le lotte degli anni ’70, di cui abbiamo trattato nel primo appuntamento), è una guerra in cui noi ci riconosciamo in quanto difensori della cultura tradizionale, fatta di sangue e suolo, valori e appartenenza,  religione e Patria, come Idee alle cui fondamenta troviamo Fede e valori incrollabili, che nessun nemico o invasore potrà mai cancellare o distruggere. Quello che i membri dell’IRA hanno fatto, ciò che hanno subito, il sangue che hanno versato, è stato in nome dell’Irlanda Libera e Indipendente,  legata alle sue radici e al suo passato, ai suoi avi e alla sua terra. L’invasore Britannico, portatore di una visione della vita legata al latifondo, al denaro ed al profitto, non si risparmia torture, scherni, soprusi, per giungere allo scopo di sottomettere una nazione dalle profonde radici e fatta di gente valorosa e fiera. Una lotta col nemico esterno, che noi viviamo ogni giorno e che si fa sempre più dura:  basta guardarsi intorno per vedere una Nazione oramai totalmente in balia dei governi mondialisti, dove è persa ogni sovranità e non si è più, in alcun modo, padroni del futuro.
La pellicola si svolge dunque in un periodo antecedente ai fatti di Long Kesh, e tratta della nascita e della lotta dell’IRA a cavallo tra gli anni venti e trenta. La trama del film vede come protagonista un giovane medico Irlandese, Damien O'Donovan, che inizialmente è deciso a partire affascinato dall’ipotesi di un futuro in Inghilterra. L’uccisione ad opera di alcuni soldati britannici, di un suo giovane compaesano (picchiato a morte) e una scena di sopruso alla stazione (dove il protagonista conosce Dan, che diverrà un rivoltoso che si unirà all’IRA), lo convincono a non partire e ad intraprendere la lotta per l’Indipendenza assieme ai suoi fratelli.
Il gruppo di repubblicani, guidato dal fratello del protagonista, Teddy O’Donovan, comincia allora gli assalti alle truppe Inglesi per procurarsi armi e strumenti di difesa, ma ben presto viene scovato grazie alle rivelazioni di un proprietario terriero anglo-irlandese Sir John Hamilton (notizie che aveva appreso da uno dei suoi servi, il membro dell'IRA Chris Reilly): in cella il gruppo viene interrogato, in particolar modo Teddy, il quale viene anche torturato (gli vengono strappate le unghie) al fine di estorcere informazioni.  Un soldato scozzese di origini irlandesi aiuta poi i repubblicani a fuggire, lasciandone rinchiusi però tre componenti. Damien e gli altri, alla notizia che uno di essi viene in seguito ucciso ricevono l’ordine di eliminare Sir John ed il giovane Chris. Per Damien uccidere in prima persona quest’ultimo risulta una prova durissima, che esegue comunque.
La guerra continua e il gruppo assiste passivamente per mancanza di armi e per inferiorità numerica ad una rappresaglia Inglese alla casa di Sinèad, la donna amata dal protagonista. Le terribili violenze verso quest’ultima e la sua famiglia rendono bene l’idea di che cosa sono stati capaci di fare gli Inglesi, non risparmiando madri e giovani donne. Psicologicamente distrutta dall’accaduto, Sinèad trova parole di conforto nel protagonista che, sempre più deciso a non mollare, continua nella sua lotta.
Un punto chiave e di svolta del film, si determina quando gli Inglesi propongono un trattato all’IRA: vengono resi noti i termini ed esso appare chiaramente come una presa in giro e una proposta di patteggiamento che risulta illusorio e non garantisce alcuna Libertà all’Irlanda. Il trattato crea però una divergenza interna al gruppo: Teddy capeggia la parte favorevole ad accettare le condizioni, mentre Damien assieme a Dan rimane fermo nella sua posizione, nel nome di una Libertà completa senza scendere a vili compromessi o mercificazioni.

Comincia così una guerra interna e il nuovo stato libero d’Irlanda è deciso a combattere coloro che non hanno accettato il trattato. Damien viene così rinchiuso e gli viene chiesto di rivelare dove essi nascondessero le ami. Incrollabile nella sua Fede, non cede ad alcun compromesso, ad alcuna proposta e si rifiuta di tradire. Viene quindi giustiziato dallo stesso Teddy, che si recherà nel finale a porgere la lettera del fratello scritta la notte prima dell’esecuzione, all’amata Sinèad. Nella lettera dichiara tutto il suo amore per lei e scandisce, come ormai non possa più sottrarsi in alcun modo dalla sua lotta, la lotta per l’Indipendenza della sua Irlanda.
Il messaggio è chiaro e risuona forte: le radici e le origini di un popolo non possono essere cancellati, comprati, soppressi. L’IRA rivendicava un Identità forte, e lottava fino allo stremo per cacciare dalla propria terra un nemico violento, oppressore e tirannico, riallacciandosi alle più antiche tradizioni europee opposte alla visione angloamericana mercantile, latifondista e usuraia. 
Sul sentiero della Tradizione, ci sentiamo vicini alla lotta che l’IRA ha condotto, perché è una lotta in difesa di quell’Europa fondata su una visione verticale della vita, in cui verità, valori, bellezza, natura, non si comprano né si vendono, ma si ricevono e si consegnano di generazione in generazione, come atto d’Amore.

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