A novant’anni suonati, Carlo Alberto Panzarasa, il 14 novembre ha varcato il cancello del Campo della Memoria, solo dopo aver stretto le numerose mani dei tanti che lo hanno atteso per poterlo salutare e dargli il benvenuto.
Un sorriso per ognuno, una battuta per quanti già lo conoscevano e lo avevano incontrato. Autorevole nei suoi modi, nel suo aspetto e per quanto esternava del suo carattere nel muoversi tra gli spazi conosciuti del Campo, nel raccontare aneddoti del combattere nella Repubblica Sociale Italiana.
Davanti a lui lo squillo del nostromo e l’elevarsi verso il cielo della bandiera della Decima: l’alzabandiera in suo onore oggi. Asciutto, essenziale ed efficace, con le sue parole ci ricorda il valore della memoria e dell’importanza della sua trasmissione.
Legge per tutti la Preghiera del Marinaio mentre a semicerchio ci si dispone intorno a lui.
È la genìa della nobile spiritualità quella a cui appartengono alcuni uomini: solo alcuni. Coesistere anche solo per poco vicino ad uno di loro, fa cogliere quella straordinarietà che permea animo e cuore per sempre. Lo abbiamo salutato dicendogli come la sua presenza aveva scaldato i cuori alimentando la nostra forza per guardare avanti.
Ha sorriso sereno e autorevole, restando indimenticabile.
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