Civitavecchia, 14
maggio 1943: alle 15.15, 48 aerei americani provenienti dalla Tunisia
rilasciarono centinaia di bombe dall’alto potenziale esplosivo nella zona
portuale, senza alcun preavviso. Il terrificante bombardamento a tappeto,
avvenuto in tre ondate, causò migliaia di vittime innocenti. La sua furia, infatti, non risparmiò nessuno: i
bambini che giocavano, vecchi a riposo, madri affaccendate, i padri al lavoro,
i giovani soldati in partenza per la
Sardegna…
La città venne distrutta quasi totalmente e la gente sopravvissuta fu
costretta a sfollare nelle zone limitrofe. Coloro che vi fecero in seguito
ritorno vivevano ammassati, senza servizi igienici e spesso senz'acqua, gli
scarsi viveri erano razionati, per cui si svilupparono epidemie di tifo e di
scabbia che colpirono l'80% della popolazione.
Lo scarso rilievo
che viene dato al massacro testimonia come,
quando sono i “liberatori” a bombardare, allora i morti diventano giustificati. Non sono state stragi di innocenti queste?
Non sono stati in totale più di trentamila italiani a morire sotto i
bombardamenti alleati, abbattutisi scientificamente sulle popolazioni civili
per fiaccare lo spirito del popolo? Sangue, macerie, polvere e lacrime vengono
cancellate in nome dell’amore, della pace e della fratellanza. Ma l’amore vero
è un’altra cosa e ricordare oggi la nostra gente, le nostre madri, i nostri
padri, i nostri nonni che se ne sono andati in quel tremendo pomeriggio è un
atto doveroso, che viene dal cuore.
La Civitavecchia d’oggi, a settant’anni dal
disastro, sembra invece omaggiare coloro che hanno demolito le sue abitazioni ponendo in bella vista sul
lungomare una statua-simbolo. Essa viene erroneamente e colpevolmente chiamata
“Bacio del Mare” in realtà il suo nome è “resa incondizionata”, quindi ancor
più odiosa proprio per il suo nome. Il capolavoro è stato realizzato dal sudore
dell’artista - si fa per ridere - Seward Johnson. L’agglomerato di cartapesta è
la rappresentazione plastica di ciò che oggi è il nostro Paese: sottomesso e
soggiogato, incapace di una degna presa di posizione. Ci ritroviamo così,
anziché a porre in rilievo qualità artistiche e storiche che riaffermino
l’identità della cittadina, a ricordare con una
rappresentazione carnevalesca e pacchiana un bacio avvenuto (ottenuto in
forma barbara e violenta) a Times Square, che niente ha a che fare con quello
che è il nostro patrimonio tradizionale.
Buttarla a mare sarebbe un gesto
doveroso, alla memoria di chi è stato spazzato via dalla furia angloamericana:
perché non si rimpiazza con un bacio di cartone, simbolo di un amore
artificioso, forzato e imposto, l’amore
verso i nostri antenati, verso il nostro sangue, verso la nostra terra.
Oggi come ieri il nostro motto è sempre lo stesso: Yankee in mare!
Qui sotto l'edizione speciale di APZ per l'anniversario del criminale bombardamento degli alleati
Qui sotto l'edizione speciale di APZ per l'anniversario del criminale bombardamento degli alleati
1 commento:
se tu non vai alla democrazia, le bombe della democrazia vengono da te...
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